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Tasse e Cina, il sentiero stretto di Biden. Parla Crolla (AmCham)

Biden

Intervista al consigliere delegato dell’American Chamber of Commerce in Italy. Un Congresso solo per metà democratico renderà difficile aumentare le tasse alle majors e fermare la guerra commerciale con Pechino. Le priorità di Biden sono pandemia e dialogo coi Repubblicani, con cui l’ex numero due di Obama ha ottimi rapporti. E Trump non è finito

Non sarà facile per Joe Biden mantenere fior di promesse elargite in campagna elettorale. A cominciare dalla maxi operazione fiscale da 4 mila miliardi di dollari con cui aumentare le tasse alle grandi majors Usa (qui l’articolo di Formiche.net con tutti i dettagli). Il problema è un po’ sempre quello: un Congresso bicolore (maggioranza democratica, non troppo solida, alla Camera e Senato repubblicano) che rischia se non di annacquare la Biden economy, almeno di frenarla.

E con le elezioni di medio termine tra due anni, c’è poco da cincischiare. Per questo, dice a Formiche.net Simone Crolla, consigliere delegato della AmCham Italy, la Camera di commercio Usa in Italia, sarà bene che Biden faccia in fretta e si concentri su pochi punti strategici per la vita socio-economica degli States, con un occhio sempre vigile su Donald Trump.

Crolla, Joe Biden ha vinto. Ma un Congresso spaccato non è certo una mano santa per un presidente…

Certo, però per Biden c’è prima di tutto un problema di orizzonte. Tra due anni ci sono le elezioni di medio termine, subito dopo le quali inizieranno le primarie in vista del voto del 2024, un orizzonte temporale piuttosto risicato per un presidente: è giocoforza pensare che Biden faccia subito qualcosa ma a partire dall’economia domestica, senza perdere tempo, così come non è un caso che la prima battaglia sia proprio il Covid. In altre parole, tempi stretti e un Congresso favorevole solo a metà imporranno al presidente delle priorità.

La politica economica di Biden rischia un ridimensionamento a causa di un Parlamento democratico solo in parte?

Sì, perché non credo che un Congresso spaccato possa consentire un accordo su larga scala con i Repubblicani sullo stimolo fiscale promesso da Biden. Occorrerà un compromesso. E anche su altri capitoli credo che occorrerà trattare con i Repubblicani.

Il cuore della proposta di Biden è l’aumento delle tasse alle grandi corporations Usa. Un terreno scivoloso per il futuro presidente, conoscendo la forza d’urto di queste realtà sulla politica. Ne conviene?

Biden dovrà stare attendo sulla questione fiscale. Perché se è vero che è riuscito ad accaparrarsi i voti, o parte di essi, di queste aziende, è altrettanto vero che non deve appesantirne i conti, questo è pacifico. E lo stesso vale con la Cina.

La Cina, già. C’è chi vedeva in Trump un bastione contro lo strapotere di Pechino. E adesso sarà ancora così?

Se la politica di Biden verso la Cina sarà improntata a un maggiore dialogo, anche con gli stessi alleati, facendo così un passo indietro rispetto all’approccio di Trump, il futuro presidente potrebbe incontrare il malumori di chi la politica di Trump l’ha sempre sostenuta, a cominciare dalle grandi imprese. Per tutte queste ragioni dico che lo spazio di manovra di Biden è tutto sommato stretto.

Sembra di capire che anche con un presidente democratico alla Casa Bianca, la guerra commerciale non finirà…

Difficile che accada. Perché servirebbe un Congresso unito e che vada dietro a tale scelta e questo non è il caso americano. Molto più probabilmente si prenderà più tempo, si faranno delle analisi, per capire perché certe industrie americane sono svantaggiate rispetto alla Cina. No, non ci sarà uno stop alla guerra commerciale, semmai una narrazione più approfondita sul fenomeno, questo sì.

Crolla, con Trump il Dow Jones di Wall Street ha inanellato record su record, toccando livelli di capitalizzazione che nessun presidente ha mai raggiunto. Con Biden ci sarà lo stesso feeling?

Wall Street segue il mercato e quello che le amministrazioni fanno trapelare. E non le è sfuggito il fatto che c’è un Congresso diviso che impedirà in parte il temuto aumento delle tasse promesso da Biden che piace all’ala progressista del partito. Anche per questo le Borse hanno festeggiato.

Le prime mosse di Biden, quali saranno?

Sicuramente la lotta alla pandemia. Il suo vero segnale all’economia sarà questo, per arrivare al 20 gennaio, giorno dell’insediamento. Proprio in queste ore ha preso corpo la prima task force contro il Covid.

Biden si professa l’uomo del dialogo. Ma i Repubblicani, questo dialogo lo vorranno oppure no?

Io credo di sì. Perché come sappiamo Biden calca da 50 anni il Senato e ha relazioni con molti Repubblicani, è la cifra della sua vita. Lui rispetta molti esponenti repubblicani e loro rispettano lui. Biden non è Trump, ha capacità di dialogo e questo peserà. D’altra parte gli stessi Repubblicani sono un po’ smarriti, devono capire il peso politico attuale di Trump.

Trump è finito?

No, non penso. Gli elettori hanno parlato chiaro. Biden ha preso tanti voti ma molti sono voti di protesta, questa campagna elettorale così sofferta ha portato gli americani a votare come non mai, hanno innescato un movimento civico mai visto prima. E comunque 70 milioni di americani hanno votato Trump.



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