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Ma quali tasse, il Recovery Fund serve per gli investimenti. Parla Cipolletta

I soldi del Recovery Fund per tagliare le tasse? Anche no. L’idea che serpeggia nel governo, primo sponsor il M5S, comincia a perdere slancio. Prima, il ministro per le Politiche Ue, Enzo Amendola, che intervistato dal Corriere della Sera ha respinto l’ipotesi, perché quelle risorse vanno utilizzate solo ed esclusivamente per gli investimenti. A dire la verità anche l’Europa è stata chiara: il Recovery Fund deve essere un motore per lo sviluppo, non per l’aggiustamento fiscale. Ora si aggiungono anche le società per azioni, rappresentate da Assonime e dal suo presidente, Innocenzo Cipolletta, promotore nelle settimane scorse di una proposta per il rilancio dell’economia, grazie a un ingresso soft dello Stato in aziende bisognose di sostegno ma dalla prospettiva certa.

Cipolletta, qualcuno nel governo parlava di utilizzare i soldi del Recovery Fund destinati all’Italia per ridurre le tasse. Lei che ne pensa?

Voglio proprio sperare che non sia così. Perché tagliare le tasse significa fare un qualcosa di permanente mentre questi fondi sono a tempo. Già questa è una prima differenza. Secondo, non credo che l’Italia oggi abbia bisogno di un abbassamento delle tasse. L’Italia oggi ha bisogno di servizi pubblici migliori, di investimenti in infrastrutture. Non dico che potremmo anche aumentarle le tasse, pur di ridurre il nostro disavanzo in futuro, non mi spingo a tanto, sia chiaro.

Certo che se tutti pagassero le tasse, pagheremmo tutti un po’ meno, non ne conviene? Anche il governatore Visco lo ha ribadito nelle sue Considerazioni.

Certo che sì. Potremmo utilizzare questa grande opportunità che viene dall’Europa per ridurre l’evasione fiscale che impedisce di far quadrare i conti. Ma ripeto, usare questi soldi per ridurre le tasse, direi proprio di no.

L’Italia è la regina del Recovery Fund con 172 miliardi su 750. Lei come se lo spiega?

Se mi permette le motivazioni vere le sa solo chi ha fatto le quote. Però posso fare delle illazioni. Un Paese che ha un ritardo nella crescita, una disoccupazione elevata e un alto debito, dunque poca capacità di reperire le risorse è quello che può beneficiare più di tutti di un atto di solidarietà. Questo atto premia noi, però ora dobbiamo essere bravi a usare i fondi. Bravi e intelligenti.

L’economista Quadrio Curzio ha lanciato ieri una proposta da questa testata: investire i contributi del Recovery Fund insieme alle grandi imprese strategiche del Paese…

Allora, un Paese quando investe guarda sempre alla capacità di offerta nazionale, perché investire laddove non c’è questa capacità vuol dire regalare gli investimenti ad altri ed è sbagliato. Se questa è la proposta, investire in quei settori dove siamo capaci, allora sono d’accordo. Ma questo ragionamento deve essere esclusiva delle imprese pubbliche.

Anche i privati devono poter fare la loro parte, insomma.

Sì, se vogliamo per esempio fare delle infrastrutture possiamo coinvolgere imprese private e pubbliche, lo abbiamo visto con il ponte Morandi. Quello che conta è capire cosa serve al Paese, favorendo l’intero sistema produttivo, senza distinzioni di sorta.



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