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Libia, Cina, Russia e non solo. I rischi geopolitici secondo l’Intelligence

NORD AFRICA: 2019 ALL’IN­SEGNA DEL MUTAMENTO, RADICALIZZAZIONE E MINACCIA JIHADISTA

Le realtà del Nord Africa hanno conosciuto un 2019 all’in­segna del mutamento, quasi a voler individuare un nuovo e più stabile equilibrio a otto anni dalle rivolte del 2011. In diversi Paesi le popolazioni sono scese nuovamente in piazza e sono andati articolandosi importanti processi di ricambio generazionale e delle élite. Hanno altresì continuato a incidere sulla normalizzazione dell’area pervasivi fenomeni di radicalizzazione e una resiliente minaccia jihadista.

LIBIA: AZIONE INTESA A TUTELARE INTERESSI E ASSETTI NA­ZIONALI

L’attività informativa si è prioritariamente appuntata sugli sviluppi in Libia, in un’azione a tutto tondo intesa a tutelare interessi e assetti na­zionali presenti nel Paese, a supportare la nostra démarche politico-diplomatica in un’ottica di ricomposizione inclusiva della crisi, a prevenire proiezioni terrori­stiche, a contrastare le strategie criminali che sfruttano la spinta migratoria.

LIBIA: CRISI HA EVIDENZIATO SUSSISTERE DI ALMENO TRE DIVERSI PIANI

L’andamento della crisi ha evidenziato il sussistere di almeno tre diversi piani: quello interno, politico-ideologico, del confronto tra il polo Tripoli-Misurata e le forze di Haftar; quello, sottotraccia, di milizie, clan e tribù alla ricerca di propri spazi di manovra anche al di là delle rispettive affiliazioni; quello regionale e internazionale, rivelatosi prevalente, in cui i riflessi dello scontro intra-sunnita hanno disegnato i contorni di uno dei più classici esempi di guerra per procura dei nostri giorni.

LIBIA: GIOCO DI SPONDA TRA MOSCA E ANKARA, PROIEZIONI CINESI

È andato in particolare emergendo un gioco di sponda tra Mosca e Ankara che è parso funzionale a garantire ad entrambe maggior peso specifico in Nord Africa e nel Mediterraneo. Sviluppo, questo, che in punto d’analisi va messo a sistema con le vistose proiezioni cinesi in quel bacino e nell’intero continente africano.

LIBIA: INTELLIGENCE, TRE RICADUTE DELLA CRISI

In Libia restano all’attenzione dell’intelligence taluni effetti collaterali del conflitto, verosimilmente destinati a sopravvivergli: l’afflusso di importanti aliquote di mercenari stra­nieri; la ripresa dell’attivismo di DAESH nel Sud; il rischio dell’emergere di rotte che, attraverso l’hub sudanese, si prestano ad essere sfruttate per con­durre i returnees africani dal teatro siro-iracheno verso le aree desertiche meridionali.

LIBIA: CRISI CONDIZIONA SICUREZZA QUADRANTE MAGHREBINO

Con tutto il suo portato destabilizzante, la crisi libica ha continuato a con­dizionare la sicurezza dell’intero quadrante maghrebino, teatro dell’attivismo di estremisti e reclutatori che si giovano delle porosità confinarie.

SAHEL: TREND FORTE DECADIMENTO CONDIZIONI SICUREZZA

Ha trovato significativa conferma il trend di forte decadimento delle condizioni di sicurezza nell’area sahelo-sahariana, segnata da problematiche strutturali e da gravi deficit di governance, all’attenzione informa­tiva per il proliferare di gruppi terroristici, l’incremento dei traffici illeciti anche a carattere transnazionale e per il rischio di contaminazioni tra sodalizi criminali e circuiti jihadisti. Un contesto, quindi, connotato da vulnerabilità di plurima na­tura e in cui l’impegno dell’intelligence è stato volto prioritariamente a tutelare gli assetti italiani colà presenti per attività di formazione e sostegno (Missione bilaterale di supporto nella Repubblica del Niger-MISIN e missioni sotto egida ONU ed Unione Europea).

