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Un esploratore per la crisi. Perché il Quirinale potrebbe scegliere Fico

Mentre sfuma l’ipotesi Conte-ter, il Quirinale potrebbe virare su un’opzione “istituzionale”: Roberto Fico. M5S della prima ora, può ricompattare i cocci della maggioranza e guidare un governo “di servizio” che rimetta al centro il Parlamento. Ecco scenari e indiscrezioni

C’è un nome che si fa spazio nel borsino delle consultazioni al Quirinale. Roberto Fico può diventare il prossimo premier? Quello che finora è rimasto un sussurrio di corridoio inizia man mano a prendere forma. Tra i partiti della maggioranza, Pd e Cinque Stelle in testa, l’ipotesi di un incarico al presidente della Camera non dispiacerebbe affatto.

Non dispiace neanche a Matteo Renzi. Che durante il suo colloquio con Sergio Mattarella si è ben guardato dal porre veti su Giuseppe Conte, e pure ha fatto capire che la discontinuità serve tanto sui contenuti quanto sui nomi.

In queste ore da Italia Viva trapela un’apertura a Fico, pentastellato della prima ora che piace al mondo dem. Intervistata a Rai Radio 1, la presidente del partito Teresa Bellanova non smentisce, anzi conferma, “un mandato al presidente Fico è nelle disponibilità del Presidente della Repubblica: a noi andrà bene quello che decide”.

Mentre di minuto in minuto si chiude l’ultimo spioncino per un Conte-ter, che tutti difendono in pubblico ma nessuno vuole davvero, ecco farsi largo l’ “opzione F”. Sarà lui quel “passaggio strettissimo” per uscire dal pantano della crisi di cui ha parlato Nicola Zingaretti?

Sarebbe un’opzione “istituzionale” che non avrebbe solo una valenza formale. Dopo anni in cui i parlamentari troppo spesso sono stati ridotti al ruolo di “schiaccia bottoni” e un anno di emergenza che ha visto un accentramento dei processi decisionali a Palazzo Chigi e una marginalizzazione del Parlamento senza precedenti, affidare un mandato esplorativo al presidente della Camera invierebbe un messaggio chiarissimo. Un netto cambio di paradigma rispetto a quello dell'”uomo forte” alla guida del governo.

Il Parlamento tornerebbe al centro, soprattutto nella programmazione dei fondi europei per la ripresa. Magari con una commissione bicamerale per il Recovery, simile a quella proposta dal forzista Renato Brunetta, che rimetta in pista anche le opposizioni.

Certo, potrebbe trattarsi di un semplice mandato esplorativo, per guadagnare tempo e permettere ai partiti di convergere su un altro nome. Ma non è da escludere che la scelta istituzionale possa convincere il Colle e dalle parti della maggioranza farebbero bene a non derubricarla troppo in fretta.

Le carte in regola per accontentare (quasi) tutti ci sono. Fico è uno dei leader del Movimento, cui, se i numeri non mentono (rappresenta circa il 30% dei Parlamentari), spetterebbe una prelazione sulla scelta del premier. Parla e va d’accordo con il Capo dello Stato, e con il centrodestra ha avuto una convivenza assai più cordiale di chi lo ha preceduto.

In tre anni alla guida di Montecitorio si è costruito una reputazione di “moderato” mettendo in sordina l’animo “movimentista” degli esordi per far spazio a uno standing più istituzionale.

Politica estera inclusa. Un tempo strenuo avvocato della linea “terzaforzista”, Fico oggi si posiziona su una linea più atlantista, è amico della speaker democratica Nancy Pelosi e ha salutato con favore l’arrivo di Joe Biden, definendo “ferma e indiscutibile” l’appartenenza dell’Italia alla Nato in un’intervista a Formiche.net.

Si tratterebbe di un governo politico e al tempo stesso di “servizio”. Nessuno si illude, tantomeno dalle parti del centrodestra: il prossimo inquilino di Palazzo Chigi non avrà vita facile. I soldi del Next Generation Eu, ammesso che arrivino, saranno spesi a partire dalla prossima legislatura.

I due anni che restano servono allora per preparare il terreno con una programmazione credibile agli occhi di Bruxelles. Tre anni di “lacrime e sangue” in cui la morsa della crisi sociale si farà sentire come e più di quella pandemica.

Se nessuno vuole un tecnico, meglio allora un presidente della Camera che eviti fin da subito di vestire i panni della “superstar” e faccia del Parlamento il centro della ripartenza. L’opzione F è sul tavolo.



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