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Come sarebbe il mondo (e l’Europa) senza Trump e Putin. Parla Minuto Rizzo

Passo indietro per Trump e Putin? Che scenari geopolitici si aprirebbero? Formiche.net lo ha chiesto all’ambasciatore Alessandro Minuto Rizzo, presidente del Nato Defense College Foundation, che sottolinea come non solo il mondo cambierebbe postura, ma anche l’Europa e la Nato

Mentre negli Usa si ipotizza una probabile uscita di scena del Presidente Donald Trump, al netto di eventuali colpi di scena o ricorsi, in Russia circolano notizie sul cattivo stato di salute di Vladimir Putin. Come muterebbe lo scenario geopolitico mondiale se questi due leader dovessero fare un passo indietro?

Secondo l’ambasciatore Alessandro Minuto Rizzo, presidente del Nato Defense College Foundation, non solo il mondo cambierebbe postura ma l’Europa e la Nato avrebbero dinanzi uno scenario diverso, con la possibilità di recitare un altro ruolo.

Partiamo dagli Usa: senza Trump che Casa Bianca sarebbe?

Il Presidente uscente sta perdendo, di poco, ma probabilmente perde perché c’è la pandemia e ha ancora un forte sostegno popolare con cui la nuova amministrazione democratica dovrà confrontarsi. Non credo sia una cosa da poco. Per cui la gestione Biden sarà molto concentrata sullo scenario interno, dove c’è da ricomporre una società profondamente divisa, a limite dello scontro fisico. Non dimentichiamo inoltre il Senato, dove una eventuale maggioranza dei democratici faciliterà le riforme.

Il sistema elettorale non sta aiutando…

È molto confuso, forse dovrebbero apportare qualche piccola modifica. Mi riferisco al fatto di poter votare per posta lo stesso giorno delle elezioni, con lo scrutinio due giorni dopo.

In Russia si chiuderebbe un’era?

Putin è leader da 20 anni: che ci sia un ricambio sembra impossibile ma è nell’ordine delle cose. Intanto bisognerà vedere se la notizia è vera, poi con quali modalità. Possiamo dire una cosa però: certamente sarebbe un cambio importantissimo, visto che Putin è stato il successore di Eltsin.

Quella era un’altra Russia…

Sì. Era debole, aveva perso la guerra fredda, si era appena ricomposta in 13 Stati e giocava con l’idea di diventare un Paese occidentale. Putin, può piacere o meno, è stato un grande leader, ristabilendo una dignità nazionale, ricostituendo l’esercito, ed è dotato di una diplomazia tatticamente molto abile guidata da Lavrov. Riesce infatti ad approfittare di qualsiasi piccolo errore in campo occidentale per guadagnare dei punti. Per cui l’era Putin ha marcato una grande differenza con la Russia precedente.

Chi al posto di Putin?

Non lo sappiamo. Potrebbe essere qualcuno che viene dal mondo economico, ma sarà difficile trovare una figura con la stessa capacità strategica di Putin, che sappiamo essere un uomo formatosi in una scuola molto importante, forse la migliore.

I riverberi sull’Europa quali sarebbero? E sulla Nato?

Certamente in ambedue i casi il vecchio continente potrebbe avere un ruolo significativo da giocare, perché una Russia senza Putin e con un governante più accomodante e meno autorevole avrebbe come conseguenza una Ue tendente ad un avvicinamento. La divisione della Russia dal resto dell’Europa avviene con la Rivoluzione di Ottobre: prima la Russia faceva parte del concerto delle nazioni europee. Dal Congresso di Vienna in poi lo Zar di Russia era presente a tutti gli incontri. Per cui un riavvicinamento tra Europa e Russia ci starebbe tutto, ma con due problemi.

Quali?

Il primo sono i polacchi che, con un sentimento antirusso radicato nei secoli, si sono portati dietro tutti i Paesi Nato. Nel 2002 ero a Pratica di Mare presiedendo la riunione del Consiglio Nato-Russia dei ministri degli Esteri. In quel momento sembrava che effettivamente tra Occidente e Russia si stesse per definire una qualche forma di intesa.

Cosa accadde dopo?

Per come la vedo io, dopo ci fu l’allargamento della Nato e dell’Ue, con 10 Paesi ex Patto di Varsavia che nel 2004 fecero ingresso nell’Alleanza. Per cui il Consiglio Nato-Russia che nasce nel 2002 non ha poi avuto il tempo di consolidarsi come forum di cooperazione, perché alcuni di quei paesi successivamente entrati in Nato avevano il dente avvelenato con Mosca. In secondo luogo c’è il tema della politica estera russa, che ha problemi con gli ex paesi Urss.

In testa Kiev?

Mentre con l’Asia centrale, bene o male, si è stabilito un rapporto di pace, con l’Ucraina no. Un buon rapporto tra Mosca e Kiev faciliterebbe tutto: si isolerebbero i polacchi e gli americani non avrebbero più rimostranze. Si potrebbe arrivare a riconoscere l’Ucraina come un Paese indipendente mantenendo un rapporto di stretta parentela da parte russa: non è facile come ipotesi, ma non è neanche impossibile, vista la folta comunanza di valori e storia tra russi e ucraini.

Il tema di domani, a quel punto, potrebbe essere se l’Europa vuole crescere o meno?

Forse nella pandemia ha quantomeno ritrovato se stessa, anche perché questa Commissione mi convince. Ricordo un aneddoto di quando ero consigliere dell’allora ministro della Difesa Andreatta. Ricevemmo la visita del generale americano Clark, all’epoca comandante capo in Europa con cui ragionammo dell’apporto europeo alla Nato e da lì nacque anche la decisione di inviare nostri Carabinieri in Kosovo. Il punto quindi è che sia l’Ue che la Nato hanno oggi dinanzi uno scenario diverso, con la possibilità di recitare un altro ruolo.

twitter@FDepalo

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