SAHEL: POTENZIALE EPICENTRO JIHAD GLOBALE

A fronte di molteplici iniziative di stabilizzazione le criticità si sono acuite al punto da connotare l’area quale potenziale epicentro del jihad globale. Le forma­zioni saheliane – in particolare quelle aderenti a DAESH e le varie sigle qaidiste raggruppate nel cartello Jamaat Nusrat al Islam wal Muslimin – JNIM – hanno po­tenziato le loro attività grazie ad un mix di tattiche funzionali alla loro espansione geografica e crescita operativa: sinergie che oltrepassano gli aspetti ideologici; accorto uso dei finanziamenti derivanti da interazioni con le reti dei traffici illega­li, che individuano in quei territori percorsi privilegiati; capacità di inserirsi nelle tensioni etnico-sociali e di raccogliere le rivendicazioni dei settori più marginaliz­zati, convogliandole in nuove, eterodosse narrative di rivalsa e recupero di status.

AFRICA ORIENTALE: KENYA PRINCIPALE OBIETTIVO FORMAZIONE QAIDI­STA

Il Kenya si è confermato il principale obiettivo oltreconfine della formazione qaidi­sta, che qui si è avvalsa altresì di consolidati rapporti con le locali reti criminali ed è stata in grado di colpire obiettivi sensibili anche nella Capitale, come dimostrato dal cruento attacco al Dusit D2 Hotel (15 gennaio). Un’azione complessa di cui vanno evidenziati l’impiego di un commando interamente kenyota (incluso l’attentatore suicida) e la rivendicazione, che ha ascritto l’opera­zione alle direttive impartite dallo stesso al Zawahiri per rispondere alla “giudeiz­zazione della Palestina”: elementi che confermano le aspirazioni globaliste di Al-Shabaab tratteggian­done la presa su contesti non somali.

MO: DAESH CONSERVA PORTATA DESTABILIZZANTE

Un considerevole impegno informativo e d’analisi è stato riservato anche nel 2019 al quadrante mediorientale che ha visto interagire dina­miche di crisi complesse, in forte evoluzione e dalla traiettoria incerta. Questo in un contesto in cui il confronto tra USA e Iran ha fatto registrare nuovi apici di tensione, di potenziale impatto sulla sicurezza in­ternazionale, e mentre DAESH, pri­vato del territorio e, in ottobre, del suo leader al Baghdadi, ha conservato portata offensiva e destabilizzante nel­la sua ritrovata dimensione insorgen­te, mantenendo inalterata la sua ambizione a porsi quale riferimento ideologico del jihad globale.

SIRIA: DATO DI MAGGIOR SPESSORE È CONSOLIDAMENTO RUOLO RUSSIA

Il dato di maggior spessore geostrategico che emerge ad oggi dalle ceneri del conflitto siriano è il consolidamento del ruolo della Russia, che, forte della capacità di interloquire con tutti i player regionali a vario titolo coinvolti nella crisi, ha pro­mosso con Turchia ed Iran, e in sintonia con Damasco, l’avvio dei lavori del Comitato Costituzionale siriano, chiamato a favorire, a oltre cento mesi dall’inizio della crisi, il dialogo tra regime e opposizioni.

IRAQ: IMPEGNO A SUPPORTO E TUTELA DEL CONTINGENTE NAZIONALE

Quanto all’Iraq, l’impegno del dispositivo estero dell’intelligence si è focalizzato sulla situazione di sicurezza, a supporto e tutela del Contingente nazionale, in ragione soprattutto della minaccia posta da DAESH, che nella fase post-califfale ha affi­dato la sua strategia offensiva a cellule insorgenti ben addestrate, attive in parti­colare nella parte nord-occidentale (Mosul, Salahuddin, Diyala e Kirkuk).

BALCANI: MONITORAGGIO SU ESTREMISTI, CRIMINALITÀ E CLANDESTINI

Il monitoraggio dell’intelligence in direzione dei Balcani occidentali ha riguardato soprattutto quei fenomeni suscettibili di impattare sul territorio nazionale: la presenza di circuiti estremisti, in collegamento con soggetti radicali della diaspora in Europa, Italia inclusa; l’operatività di agguerrite organiz­zazioni criminali con proiezioni anche nel nostro Paese; l’attivismo di elementi e gruppi che facilitano il transito di flussi migratori clandestini in direzione della UE.

