Il contenzioso tra i commissari straordinari di Ilva – e governo italiano – da una parte e Mittal dall’altra sembra essere giunto a un punto di svolta. Davanti al Tribunale civile di Milano sono riunite due cause: una promossa in via ordinaria da Mittal per far dichiarare la legittimità dell’avvenuto recesso dal contratto di acquisto dell’Ilva, l’altra promossa in via di urgenza dai commissari straordinari di Ilva proprio al fine di impedire tale fuoriuscita. Ne abbiamo parlato con l’avvocato Stanislao Chimenti, docente universitario e partner responsabile del dipartimento di Business Reorganization&Restructuring dello Studio Legale Delfino e Associati Willkie Farr & Gallagher LLP.
Il premier Giuseppe Conte è volato il 5 febbraio a Londra dove, presso la sede dell’ambasciata Italiana, ha incontrato i vertici di Mittal. Come lo giudica?
A mia memoria si tratta dell’unico caso in cui un presidente del Consiglio sia personalmente intervenuto con queste modalità in una procedura di amministrazione straordinaria. Si è fatta dell’ironia politica sulla descrizione del premier come “avvocato degli Italiani”, ma a mio avviso la notizia va commentata positivamente proprio perché testimonia un impegno diretto ai più alti livelli delle istituzioni per la risoluzione di un dossier molto complesso.
Cosa è successo in quella circostanza?
L’intervento non è entrato nei dettagli della crisi, che è materia riservata all’accordo delle parti (Commissari Straordinari e Mittal) e ai rispettivi consulenti, legali e finanziari; piuttosto, il presidente del Consiglio ha voluto confermare la massima attenzione del Paese sulle questioni connesse all’Ilva, e ciò sia da un punto di vista della salvaguardia dei livelli occupazionali, sia nel quadro più complesso del rilancio di una politica industriale nel settore scosso dalla crisi.
Quali possono essere i prossimi sviluppi?
La trattativa sembra essere entrata in una fase cruciale. Mittal ha elaborato e affinato un nuovo piano industriale che è al vaglio dei commissari straordinari, delle forze sindacali e del governo. Il vero punto sembra essere quello, nel senso che l’accordo sulla logica industriale è il presupposto e il nucleo dell’intera operazione.
Alla luce di questi rilievi quali possono essere le strategie processuali delle parti?
Il fattore tempo è divenuto critico anche sotto il profilo processuale. I ricorsi cautelari e di urgenza sono per definizione improntati alla massima celerità perché vogliono evitare che, in determinate materie e per determinati circostanze, i tempi della giustizia ordinaria siano di per sé pregiudizievoli e non consentano una tutela effettiva. Nel caso di specie, rammentiamo che il Tribunale di Milano ha già concesso un terzo rinvio – la prossima udienza è fissata per il 6 marzo – finalizzato al raggiungimento di trattative e formalizzazione di un eventuale accordo bonario. Si tratta di una circostanza eccezionale, proprio perché, nonostante il procedimento abbia natura di urgenza, la questione è estremamente complessa e della massima importanza.
Quindi?
È certamente da escludersi che il giudice conceda ulteriori termini per comportamenti meramente dilatori. Tuttavia, non sembra essere questo il caso di specie, visto il grande lavoro sin qui svolto e l’impegno profuso per trovare una composizione amichevole alla controversia. I commissari straordinari e Mittal sono chiamati ancora a un lavoro molto intenso nel poco tempo rimasto e a breve si dovranno sciogliere tutti i nodi più importanti. In tale contesto, se si dovesse raggiungere l’accordo e fosse necessario il tempo tecnico per la necessaria formalizzazione e realizzare i relativi aspetti applicativi, ovvero per definire i profili di dettaglio, un ulteriore rinvio dell’udienza di discussione sarebbe giustificato proprio al fine di consentire tali adempimenti.