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La partita è aperta e trattiamo. Ma non firmiamo il Mes. Parla Agea (M5S)

Il Mes è stato firmato, anzi no. La mattina seguente una frenetica riunione dell’Eurogruppo che si è concluso con un compromesso a metà su Mes, Eurobond e Recovery Fund, la confusione regna sovrana sui social network. O meglio, regna sovranista: i profili social dei leader di Lega e Fratelli d’Italia Matteo Salvini e Giorgia Meloni sono un turbinio di accuse contro il governo di Giuseppe Conte e la presunta firma del ministro dell’Economia Roberto Gualtieri sul famigerato trattato. Nulla di vero, risponde a tono Laura Agea, sottosegretario agli Affari europei del Movimento 5 Stelle.

Cosa è successo davvero ieri sera?

Chi dice che è stato attivato il Mes dice una menzogna pericolosa. E in un momento come questo gettare nella confusione le persone è sciacallaggio.

Allora cosa è successo? Giorgia Meloni parla di Italia “sotto tutela”.

La stessa Meloni che nel 2012, quando il governo Monti da lei sostenuto ha firmato questo trattato scellerato inserendolo nel nostro alveo normativo, non ha detto una parola? Ripeto, non abbiamo firmato nulla. È stato preparato un menu di proposte che adesso saranno consegnate ai capi di Stato e governo. Cercheremo di trovare un accordo al prossimo Euro Summit.

Quindi neanche un sì parziale, per le spese sanitarie da coronavirus?

No. All’Italia il Mes non serve, è uno strumento obsoleto, non lo utilizzeremo. A scanso di equivoci, è bene chiarire che nessuno Stato membro viene “buttato” dentro al Mes.

Questo era il timore delle opposizioni, che chiedevano un passaggio parlamentare.

Anche se uno Stato decidesse di dire sì, sarebbe impensabile non passare per il Parlamento. Noi abbiamo detto no, altri Paesi dell’Eurozona hanno esigenza di usarlo. Più che invitare loro a non cadere in un burrone non possiamo fare.

L’impressione comunque è che a Bruxelles abbia vinto lo stallo politico.

Qualcosa invece si è mosso in queste settimane. Il “bazooka” della Bce con il Quantitative easing è stato un primo passo indispensabile. Poi sono state messe in campo altre soluzioni, come il Sure, uno strumento contro la disoccupazione basato su un sistema di garanzie. È decisivo da solo? Probabilmente no, ma non è questo il punto. Il punto è che dopo anni l’Ue si sta rendendo conto che per crisi comuni servono strumenti di gestione comuni, che le politiche di austerity non hanno funzionato.

A che punto si trova il Recovery Fund?

È un fondo da 500 miliardi di euro che sarà decisivo per la ripresa. È ancora a una fase embrionale, ci aspettiamo che siano definiti i contorni in tempi rapidi.

Nel documento finale dell’Eurogruppo non si spiega come verrà finanziato.

Chiariamo una cosa, questo Eurogruppo non doveva finalizzare nulla, ma preparare una proposta articolata da sottoporre al Consiglio europeo. Conte ha detto chiaramente: no al Mes, sì agli eurobond. L’interlocuzione va avanti.

Resta un dato politico. È arrivato un altro no agli eurobond. E se a fine riunione gli olandesi esultano significa che il clima non è dei migliori.

Il clima non è mai stato buono. Sono stata parlamentare europea la scorsa legislatura, la creazione degli eurobond era un punto del nostro programma. Anni fa Angela Merkel disse che, finché fosse rimasta viva, non li avrebbe neanche presi in considerazione.

Grillo disse una cosa non dissimile. E disse anche che i soldi all’Italia finiscono nelle mani della mafia. Tesi rilanciata da Die Welt

Quella fu una provocazione. Le parole di Die Welt sono vergognose e da restituire al mittente. Spesso ci si dimentica che la mafia e le organizzazioni criminali non si fermano al Brennero, sono un fenomeno europeo. Rifiutiamo i cliché, così come le lezioni impartite da alcuni Paesi “frugali” del Nord Europa che da anni fanno da paradisi fiscali o fanno danni all’Italia con un surplus che l’antitrust europeo dovrebbe sanzionare.



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