BALCANI: VALEN­ZA PECULIARE DEL FENOMENO DEL “JIHAD DI RITORNO”

Il fenomeno del “jihad di ritorno”, che fa contare nella regione diverse centinaia di returnees autoctoni, ma che annovera, verosimilmente, anche mujahedin di diversa provenienza, assume per il contesto balcanico una valen­za del tutto peculiare. Va infatti ad incidere in un tessuto che presenta storiche enclave di orientamento oltranzista ed estese aree di permeabilità al messaggio jihadista, favorite dalla persistenza di condizioni di disagio socio-economico.

AFGHANISTAN: QUOTIDIANE SEGNALAZIONI DI MINACCIA RACCOLTE DA INTELLIGENCE

Le pressoché quotidiane segnalazioni di minaccia contro obiettivi di varia natura, riferibili ora alle istituzioni afghane ora alla presenza internazionale, raccolte dal dispositivo estero dell’intelligence risultano coerenti con una situazione di sicurezza che ha registrato uno degli anni peggiori dell’ultima decade, vedendo concretizzate, tra l’altro, azioni con ordigni esplosivi di particolare potenza e ine­dite per target, come quella compiuta il 24 novembre a Kabul, per mezzo di una mina magnetica, ai danni di un veicolo delle Nazione Unite.

CINA-RUSSIA: INTERESSE INTELLIGENCE SU PIANO GEOPOLITICO E GEOECONOMICO

Nell’ottica dell’interesse nazionale, si è guardato in particolare alle proiezioni di Cina e Russia sul piano geopolitico e geoeconomico con riguardo, per Mo­sca, ai profili energetici e, per Pechino, alle strategie di investimento nel quadro della Belt and Road Initiative.

RUSSIA: RITORNO SU SCENA MEDIORIENTALE E AGENDA AFRICANA

Al ritorno di Mosca sulla scena mediorientale, prodottosi a seguito dell’intervento nel conflitto siriano e successivamente conso­lidatosi senza incontrare apprezzabili ostacoli, si sono aggiunti i contorni di un’ambiziosa agenda africana: in forza di quest’ultima, Mosca intende combinare l’azione di influenza esercitata in misura crescente nei Paesi della sponda sud del Mediterraneo con il ripristino delle sinergie in vigore in epoca sovietica con le Na­zioni dell’Africa subsahariana/australe. Ciò con l’obiettivo di recuperare il ruolo pienamente all’altezza degli altri player (Stati Uniti, Cina, UE e, in misura minore, potenze ex-coloniali) che hanno in questi anni ingaggiato il continente africano.

CINA: 2019 ANNO DI SFIDE DELICATE PER GRUPPO DIRIGENTE

Anche nel caso della Cina, il 2019 ha delineato, nella lettura dell’intelligen­ce, un quadro complessivo controverso. Il progressivo rallentamento dell’econo­mia, le sempre più incerte prospettive demografiche, le turbolenze manifestate­si in forme diverse nella “periferia” del Paese (a partire da Hong Kong e dalla provincia dello Xinjiang), il confronto, talora aspro, con gli Stati Uniti in nome della competizione economica e della supremazia tecnologica nonché, da ulti­mo, l’esplosione dell’epidemia di Coronavirus si sono rivelati sfide quanto mai delicate per il gruppo dirigente.

CINA: CONTROLLO “TERRE RARE” POSSIBILE CONFRONTO TRA USA-CINA

Il tema del controllo delle cd. Terre rare (complesso di 15 elementi appartenenti alla categoria dei lantanidi – ai quali, per comunanza di caratteristiche, vengono abitualmente associati scandio e ittrio – che trovano applicazione come process/product enablers in molteplici ambiti hi-tech) si è proposto nel corso del 2019 come rinnovato, possibile paradigma di confronto tra Stati Uniti e Cina. Pechino si è affermata da oltre un ventennio in qualità di primo esportatore mondiale di Terre rare.

ARTICO: TERRENO DI CONFRONTO ECONOMICO E COMMERCIALE

L’occhio dell’intelligence ha colto nel 2019 un deciso avanzamento del pro­cesso di integrazione nel cosiddetto “spazio globale” delle Regioni Artica e Antar­tica, ormai percepite quali nuove frontiere dello sviluppo economico e commerciale. Si tratta di un’evoluzione favorita dal rapido scioglimento dei ghiacci polari, che interviene in un contesto nel quale il confronto strategico trova sempre più spesso manifestazione in aree periferiche del globo, attraverso la lente della competizione economica e della lotta per la gestione delle risorse.

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