Skip to main content

Nessun rimpasto ma palla al Pd. La versione di Campi

Gli errori del governo nella gestione dell’emergenza. Il braccio di ferro tra Stato centrale e Regioni e i rimpasti improbabili. “Il Pd deve indirizzare l’azione di governo alla messa a punto di un piano, in collaborazione con l’opposizione (a livello parlamentare), per la gestione del Recovery fund. I 209 miliardi dovrebbero essere gestiti nel migliore dei modi, per rilanciare davvero il Paese”

L’ennesimo braccio di ferro. Sull’ipotesi di un nuovo lockdown che ponga ulteriori restrizioni nel corso delle Festività natalizie, si sta consumando (ancora una volta) uno scontro fra territori e stato centrale. Ma questo, dice Alessandro Campi, politologo e docente all’Università di Perugia, “è un problema che la pandemia ha solo evidenziato ulteriormente”.

Professore, lo scollamento fra i due livelli istituzionali, però, è evidente.

Certo, ma la colpa è anche dei governatori che credono di avere la libertà di non dover rispondere (sia sotto il profilo amministrativo che sotto quello politico) a nessuno. A questo si aggiunge il grande dramma della gestione del comparto sanitario demandato essenzialmente alle Regioni.

Torna d’attualità la Riforma al Titolo V della Costituzione.

Il problema più che altro è la mancanza di cultura politica a più livelli. In particolare nel modo di interpretare il tema dell’autonomia. Si è pensato di salvare l’unità del Paese smembrando, di fatto, le istituzioni esistenti. In realtà si è approdati a forme più o meno pericolose di separatismo che ha fatto saltare il raccordo fra Stato e territori.

Si riferisce al federalismo?

Sì. O meglio a quello che avrebbe dovuto essere. In Italia non c’è di fatto mai stata una riforma federalista organica. Ci siamo limitati a slabbrare l’apparato istituzionale esistente.

Lei quindi sarebbe d’accordo all’applicazione di misure più restrittive per Natale?

Personalmente avrei introdotto misure più restrittive in precedenza per allentare un po’ le maglie in questa fase. Ma il governo ha scelto un’altra linea, dividendo il Paese in zone colorate a seconda del livello del contagio. Ed è stato uno degli ultimi errori che ha fatto questo Esecutivo.

In che cosa secondo lei il governo è stato manchevole?

Si sono commessi una serie di errori marchiani. A partire proprio dal continuo tira e molla con le Regioni che ha costretto l’Esecutivo a una mediazione estenuante. In più si è deciso di avere una gestione mediatica del problema Covid. In buona sostanza a partire da Conte, passando per i ministri Boccia e Speranza si è proceduto con grandi proclami che però non hanno portato a provvedimenti sostanziali. Una linea di tendenza strutturata su annunci, già inaugurata da Renzi, Berlusconi e Salvini. Anche la deriva che abbiamo preso verso il fatto dei concorsi a premi e tutti i bonus, sottende una visione demagogico- populista non degna di un Paese serio e industrializzato. Ad ogni modo quest’estate avremmo avuto la possibilità di preparaci al meglio per la seconda ondata. In realtà, e in questo siamo stati molto italiani, non è stato predisposto un piano serio per affrontare la recrudescenza del Covid. L’esempio più lampante è il caso delle scuole e la gestione dilettantistica sul fronte trasporti.

Lo stato di salute dell’opposizione qual è a suo giudizio?

La tetragona coerenza della Meloni è l’unico dato di certezza. Berlusconi e Salvini procedono per sbandamenti. Per questo secondo me è comunque improbabile un’alternativa a questo governo.

In questi giorni si vocifera di rimpasti. Che ne pensa?

È una prospettiva che non può trovare riscontro nella realtà. Anche in questo caso si dà sostanza a un grande paradosso tutto italiano: avere un governo inadeguato ed essere costretti a tenercelo. Tanto più che l’ipotesi di elezioni anticipate sono un’utopia. L’unica cosa auspicabile sarebbe una rimodulazione dell’operato del governo. E in questo, il Pd avrà un ruolo centrale.

Quale dovrebbe essere il ruolo dei dem?

Innanzitutto ricondurre Conte a più miti consigli, spiegandogli che il suo non è il ruolo di salvatore della Patria. Ne tantomeno è un unto del Signore. Il Pd deve indirizzare l’azione di governo alla messa a punto di un piano, in collaborazione con l’opposizione (a livello parlamentare), per la gestione del Recovery fund. I 209 miliardi dovrebbero essere gestiti nel migliore dei modi, per rilanciare davvero il Paese.

Sulla gestione del Recovery Fund e sulla governance si allunga l’ombra del sospetto. In particolare di Renzi e Italia Viva. Tra gli altri…

Bene ha fatto il leader di Iv a porre questo tema. Il Parlamento deve tornare ad avere centralità. Non possiamo continuare a suon di Dpcm, con il premier che utilizza strumenti e metodi costituzionalmente discutibili per portare avanti i provvedimenti decisi da esecutivo e task force varie, azzerando il confronto parlamentare. Mattarella vigili sull’operato dei giallorossi.

×

Iscriviti alla newsletter