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Cina-Iran. Tre ragioni per cui Pechino vuole il Jcpoa spiegate da Scita

La Cina è parte delle discussioni sul nucleare iraniano, così come è stata parte dell’accordo Jcpoa. Pechino guarda al dossier con interessi pragmatici orientati a mantenere una sostanziale stabilità, pace, equilibrio nella regione mediorientale. Conversazione con Jacopo Scita, School of Government and International Affairs della Durham University

Il delegato per gestire il dossier Iran degli Stati Uniti, Robert Malley, mercoledì 10 febbraio ha telefonato discretamente a Pechino, per confrontarsi con il ministero degli Esteri cinese sulla gestione del nucleare iraniano. A diffondere la notizia è stato il governo cinese. Poco più di settimana dopo, il governo di Teheran ha fatto sapere di essersi consultati anche con la Cina a proposito dell’offerta avanzata dall’Ue di intavolare un “dialogo informale” tra Iran, Stati Uniti e i Paesi dell’accordo Jcpoa – quello del 2015 con cui è stato congelato il programma atomico della Repubblica islamica. La Cina è tra quei paesi ed è voce del dossier Iran, che in questi giorni si sta muovendo.

La Cina vede la decisione dell’amministrazione Biden di partecipare all’incontro tra l’Iran e il “P4+1″e gli Usa come un primo passo positivo verso un rilancio dell’accordo con Teheran, spiega Jacopo Scita, School of Government and International Affairs della Durham University. “Per la Cina il Jcpoa è un buon accordo, perché garantisce diversi ordine di interesse pragmatici con cui Pechino guarda all’Iran e alla regione”, dice Scita a Formiche.net.

In effetti, dal ritiro unilaterale degli Stati Uniti dall’accordo nel maggio 2018, Pechino ha ripetutamente chiesto a Washington e Teheran di tornare alla piena conformità del Jcpoa – richiesta confermata dal portavoce del ministero degli Esteri la scorsa settimana, facendo segnare un aumento dell’interessamento, anche sfruttando la spinta creata dalla volontà dell’amministrazione Biden di rientrare in qualche modo nell’accordo.

“Pechino – continua Scita – guarda a tre generi di aspetti, tutti frutto di una comprensione molto pragmatica della questione nucleare iraniana. Per primo ritiene che sia necessario evitare qualsiasi genere di tensione, di escalation e dunque di conflitto che potrebbe destabilizzare la regione, creare spillover terroristici, e alterare il mercato petrolifero. Inoltre per la Cina l’Iran è forma di bilanciamento al potere americano nella regione, purché resti questa forma di stabilità e soluzione pacifica. Infine il governo cinese vede nel Jcpoa un’occasione per passare da responsible stakeholder davanti alla Comunità internazionale”.

Secondo il ricercatore della Durham quest’ultimo genere di interesse riguarda la possibilità di partecipare a una risoluzione multilaterale di una questione internazionale e farlo in un modo a relativamente basso coinvolgimento e seguendo i propri interessi in modo pragmatico. Siamo nel campo dell’immagine e della narrazione: per Washington e Bruxelles potrebbe esserci lo spazio per andare a vedere il gioco di Pechino, e portare la Cina ad approfondire il proprio ruolo in determinate faccende internazionale, come d’altronde una grande potenza dovrebbe fare?

“L’Iran è un tema interessante per la cooperazione e i rapporti della Cina con Stati Uniti e Unione europea – risponde Scita – perché c’è una sovrapposizione di interessi di ampio respiro, e su tutti l’obiettivo comune è evitare un’escalation non più controllabile. Usa e Ue potrebbero usare la volontà della Cina di costruirsi questa immagine di responsabile, accettando il gioco di Pechino ma chiedendo che questo si traduca nell’aumento del coinvolgimento per spingere Teheran al ritorno della compliance e ricostruire l’accordo”.

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