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L’Italia brucia l’11,2% del Pil. Ma per l’Istat c’è speranza

L’Italia è il Paese più ammaccato d’Europa. Lo dice oggi la Commissione europea, che ha aggiornato le stime sul Pil degli Stati membri. Nei giorni in cui si tenta l’accordo all’ultimo miglio sul Recovery Fund e nelle ore in cui il premier Giuseppe Conte è a Lisbona per tentare di compattare i Paesi mediterranei, che poi sarebbero quelli più bisognosi delle risorse europee.

DRAMMA ITALIANO

Secondo le stime della Commissione europea il Pil nel 2020 in Italia scenderà a -11,2%, il peggior calo dell’Unione europea, per risalire al 6,1% nel 2021. E pensare che a maggio Bruxelles indicava per l’Italia -9,5% e a seguire un rimbalzo del 6,5%, quindi il peggioramento è anche sulla possibilità di ripresa. Nel complesso, il Pil dell’Eurozona scenderà a -8,7% nel 2020, per risalire al 6,1% nel 2021. Molto male anche la Spagna (-10,9%), la Francia (-10,6%).

GENTILONI IL REALISTA

Per fortuna a Bruxelles c’è chi fa del sano realismo, al punto da respingere l’ipotesi di un ripristino del Patto di Stabilità, già dal 2021: le finanze pubbliche di molti Paesi, Italia in testa, non reggerebbero (solo la scorsa settimana il numero due della Commissione Ue, Valdis Dombrovskis, paventava un ritorno del Patto). Ma Paolo Gentiloni, commissario agli Affari Economici, non la vede così. Anzi.

“Sulla riattivazione delle regole del Patto di stabilità e di crescita dobbiamo esser onesti nel dire che non abbiamo precedenti”, ha detto l’ex premier, spiegando di condividere la valutazione di un esponente del Fiscal Board (il governo del Patto di Stabilità, ndr), secondo cui la General Escape Clause andrebbe conclusa non alla ripresa economica ma al ritorno dell’economia Ue ai livelli precedenti alla caduta pandemica.

LE SPERANZE DELL’ISTAT

Qualche speranza arriva dall’Istat. Per il quale nelle ultime settimane, i dati disponibili sull’andamento dell’economia mondiale hanno iniziato a registrare i primi segnali di ripresa dell’attività produttiva legati al progressivo allentamento del lockdown.

Certo, spiega l’Istituto di statistica, “permangono limitazioni agli spostamenti internazionali che producono effetti negativi su trasporti aerei e turismo ma anche gli indicatori congiunturali italiani di maggio catturano i primi segni di ripresa dei ritmi produttivi dopo le marcate contrazioni registrate a marzo e aprile”. A maggio, rispetto ad aprile, sono aumentate le esportazioni extra-Ue mentre a giugno il miglioramento della fiducia appare generalizzato tra i settori economici. “I dati su redditi, consumi e mercato del lavoro sembrano riflettere gli effetti delle politiche di contrasto alla crisi segnando, nel primo trimestre, un calo del reddito disponibile delle famiglie nettamente meno ampio rispetto a quello del Pil nominale e un deciso aumento della propensione al risparmio”. Meno male.

 



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