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Put-in. Il blitz franco-tedesco per legare Mosca a Bruxelles

Nella bozza di conclusioni del Consiglio europeo visionata da Formiche.net un paragrafo che fa litigare i Paesi membri. Francia e Germania vogliono di nuovo Putin al tavolo delle trattative Ue. Furia dei Paesi Baltici e della Polonia, Italia attendista. Fra i settori in comune indicata anche la Libia, ma il Cremlino nega di avere uomini sul campo

Il cuore della battaglia in corso a Bruxelles è tutto lì, in quel paragrafo n. 29. La bozza delle conclusioni del Consiglio europeo in corso oggi e domani visionata in anteprima da Formiche.net è al centro di un tiro alla fune per una frase della discordia: “Il Consiglio europeo rivedrà i format di dialogo con la Russia esistenti, inclusi gli incontri fra leader”.

Eccolo, il risultato del blitz di Francia e Germania per riportare Vladimir Putin al tavolo delle trattative Ue. Mercoledì sera, alla vigilia del Coreper, la riunione degli ambasciatori degli Stati membri, i rappresentanti permanenti di Parigi e Berlino, Philippe Léglise–Costa e Michael Clauss, hanno lanciato il sasso nello stagno. L’Ue deve tornare a parlare con la Russia, e deve farlo subito.

“Il Consiglio europeo ribadisce l’apertura dell’Unione europea a una cooperazione selettiva con la Russia in aree di interesse per l’Ue”, recita la bozza delle conclusioni che ha recepito le indicazioni franco-tedesche. “Invita la Commissione e l’Alto rappresentante a sviluppare opzioni concrete, incluse condizionalità e leve a questo riguardo, viste da una prospettiva di interesse del Consiglio”, continua il testo.

Fra i settori individuati sono citati “il clima e l’ambiente, l’Artico, la cooperazione transfrontaliera, l’energia, la salute, lo spazio, la lotta al terrorismo e al crimine organizzato, così come alcuni fronti selezionati della politica estera e temi multilaterali come il JCPoA, la Siria e la Libia”.

L’iniziativa di Angela Merkel ed Emmanuel Macron alla vigilia del Consiglio ha suscitato reazioni opposte. Nella riunione del Coreper in serata gli ambasciatori di alcuni Paesi dell’Est Europa, come la Polonia, hanno manifestato una netta opposizione al ritorno della Russia al tavolo dei negoziati. Un tavolo da cui manca dal 2014, quando sono stati sospesi gli incontri fra vertici di Ue e Russia dopo l’invasione della Crimea. L’inserimento della “Libia” fra i fronti comuni con Mosca è particolarmente sensibile. Il governo russo nega infatti un diretto coinvolgimento sul territorio libico e qualsiasi legame con i mercenari del Wagner Group, la milizia guidata dall’oligarca Evgenji Prighozin, noto anche come lo “chef” di Putin.

Un passaggio che sarebbe stato richiesto dalla delegazione tedesca. La Germania ospita in questi giorni la seconda Conferenza di Berlino sulla Libia cui, fra gli altri capi di Stato e di governo, partecipa anche il segretario di Stato americano Antony Blinken, impegnato in un tour europeo che prevede tappe a Parigi, Roma e in Vaticano. Serve “un’agenda di interessi comuni” per una soluzione del conflitto in Libia, ha detto Merkel durante la Conferenza.

Se l’Italia rimane attendista di fronte alla proposta, i Paesi baltici hanno già emesso un duro verdetto. Chiedere un summit fra Putin e l’Ue è “irresponsabile” e un caso di “miopia storica”, ha tuonato il ministro degli Esteri della Lituania Gabrielius Landsbergis sentito dal Financial Times. “Nessun problema se i due presidenti (Michel e von der Leyen, ndr) incontrano Putin, io però non intendo partecipare”, gli ha fatto eco il premier olandese Mark Rutte.

Dal Cremlino invece è già arrivato l’endorsement: “Accogliamo positivamente l’iniziativa – ha detto il portavoce Dmitry Peskov – il presidente Putin è un sostenitore della restaurazione di un meccanismo di dialogo e contatto fra Bruxelles e Mosca”. Nella bozza del comunicato finale del Consiglio non mancano riferimenti alle violazioni dei diritti umani, la condanna “delle limitazioni delle libertà fondamentali in Russia e la restrizione dello spazio per la società civile”. A questi si aggiunge l’invito alla “piena implementazione” degli accordi di Minsk con l’Ucraina e l’impegno dell’Ue per assicurare alla giustizia i colpevoli dell’abbattimento dell’aereo MH17.


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