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Russia nell’Artico? Bombardieri B-1 Usa in Norvegia

Mentre la Russia diffonde le immagini di un nuovo schieramento aereo in una base in mezzo ai mari dell’Artico, dagli Stati Uniti arrivano informazioni su un nuovo schieramento strategico in Norvegia. Il confronto Usa-Russia non è destinato a diminuire a quanto pare, anzi. Tema enorme per l’Ue

Quattro bombardieri strategici B-1 Lancer con duecento membri di personale logistico e di sicurezza saranno spostati dalla Dyess Air Force base (in Texas) a Orland, in Norvegia nelle prossime settimane inizieranno operazioni tra le acque internazionali sopra l’Artico integrandosi con assetti di altri Paesi (Nato) della regione.

Un’attività di deterrenza rispetto alla Russia, che recentemente ha fatto circolare le immagini di un set di cacciabombardieri fermi tra la neve nella pista di Rogachevo, a Novaya Zemlya (isola tra l’Oceano Artico, il Mare di Kara e il Mare di Barents) – finora la base non è stata usata per dispiegamento di caccia supersonici, ma, racconta il media specialistico Zvezda, per i Mig31 schierati si è trattato anche di un test all’interno del progetto di modernizzazione.

Mentre non è la prima volta che i pezzi forti dell’arsenale americano vengono inviati per missioni nella regione artica, non è mai accaduto che i bombardieri venissero schierati fisicamente – come stanza fissa, seppure a tempo – in Norvegia. Di solito operavano con scalo il Regno Unito, lo step verso la Scandinavia sembra un avvicinamento alla Russia.

I B-1 – che insieme a i B-2 e ai B-52 hanno sfilato recentemente sopra al Raymond James Stadium di Tampa in occasione del Super Bowl, diplomazia alata – sono dei bombardieri che spesso vengono usati per operazioni a lungo raggio in cui mentre si testa la capacità operative costruiscono la deterrenza. Come è il caso dello schieramento norvegese, certamente pensato davanti alla crescente presenza russa in una regione che, con i cambiamenti climatici e lo scioglimento dei ghiacci, può diventare altamente strategica.

È noto che il Pentagono sia profondamente preoccupato per le mosse militari russe che potrebbero complicare l’accesso all’Artico, alle sue risorse naturali e alle sue rotte marittime. Mosca sta effettivamente militarizzando la regione, teatro sempre più spesso di esercitazioni, provocazioni, installazioni. “I recenti investimenti russi nell’Artico includono una rete di mezzi aerei offensivi e sistemi missilistici costieri”, aveva avvertito Barbara Barrett, segretario dell’Aeronautica americana durante l’amministrazione Trump, quando l’Air Force ha reso pubblica la nuova strategia per l’Artico la scorsa estate.

In un commento pubblicato su Facebook, l’ambasciata russa in Norvegia sottolinea che Oslo sta mettendo a rischio la sicurezza nel nord Europa e nell’Artico concedendo il dispiegamento agli americani, e rivendica che il build-up russo nell’Artico ha “solo scopi difensivi”. Secondo i diplomatici, la modernizzazione delle infrastrutture militari nell’Artico serve a proteggere le attività economiche nella regione e la gestione della pesca, ma soprattutto alla “ricerca e al monitoraggio per eventuali operazioni di salvataggio”.

Parole identiche sono state usate dall’ambasciatore russo a Teheran per commentare le esercitazioni congiunte tra Russia, Cina e Iran nell’Oceano Indiano. Il nuovo rafforzamento militare russo e lo schieramento americano, così come l’esercitazione sino-russo-iraniana, arrivano in un momento particolare delle relazioni che coinvolgono l’asse transatlantico, la Russia e la Cina. Il messaggio che da Washington arriva a Bruxelles, via Oslo, è che l’ingaggio non è destinato a diminuire, anzi.

(Foto: Wikipedia, un B-1 alla Dyess  AFB)



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