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Biden investirà altri tremila miliardi. Il Recovery Plan è transatlantico, dice Fortis

L’economista e vicepresidente della Fondazione Edison: gli Stati Uniti dimostrano che dalla pandemia si esce solo con gli investimenti pubblici. E l’Europa è sulla scia, perché il Recovery Plan va nella stessa direzione degli Usa

Joe Biden raddoppia. Dopo il maxi-piano da 1.900 miliardi lanciato a febbraio lanciato a febbraio la fase due, se possibile più audace della prima: un secondo piano da 3 mila miliardi di dollari, interamente, o quasi, dedicato alle infrastrutture. Insomma, investimenti pubblici allo stato puro. E così, dopo un pacchetto a base di sussidi, aiuti alle imprese e sgravi fiscali (1.400 dollari per ogni individuo sotto i 75.000 dollari, più indennità di disoccupazione, assegni familiari, crediti d’imposta ma con aumento delle tasse sulle grandi aziende e sui patrimoni), approvato da Camera e Senato adesso arriva la spinta sui cantieri.

Dentro c’è un po’ di tutto. Strade, ponti, dighe e tanta tecnologia. Il dna è quello del New Deal targato Franklin Delano Roosevelt, il piano di investimenti che risollevò la nazione americana dalle tenebre della Grande Depressione. Dinnanzi a una simile gittata, c’è da chiedersi se una simile operazione possa essere replicata su scala italiana. Roma con i suoi 209 miliardi del Recovery Plan potrà fare in misura ridotta quanto fatto da Biden? Formiche.net ne ha parlato con Marco Fortis, economista e vicepresidente della Fondazione Edison.

Fortis, negli Stati Uniti sta prendendo corpo un mastodontico piano per le infrastrutture. Investimenti pubblici in forze. Possibile replicare una simile iniziativa in Italia?

In realtà sì. Perché con il Recovery Fund l’Italia è già inserita in un contesto di investimenti pubblici, certamente in misura minore rispetto agli Stati Uniti, ma il concetto è quello. Siamo in un contesto europeo che oggi è proiettato al rilancio dell’economia, gli Stati Uniti stanno facendo qualcosa di parallelo. Tra il Recovery Fund e il piano di Biden vedo molte somiglianze.

Dunque ci sono delle assonanze tra Ue e Stati Uniti se il metro di misura sono gli investimenti pubblici?

Il mondo occidentale si è accorto che non è possibile uscire dalla pandemia senza investimenti pubblici. Serve uno sforzo di politiche di investimento e questo sforzo è stato compreso. E poi grazie agli investimenti la ricchezza si può distribuire in modo più equo, evitando delle polarizzazioni. Biden in questo momento non solo cerca un recupero della crescita, soprattutto cerca nuovi benefici per la popolazione americana, senza distinzioni. E credo che il piano vada in questa direzione.

Non crede però che inondare il mercato di stimoli e liquidità in quantità simili possa in qualche modo creare delle distorsioni? Non si rischia un mercato dopato?

Dipende, bisogna fare delle distinzioni. Un conto solo le iniezioni di liquidità o l’acquisto di titoli, un conto gli investimenti pubblici, cioè la spesa pubblica. In questo caso più che una distorsione si potrebbe avere un aumento del deficit, questo sì. Però le due cose sono ben diverse. Qui, nel caso del piano di Biden, ci sarà una ricaduta in investimenti produttivi, non ci saranno distorsioni, semmai un impatto sui conti pubblici anche se poi il deficit può essere compensato dalla crescita.

Fortis, parliamo dell’Italia. Il ministro dell’Economia Daniele Franco ha detto che a fine 2021 la nostra economia tornerà alla normalità, con una riduzione degli aiuti pubblici all’economia. Troppo presto, o troppo tardi?

Se c’è la speranza che la nostra economia si riprenda presto allora è lecito e logico pensare che questi aiuti, i quali non possono durare in eterno, vadano a scemare. Il premier Draghi è stato molto chiaro nella conferenza stampa, ci sono settori che bisogna continuare ad aiutare, come il turismo. Insomma, sostenere dei settori, finché non c’è ripresa è giusto. Ma non possiamo pensare di dare aiuti in eterno.

Va bene, come la mettiamo con le chiusure? L’Italia è in zona rossa e la Germania di nuovo il lockdown…

La Germania è in lockdown perché aveva la frontiera dell’Est scoperta e non ha fatto un lockdown duro lo scorso anno e ora lo sta pagando caro. L’Italia, se mi permette, è stata più virtuosa. Glielo dimostro: lo scorso anno abbiamo perso tanto in termini di Pil a causa delle restrizioni dure. Ma nel 2022, secondo l’Ocse avremo una crescita non troppo lontana dalla Cina. Non le pare abbastanza?

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