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La legislatura arriva al 2023, il governo non è detto. Il prof. D’Onofrio spiega perché

La legislatura dura, il governo anche, per un po’. Ma la corsa a ostacoli che gli si para davanti, tra prescrizione, revoca delle concessioni ad Autostrade, e movimenti tellurici nel Movimento Cinque Stelle, non esclude che qualcun altro a Palazzo Chigi tagli il traguardo finale, dice a Formiche.net Francesco D’Onofrio, giurista, ex Dc e già ministro dell’Istruzione.

Professore, qualcuno già parla di un Conte tre.

Sarei sbalordito se nascesse un Conte tre. Anche perché dovrebbe trovare i numeri in Parlamento. Mi chiederei prima quanto in là può andare il Conte due.

Un suo pronostico?

Sulla legislatura ho pochi dubbi: durerà. L’elezione del nuovo Capo dello Stato è una priorità assoluta. Sempre che non si vada verso un reincarico a Mattarella, che in questi cinque anni ha governato con estrema intelligenza.

E il governo?

Non sono certo che tagli il traguardo. È una corsa a ostacoli, e gli ostacoli non sono pochi. Prescrizione: il Movimento Cinque Stelle è compatibile con il garantismo? Rapporto Stato-impresa: la revoca delle concessioni ad Autostrade è legata al singolo caso giudiziario o vuole dimostrare che un’impresa privata non sopravvive se si mette lo Stato contro?

Senza contare la partita delle nomine.

Importante, ovviamente. Ma le nomine non possono sostituire la politica, e la loro attesa non basta per giustificare la bulimia della maggioranza.

Perché è bulimica?

Vito Crimi, il nuovo capo politico dei Cinque Stelle, ha già fatto capire che si tratta di una maggioranza straordinaria. Un’ammissione che trova d’accordo buona parte del Movimento. Non esiste un’alleanza organica.

Che invece continua a evocare Nicola Zingaretti…

Certo. L’obiettivo finale è annettere una parte dei Cinque Stelle al Pd, farne una sua protesi. Ma è una mera illusione.

Lo è anche il “partito di Conte”?

Se dovessi immaginare Conte come capo politico, lo vedrei leader di quel frammento minoritario dei Cinque Stelle pronto a entrare al Nazareno per fronteggiare dentro il centrosinistra Matteo Salvini.

Questo sabato il premier partecipa a un incontro alla Civiltà Cattolica con padre Spadaro e il cardinale Pietro Parolin. È la riprova della benedizione dei Sacri palazzi?

È la prova, semmai, dell’intelligenza tattica e del retroterra culturale di Conte. Il premier si sta accreditando come riferimento politico per i cattolici, o meglio per i “cattolici verso la socialità” e un po’ meno per i “cattolici verso la libertà”. Questo può essere un collante prezioso per rendere compatibile al mondo dem e progressista con la minoranza del M5S pronta al travaso.

D’Onofrio, uno sguardo all’Emilia-Romagna. È tornato il bipolarismo?

Mi sembra che in pochi abbiano colto il vero significato di questa elezione. Il Pd si conferma forte nelle aree forti, quello che i detrattori chiamano “partito della ztl”, dei ceti medio-alti. Tutta la dorsale appenninica e le aree più povere hanno votato Lega.

Luigi Di Maio ha fatto un passo indietro. Oppure di lato?

Non lo darei per finito. Può ragionevolmente capeggiare la parte del Movimento che guarda al centrodestra.

Nostalgie leghiste?

Non necessariamente. Sicuramente non lo vedo a suo agio in uno schieramento bipolare costruito sulla riduzione del Movimento a una piccola estensione del Pd.

Scenario: il Pd prende atto dei nuovi rapporti di forza e decide di riaprire il tavolo delle riforme di Giorgetti. Tre o quattro regole del gioco insieme. È realistico?

L’idea di Giorgetti è giusta e condivisibile, soprattutto per la legge elettorale. Dai tempi della costituente non abbiamo capito che le riforme elettorali si fanno insieme, non per mettere fuori gioco l’opposizione del momento.

Ora si parla di un proporzionale con soglia di sbarramento. La convince?

Convince chi non vuole l’annessione di un pezzo del M5S nel Pd, perché mette i bastoni fra le ruote a questa operazione. Un maggioritario, magari ponderato, favorisce il ritorno del bipolarismo destra-sinistra. Non mi sorprende che abbia la benedizione di Giorgia Meloni.

Che idea si è fatto della leader di FdI? Il suo partito viaggia in doppia cifra e il Times l’ha inserita fra le 20 personalità del 2020.

Concordo, è da tenere d’occhio. FdI sta attraversando una fase di transizione, dalla logica del vecchio post-fascismo a quella di un movimento conservatore europeista. In Europa dà le carte Meloni, non Salvini. La candidatura in Puglia di Raffaele Fitto, che non viene da An ma da una famiglia Dc, è un segnale in questa direzione.

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