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E se il Mes conviene più del Recovery Fund? Il dubbio fra Bruxelles e Roma…

Il Recovery fund, così come uscito dalla proposta franco tedesca, per l’Italia vale tre volte il Mes (36 miliardi contro 100), ma sembra molto più vincolante della nuova linea di prestito del Salva stati pensata per finanziare le spese sanitarie (e che l’Italia si appresta a rifiutare per l’opposizione del M5S).

La cancelliera Angela Merkel e il presidente francese Emanuel Macron si sono accordati per un fondo di rilancio dell’economia da 500 miliardi di euro. La sostanza dell’accordo assomiglia molto al vecchio piano Juncker e sembra volere ereditare la dotazione finanziaria dei piani di investimento già approvati dalla Commissione per il prossimo ciclo di bilancio europeo.

Prevede dei vincoli su come utilizzare i fondi europei e le priorità sono le stesse di prima della pandemia: investimenti soprattutto nella transizione ambientale, nelle tecnologie e nell’innovazione. Vincoli non molto stringenti per la verità.

I 500 miliardi saranno risorse proprie europee, ma anche prestiti ai paesi più bisognosi, che andranno comunque restituiti aderendo a un piano di rientro. Anche in questo caso un mix accettabile per l’Italia. Terza condizione che sembra emergere dal testo dell’accordo tra Parigi e Berlino, è che il recovery fund si debba basare “su un chiaro impegno degli Stati membri a perseguire politiche economiche sane e un ambizioso programma di riforme”.

Formula un po’ vaga, che si può applicare a tutti gli stati europei, ma che sembra indirizzata soprattutto a chi farà ricorso in modo maggiore al fondo, Italia in testa, visto che il governo punta ad ottenere 100 miliardi, quindi un quinto del piano europeo. In sostanza, l’adesione al fondo comporta l’impegno ad attuare riforme e una ritrovata disciplina di bilancio.

Ma ce n’è anche per i paesi del Nord. Il recovery fund, per la proposta franco tedesca, deve andare di pari passo con la trattativa sul bilancio europeo 2021-2027. Tra gli obiettivi da raggiungere c’è anche una maggiore integrazione delle politiche fiscali europee. “un’efficace tassazione minima e un’equa tassazione dell’economia digitale” all’interno dell’Ue e “una base imponibile comune per le società”. Chi nei giorni scorsi aveva interpretato certe uscite di Angela Merkel come uno stop all’Olanda, insomma, non aveva tutti i torti.

Resta da capire cosa ne sarà della proposta Merkel-Macron, visto che le voci contrarie non mancano tra i paesi del Nord e persino in Germania. La cosa al momento certa è che la sospensione dei vincoli del Patto di stabilità, cioè dei trattati che ci vincolano a una riduzione progressiva del deficit e del debito, è solo temporanea e legata all’immediata emergenza da coronavirus. Il ritorno in vigore delle vecchie regole per l’Italia rischia di essere un problema. Ieri la presidente della Bce Chrsitine Lagarde ha auspicato che il Patto sia riforma prima che rientri in vigore. Una mano tesa a quei paesi che non sarebbero più in grado di sostenere i vincoli del Patto.



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