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Covid-19, la lotta della Guardia di Finanza contro il riciclaggio

La Guardia di Finanza nei giorni scorsi ha celebrato il suo 246° anniversario della fondazione ed ha reso noto alcuni risultati significativi della propria attività: 1,8 miliardi di euro recuperati dal riciclaggio di denaro sporco; 1.168 indagini di polizia giudiziaria; 2.351 persone denunciate per i reati di riciclaggio e autoriciclaggio, con sequestri di 838 milioni di euro.

Il nucleo speciale di Polizia valutaria della Guardia di Finanza ha analizzato 82.810 segnalazioni di operazioni sospette (Sos), il 31% di queste è stata poi sottoposta a indagini approfondite. L’attività del 2019 è stata contrassegnata, poi, tra l’altro, da 19.086 controlli alle frontiere, che hanno portato a scoprire oltre 166 milioni di euro e ad accertare 6.080 violazioni.

Sui reati fallimentari sono stati effettuati sequestri per circa 390 milioni di euro su un totale di patrimoni di oltre 5,6 mld di euro; sono state rilevate falsificazioni di monete, di valori bollati contraffatti per un valore complessivo di oltre 41,6 milioni di euro. Con l’emergenza sanitaria sono state accertate innumerevoli truffe, reati di usura e varie ipotesi di corruzione, soprattutto legate alle procedure per la fornitura di prodotti e servizi necessari a contrastare la pandemia.

L’offerta di prodotti contraffatti o di qualità inferiore agli standard richiesti sono aumentate considerevolmente insieme ad ipotesi di manovre speculative sui presidi sanitari, comprese le proposte di sottoscrizione/vendita di titoli di aziende impegnate nella ricerca scientifica o nella produzione di device elettromedicali.

Ed è apparsa perciò evidente la necessità di sburocraticizzare tutta la macchina degli acquisti soprattutto in presenza di fondi pubblici di importo rilevante e non coerente. Oggi più che mai a causa del blocco di tutte le attività per il coronavirus il sistema economico finanziario risulta fortemente indebolito, esposto al rischio di infiltrazione da parte della criminalità organizzata che ne potrebbe approfittare.

Occorre perciò tenere gli occhi aperti sugli assetti proprietari e sulle varie operazioni aziendali e societarie nonché sull’origine dei fondi e sulle effettive finalità economiche-finanziarie sottese alle transazioni. Oltretutto le misure di distanziamento sociale aumentano i rischi di truffe telematiche, i reati informatici e l’utilizzo in contesti illegali degli strumenti di pagamento elettronici.

In questo scenario, fermi restando i compiti di polizia giudiziaria e di pubblica sicurezza che la legge assegna a ciascuna Forza di polizia, sono proprio le Fiamme Gialle a rivestire un ruolo di primaria importanza per il presidio della legalità e della correttezza dei movimenti di denaro, titoli e valori nel circuito economico nazionale, svolgendo i propri compiti istituzionali:

• a livello centrale, per tramite delle capacità specialistiche del Nucleo di polizia valutaria e del Servizio Centrale di Investigazione sulla Criminalità Organizzata (Scico), entrambi alle dipendenze del Comando Tutela Economia;

• a livello periferico, con i Nuclei di polizia economico-finanziaria ed i Reparti territoriali.

Il Nucleo di polizia valutaria è chiamato ad espletare la propria mission a tutela dei mercati finanziari, con particolare riferimento al riciclaggio, ai movimenti transfrontalieri di capitali, all’intermediazione finanziaria, all’usura, alla disciplina dei mezzi di pagamento, al finanziamento al terrorismo, alla tutela del risparmio ecc. In questo ambito esegue indagini di polizia giudiziaria su tutto il territorio nazionale, approfondisce le segnalazioni di operazioni sospette pervenute dall’Uif, esegue le ispezioni nei confronti degli intermediari finanziari, dei professionisti e degli operatori non finanziari, sviluppa gli accertamenti a richiesta del Comitato di Sicurezza Finanziaria e le altre attività connesse al congelamento delle risorse economiche.

