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Europa lenta e inconcludente? Non è così. Roventini spiega perché

La tempesta perfetta, se ci sarà, ci sarà in autunno. Crisi di liquidità nelle imprese, conti pubblici ancora più sotto stress e magari persino un nuovo lockdown in seguito a una ripresa dei contagi. Difficile dire se tutto questo accadrà, di sicuro sarà bene farsi trovare pronti e ben attrezzati, dice a Formiche.net Andrea Roventini, economista e docente della Scuola superiore di S.Anna di Pisa, due anni fa indicato più volte come ministro dell’Economia al posto di Giovanni Tria, ai tempi del governo gialloverde.

Roventini, si parla con insistenza di una nuova tempesta da Covid-19 in autunno. Facili profezie o c’è qualcosa di vero?

Gli economisti con le previsioni non ci azzeccano mai, figuriamoci se si tratta di epidemiologia che non è il loro campo. Si tratta di eventi imprevedibili: per questo è meglio essere pronti e fare tutto il possibile per rendere la nostra economia resiliente rispetto ad una nuova crisi.

Già. Suggerimenti?

Bisogna sforzarsi di produrre le attrezzature che servono per fronteggiare una nuova crisi anche con un ruolo più attivo dello Stato: dalle mascherine, ai tamponi, ai reagenti e averne scorte sufficienti pronte all’uso. Inoltre occorre studiare e implementare tutte le procedure che permettano ai lavoratori di lavorare in completa sicurezza e poi c’è il lato sanitario. Si è visto come diversi tipi di assistenza sanitaria – come quella domiciliare – abbiano permesso ad alcune regioni di affrontare meglio l’epidemia rispetto ad altre. Infine, è necessario un monitoraggio attivo delle situazione attraverso la somministrazione su larga scala di tamponi, test sierologici, l’utilizzo di applicazioni di tracciamento (rispettose della privacy), etc. Solo in questo modo sarà possibile circoscrivere immediatamente eventuali nuovi focolai senza dover chiudere di nuovo il Paese.

Per fare tutto questo servono soldi. L’Europa ha offerto delle risorse all’Italia in queste settimane. E c’è un dibattito politico in corso…

La struttura organizzativa di cui parlavo prima non è in realtà molto costosa. Tuttavia è necessario ricominciare ad investire massicciamente nel servizio sanitario pubblico e sono necessari interventi di politica economica per far ripartire l’economia. In Europa si dibatte sul Recovery Fund, c’è il Sure e i prestiti del Mes. Il Recovery Fund è molto importante per il futuro dell’Europa perché rappresenta una prima forma di spesa comune europea e trovo giusto che si tratti anche di una spesa condizionata. L’Europa fa bene a indicare di spendere le risorse raccolte con un debito comune europeo per investire nella sanità, nella transizione verde e nelle digitalizzazione. Sarebbe buffo pensare di impiegare i soldi del Recovery Fund per tagliare le tasse. In questa fase tagliare le tasse non farà ripartire la nostra economia. Come non lo fa alleggerire i vincoli sui contratti di lavoro a tempo determinato.

E il Mes? Forse è su questo che c’è più disaccordo.

Il vero vantaggio del Mes sarebbe quello di pagare un po’ meno in termini di interessi sui nuovi prestiti. Però dato che sui mercati i tassi di interesse sono già al minimo perché calmierati dalla Bce, il vantaggio del Mes in realtà non sarebbe sostanziale. C’è semmai un problema di opportunità: l’Italia dovrebbe chiedere di accedere ai prestiti del Mes insieme ad altri Stati membri dell’Ue, anche per dare un segnale ai mercati e all’Ue.

Francia e Spagna non sembrano molto convinte del Mes.

Per questo aspettare ancora qualche settimana, finché non si delinea bene come sarà il Recovery Fund, mi sembra la decisione più saggia.

Roventini, questa mattina si è tenuto un nuovo Consiglio europeo. Apparentemente senza nessuna decisione, ancora. Non ha l’impressione che l’Europa sia ancora un po’ troppo lenta? Conte ha chiesto un’intesa su Recovery entro luglio…

Sì, ho avuto un po’ questa impressione. Però questa volta Bruxelles mi ha stupito positivamente, c’è stato un atto di coraggio, soprattutto da parte di Francia e Germania, per volere realizzare un Recovery Fund ambizioso che va nella direzione di una maggiore integrazione europea. Credo che l’Ue debba andare avanti a maggioranze asimmetriche. Se alcuni Paesi, come Francia, Germania, Italia e Spagna vogliono avere una maggiore integrazione fiscale debbano procedere senza cercare l’unanimità all’interno dell’Ue, altrimenti si rischia una nuova paralisi che l’Europa non può più permettersi.



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