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Prima le tasse in Italia, poi il prestito. Così i social si scatenano contro Fca

Fca, l’ex Fiat tutto Lingotto e Mirafiori, simbolo dell’Italia industriale, da anni è diventata un grande gruppo globale (è in corso la fusione paritetica con Psa). Con sede legale e fiscale all’estero. In Olanda, la prima, nel Regno Unito la seconda (Oltremanica l’aliquita dell’imposta sui redditi societari, l’Ires, è al 20%, contro il 24% italiano).

Eppure il costruttore reso grande da Sergio Marchionne, avrebbe chiesto un prestito a una grande banca italiana, prestito da 6,3 miliardi garantito all’80% dalla Sace, come previsto dal decreto Liquidità, dunque dallo Stato italiano (qui l’articolo di Formiche.net con i dettagli). Tasse versate all’Erario inglese (non tutte perché le controllate italiane le versano qui), ma soldi richiesti con garanzia pubblica dello Stato. Italiano.

ARTIGIANI ALL’ATTACCO

Ma cittadini, osservatori e imprenditori italiani non ci stanno. A cominciare dagli artigiani della Cgia di Mestre, uno dei Centri studi di riferimento delle piccole e medie imprese del Nord Italia. “La nostra posizione”, spiegano gli artigiani in una nota, “è molto critica anche con le altre grandi imprese presenti nel nostro Paese. In particolar modo con Fca. Se la notizia fosse confermata Fca Italia starebbe per ricorrere alle misure introdotte dal decreto liquidità. Speriamo che alla fine prevalga il buon senso. Sarebbe inaccettabile che un grande gruppo industriale che ha deciso,  di spostare, legittitamente, la sede legale nei Paesi Bassi, chiedesse, con la controllata Fca Italy, un finanziamento avvalendosi delle garanzie pubbliche dello Stato che ha, invece, abbandonato. Sarebbe una cosa insopportabile che il governo italiano non dovrebbe consentire”.

LA RIVOLTA SULLA RETE

Anche la rete si è accorta di Fca. E non perdona. Scrive Marcello Veneziani, giornalista e saggista, su Twitter: “Ieri la Fiat socializzava le perdite e privatizzava i profitti, oggi Fca espatria per sfuggire al fisco italiano e rimpatria per ricevere aiuti. Niente tasse, solo incassi. Siamo global ma coi soldi di madrepatria…”. Ancora, Ma perché Fca i 6,3 miliardi di garanzie non li va a chiedere alla simpaticissima Olanda?” scrive Damiano Carretto, consigliere grillino del Comune di Torino. 

Critico anche Stefano Fassina, deputato di Leu con un passato da viceministro dell’Economia. “Un miliardo dallo Stato a Elkan &c per garanzie a Fca? Ok, ma a condizioni previste dai nostri emendamenti a Dl Imprese: sede giuridica e fiscale in Italia e, fino a liberazione garanzie, blocco dividendi e limite remunerazione management a 20 volte quella degli operai”.

Infine, Nicola Fratoianni, leader di Sinistra Italiana, in una nota. “Vedo che Fca della famiglia Agnelli chiede che lo Stato italiano garantisca per una richiesta di prestito da ,.3 miliardi di euro. Bisognerebbe chiedere in contropartita che riportino la sede legale e il domicilio fiscale in Italia, dopo averle spostate in Olanda e in Gran Bretagna”. Intanto dal Senato trapela un’indiscrezione. Potrebbe essere chiamato il governo a rispondere sulla questione, forse in seguito a un’interrogazione parlamentare.

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