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Lavoro a casa o lavoro agile? Il dibattito necessario

“Oggi dobbiamo porci la questione del passaggio della gestione del lavoro nella fase di rientro degli addetti. Dobbiamo essere protagonisti di questa discussione. Occorre gestire la contrattazione dal passaggio dal lavoro a domicilio a quello agile. È bene che si sappia fin da ora che lo smart working rimane un rapporto di lavoro subordinato”. Lo ha sottolineato Paolo Pirani, segretario generale della Uiltec in una conversazione “on line” con esperti e dirigenti sindacali tenuta nel pomeriggio di ieri. “Con l’emergenza dovuta alla pandemia da Covid-19 – ha ricordato – si stima che 8 milioni di persone abbiamo dovuto sperimentare la prosecuzione delle attività dalle loro case. Un cambio epocale rispetto solo all’anno precedente quando, secondo l’osservatorio del Politecnico di Milano, erano 700mila le persone che svolgevano o sperimentavano il lavoro agile per uno o due giorni alla settimana. Il riferimento aziendale è l’area dove andrà ad incanalarsi la riorganizzazione produttiva e logistica. È il piano aziendale quello che gestirà di fatto questo rapporto di lavoro. Occorrerà ragionare su quali procedure da seguire a livello aziendale, tenendo presente che sempre di lavoro subordinato si tratta”.

IL PIANO AZIENDALE

Nel dialogo a più voci ha preso la parola il professor Michele Faioli, docente universitario di Diritto del Lavoro nell’ateneo romano di Tor Vergata e responsabile del corso di Alta formazione per dirigenti sindacali istituito dalla Uiltec: “Lo smart working non è lavoro agile – ha ribadito- perché per il lavoratore non basta aprire un computer, ma occorre avere piattaforme evolute che il datore di lavoro dovrebbe mettere a disposizione. Ci sono lavoratori che devono stare giocoforza sul luogo del lavoro e altri che possono esercitare la loro attività professionale da casa. Il sindacato deve colmare il vuoto legislativo su questo tema. Ci vuole un protocollo in cui si definiscono delle macroaree con norme improntate nella logica di sicurezza sul lavoro perché il lavoro agile serve ad eliminare prima di tutto il contagio pandemico. Normativa nazionale è utile a definire le macroaree, mentre il riferimento aziendale deve costituire l’area specifica per incanalare la riorganizzazione produttiva logistica. È il piano aziendale quello che dovrà gestisce di fatto il rapporto di lavoro. Occorre ragionare su quali procedure  seguire a livello aziendale tenendo presente il punto di arrivo costituito dall’esame esame congiunto in azienda. Ogni parte che riguarda il rapporto di lavoro deve seguire questo percorso: formazione, inquadramento professionale, scala retributiva ed altre. Datore di lavoro e delegati sindacali devono sedersi al tavolo e contrattare tra loro.

LA VOCE DEI SINDACALISTI

Diversi dirigenti sindacali hanno espresso il loro pensiero. Tiziana Bocchi, segretaria confederale della Uil: “Lo smart working  amplierà utilizzo nelle sue forme, ma si tratta di lavoro subordinato. Avremo periodo non facile di confronto della segreteria confederale, col governo e con Confindustria. Ritengo che bisognerà approfondire su temi come diritto di connessione e quello di disconnessione. Si andrà verso un sistema misto da remoto e dal luogo lavoro. Daniele Bailo, segretario nazionale della Uiltec: “Nel settore chimico-farmaceutico stiamo ragionando sui tanti accordi relativi alla rimodulazione degli orari di lavoro e sui protocolli relativi alla sicurezza. Ora le aziende si interrogano su come recuperare produttività ed efficienza produttiva. Con Federchimica e Farmindustria sono in corso ragionamenti su cosa ne pensano lavoratori ed aziende del settore in questione. Stanno cambiando i paradigmi sull’organizzazione del lavoro: significa uscire dalle attuali procedure di lavoro. Lo smart working non è un regalo né tantomeno una necessità obbligata da un Dpcm, ma un significativo cambio del modello organizzativo: non più presenza ma valorizzazione, non più controllo ma fiducia. Non può esserci lavoro agile in un’azienda dove dominano schemi rigidi di gestione dei processi poiché lo smart work ha alla base un patto di fiducia, una distribuzione della responsabilità e la capacità di riconoscere il merito e l’impegno del lavoro subordinato”. Andrea Bottaro, segretario nazionale della Uiltec: “Lo smart working  ha mosso un ampio dibattito sui temi come l’orario di lavoro, la sicurezza, sul salario, sulle indennità che si perdono. Il mondo del lavoro che vivremo dopo l’emergenza sarà completamente diverso e come sindacato dovremo anticipare questi cambiamenti. Dopo emergenza vivremo di fatto un sistema misto. Non possiamo affrontarlo con logiche superate e strumenti obsoleti”. Daniela Piras, segretaria nazionale della Uiltec: “È bene ricordare, solo per fare un esempio,che il lavoro agile già veniva normato con la L.18/9/73 nel settore tessile. Ora dobbiamo adeguare le normative esistenti dati i cambiamenti attuali delle modalità di lavoro. Il sindacato deve far molto per colmare i vuoti esistenti ed agire ancor di più sul tema della sicurezza”. Marco Lupi, responsabile del settore Sicurezza e salute della Uiltec: “Penso al ruolo che il sindacato dovrà svolgere nella fase successiva all’emergenza. Sul tema dell’organizzazione del lavoro, in questa fase, siamo entrati anche dove non eravamo, direttamente ed indirettamente. Dobbiamo farlo noi, deve farlo la Confederazione. Dobbiamo tornare alle grandi intese sulla riorganizzazione del lavoro sull’esempio di quelle stipulate negli anni Novanta. È questa la visione di prospettiva che deve caratterizzare il medio periodo”.

IL LAVORO NEL SETTORE FARMACEUTICO

Domani pomeriggio, sempre in tema di lavoro agile, si svolgerà un dibattito organizzato dall’associazione Adapt  e dall’Università di Modena e Reggio Emilia, intitolato “Dalla ricerca alla fabbrica. Il lavoro nel settore farmaceutico al tempo del Covid-19”. Lo si potrà seguire in diretta dalle ore 14.00 alle 15.00 sul canale YouTube di Adapt e su www.bollettinoadapt.it. Interverranno lo stesso Paolo Pirani ed Antonio Messina,vicepresidente di Farmindustria, moderati da Francesco Nespoli, assegnista di ricerca,della Università di Modena e Reggio Emilia


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