Sempre a livello centrale, vi è poi lo Scico., struttura di punta del Corpo nel comparto della lotta alla criminalità organizzata ed al riciclaggio ed è incaricata dell’interscambio informativo con i servizi centrali delle altre forze di polizia e di concorrere alle attività investigative.
D’altro canto, in ambito periferico, l’apporto della Guardia di Finanza è assicurato tramite i Nuclei Pef e dei Reparti territoriali per l’approfondimento investigativo delle segnalazioni di operazioni sospette nonché per procedere alle contestazioni delle infrazioni amministrative antiriciclaggio.

Il Riciclaggio, dunque, proprio in questo periodo che vede la criminalità organizzata lanciarsi senza nemmeno le vecchie cautele in acquisizioni di ogni genere nei settori, in particolare, della ristorazione, del turismo e del commercio, in genere, è il fenomeno da tenere maggiormente sotto controllo. Ed allora parliamone.

Si ha operazione di riciclaggio ogniqualvolta un dato flusso di potere d’acquisto, che è potenziale viene trasformato in potere d’acquisto effettivo. Il riciclatore perciò è colui che offre il servizio economico illegale con la finalità di trasformare la liquidità “sporca” proveniente da una qualunque attività criminale o illegale in fondi che – in quanto “puliti” – possono essere utilizzati per scelte di consumo, risparmio, investimento nei settori illegali e di reinvestimento nei mercati illegali.

Tra le tecnologie (o strumenti) del riciclaggio, un ruolo centrale possono svolgere gli intermediari bancari e finanziari sia come soggetti inconsapevoli di tale attività, sia come attori conniventi, quindi inquinati. Il riciclaggio dei proventi illeciti è fattore di forte inquinamento del sistema economico poiché determina rilevanti flussi finanziari non orientati da aspettative di una efficiente allocazione delle risorse, impedendo un corretto sviluppo della concorrenza; gli effetti dannosi della criminalità sul sistema economico si verificano sui mercati del prodotto, del lavoro, dei capitali, della proprietà.

Per i soggetti criminali la presenza di operatori collusi (intermediari inquinati) o inefficienti nella tutela della propria integrità (banche inconsapevoli) aumenta la possibilità di utilizzare il sistema dei pagamenti o del credito, o in generale dei servizi finanziari, per propri obiettivi, specifici di riciclaggio o generali di immissione e controllo rispetto al sistema economico legale, La peculiarità dell’intermediario bancario rispetto alla più generale specificità dell’intermediazione finanziaria giustifica un’attenzione maggiore, ma non esclusiva, su tali aziende. Le banche possono essere utilizzate in tecnologie diverse di riciclaggio in ciascuna di esse può essere immaginato un possibile coinvolgimento degli intermediari bancari. Il soggetto criminale perciò può far assumere al riciclaggio due diverse fisionomie:

a) riciclaggio bancario e finanziario consapevole: utilizza un intermediario anch’esso soggetto criminale, la cui funzione obiettivo è cioè controllata e/o influenzata precipuamente da un soggetto criminale;

b) riciclaggio bancario e finanziario inconsapevole, si serve invece di transizioni passanti attraverso intermediari onesti, le cui funzioni obiettivo sono invece dedicate esclusivamente all’attività bancaria e finanziaria legale.

Come si vede il riciclaggio bancario finanziario svolge una funzione essenziale nella crescita dell’attività criminale complessiva, separando i fondi liquidi dalla loro origine illecita, qualunque essa sia, e consentendone il rivestimento in attività sia lecite che illecite.
Ed allora oggi più che mai occorrerà avere gli occhi aperti e soprattutto sensibilizzare i professionisti che potrebbero essere utilizzati per operazioni poco trasparenti, se non addirittura illecite: avvocati, commercialisti, notai e persino agenzie immobiliari.


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