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Per le imprese il tempo è scaduto. La strigliata di Bonomi

Tempo scaduto. Confindustria suona la campanella al governo Conte, alla vigilia dell’invio a Bruxelles del piano di riforme propedeutico al Recovery Fund, è ancora una volta il presidente degli industriali, Carlo Bonomi, a giocare d’attacco. Le imprese, che dinnanzi a loro hanno la ragionevole prospettiva di un Pil in caduta a doppia cifra, non hanno più voglia di aspettare qualche riforma miracolosa, affidandosi nel mentre alla Divina Provvidenza. Servono risposte, ora e subito.

TEMPO SCADUTO

“Le riforme vanno fatte bene e subito: non abbiamo più tempo di aspettare”, ha attaccato Bonomi. Proprio pochi giorni fa, in occasione della presentazione delle previsioni del Centro studi di Confindustria, era emersa una certa sintonia tra il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri e gli imprenditori, con il primo che aveva definito condivisibili le istanze delle aziende. Sintonia che, almeno secondo Bonomi, intervenuto a un convegno di Anima-Confindustria va ora messa alla prova dei fatti. Perché in fin dei conti, “gli imprenditori amano questo Paese. Alla politica chiediamo solo di non prendere decisioni sulla scorta del dividendo elettorale ma guardando al futuro del Paese”.

L’analisi del presidente espresso dall’Assolombarda è dura e cruda. “Nonostante tutti gli interventi di misura emergenziale posti in essere non abbiamo un grande risultato. Tutti gli interventi non si sono tramutati in spesa ma è aumentata la propensione al risparmio, segno evidente che manca un collante: manca la fiducia, non abbiamo fiducia nelle politiche economiche messe in atto”. Un dato su tutti “il reddito pro-capite è tornato quello di 26 anni fa: siamo in una fase molto complicata. Le sorti del Paese per i prossimi 20-30 anni le decideremo oggi”, ha aggiunto. Dunque, “o il governo dà una rotta ben precisa, una rotta che deve essere condivisa, o a quell’approdo non ci arriveremo mai”.

APPESI ALL’EUROPA

C’è un errore di fondo che Bonomi e la Confindustria davvero non comprendono. Quello di rimanere appesi all’Europa, che non può essere sempre la ciambella di salvataggio, bisogna camminare sulle proprie gambe. “Noi dobbiamo fare le riforme come Paese. La grande occasione storica non sono i 400 miliardi, la grande occasione storica è cambiare il Paese per avere un Paese che funziona, non mi interessa un elenco d’interventi, m’interessa cambiare il Paese. Avere un Paese normale, avere un Paese che per far qualcosa non deve sempre ricorrere al commissario, alla deroga, ai poteri speciali”. Impossibile non pensare alla riforma fiscale. E Bonomi ci ha pensato. Ma “quando sento parlare di riforma fiscale io mi aspetto una riforma fiscale con un’ottica di leva di competitività, non come provvedimenti fatti per fare cassa”.

Una conclusione. “Il quarto trimestre, purtroppo, non è un trimestre che vediamo in maniera positiva e tant’è che noi abbiamo stimato una perdita del Pil annuale intorno al 10% in assoluto a 180 miliardi più o meno. Se diciamo che l’intervento del Recovery Fund è l’occasione storica, stiamo parlando di 200 miliardi, più o meno il danno pari all’intervento storico. Quindi è un danno storico”.

 


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