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Giuseppi bye bye. Con Biden la strada di Conte è in salita (ma non impossibile)

Ue, ambiente, politica estera. Per trovare un feeling con il presidente eletto degli Usa Joe Biden il premier Conte deve puntare sul multilateralismo e la presidenza italiana del G20. Ma anche dire addio a “Giuseppi”. Quel cinguettio di Donald Trump ora pesa come un macigno

Una domanda interroga in queste ore il presidente del Consiglio Giuseppe Conte: basterà una telefonata a cancellare un tweet? Dopo giorni di attesa Palazzo Chigi ha finalmente dato conto di un colloquio telefonico del premier per congratularsi con il presidente eletto degli Stati Uniti d’America Joe Biden. Conte si unisce così alla schiera di capi di Stato e di governo che, in Europa e fuori, si sono affrettati a comporre quello stesso numero. Tra gli altri, Angela Merkel, Emmanuel Macron, Boris Johnson.

Scongiurato last minute il rischio di rimanere fra gli ultimi (insieme a Vladimir Putin e pochi altri) a non telefonare al presidente Usa, resta da chiedersi da dove partire per un’agenda condivisa fra governo giallorosso e la nuova amministrazione Biden. La strada, a prima vista, sembra tutto fuorché in discesa. Una prima road map è stata tracciata nella telefonata di ieri sera. Significativo, fra gli altri, il passaggio sulla presidenza italiana del G20. I tre punti del programma ricordati da Conte, “People, Planet e Prosperity” sono “anche le priorità” di Biden, spiega il comunicato del transition team. Ambiente, Europa, Covid. La credibilità della presidenza italiana agli occhi di Washington DC si giocherà sul terreno del multilateralismo.

Quanto alle sfide di politica estera, l’era Biden inizia nel segno della continuità. Cambia il metodo e un po’ meno il merito. Soprattutto quando in ballo ci sono i rapporti dell’Italia con la Cina, la nuova via della Seta, la partecipazione nella rete 5G di aziende accusate di spionaggio come Huawei. Chi crede che la nuova amministrazione farà sconti rischia di prendere una clamorosa cantonata.

Di tutti i nodi, il più intricato resta però quello politico. Un anno fa un tweet di Donald Trump ha benedetto la nascita del Conte bis lasciando a bocca aperta la destra italiana. Ora quel cinguettio pesa non poco sulla costruzione di un’intesa con il nuovo inquilino della Casa Bianca. Come ben ricorda Claudio Tito su Repubblica, la politica americana è da sempre improntata al pragmatismo, e sa dimenticare in fretta. Ma serviranno gesti concreti.

Conte sconta l’assenza di un dna politico. Si professa europeista ma non ha una famiglia politica pronta ad accoglierlo a Bruxelles. Si presenta come argine al sovranismo, ma oggi il sovranismo italiano (a partire da Matteo Salvini) ruggisce e spaventa molto meno, sondaggi alla mano. Su questo fronte, c’è chi si è mosso per tempo. Su tutti Luigi Di Maio, l’ex capo del Movimento Cinque Stelle che da ministro degli Esteri ha saputo accreditarsi come interlocutore credibile, e amico, degli Stati Uniti. Ma anche Roberto Fico, presidente della Camera e nume tutelare del Movimento, che tra i primi, in un’intervista a Formiche.net, ha salutato con favore la presidenza Biden.



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