Il manager di Diem, la stablecoin di Facebook un tempo chiamata Libra, spiega nel corso di un evento Mediobanca come e perché emettere una moneta virtuale è possibile e utile. Tutto sta nella collaborazione con le banche centrali
Il futuro delle monete è digitale, forse adesso è qualcosa di molto vicino a una certezza. Mentre la Cina rincorre il suo yuan virtuale, con buone probabilità di essere il primo grande Paese a emettere valute digitali sovrane, il resto delle economie avanzate studia tempi e modi per dotarsi di una propria moneta, formato digitale ovviamente.
Parallelamente l’altra grande partita tra le monete di nuova generazione è quella delle criptovalute, Bitcoin in testa. Tra queste, le stablecoin, criptovalute che a differenza del Bitcoin hanno un prezzo stabile perché vincolato a un altrettanto stabile mezzo di scambio. Mediobanca, i cui economisti seguono da tempo l’evolversi del mercato delle monete virtuali. Piazzetta Cuccia ha organizzato un incontro online tra Andrea Filtri, co-head of equity research di Mediobanca e Christian Catalini, chief economist di Diem, erede della più ambiziosa Libra, la stablecoin lanciata da Facebook nel 2019 .
Alla base della discussione, alcune conclusioni contenute nel report a firma della stessa Mediobanca, di poche settimane fa. Un euro digitale, a cui la task force della Bce sta lavorando, “risulta ancora di cruciale importanza. Ad oggi la moneta moderna si misura tramite il concetto di fiducia. Non per caso, la leadership mondiale è spesso accompagnata dall’egemonia valutaria a beneficio del Paese dominante, un privilegio che gli Stati Uniti hanno potenziato con il controllo dei pagamenti e la minaccia di tagliar fuori chi volesse opporsi a questo sistema. Come per i precedenti scontri, la valuta giocherà anche in questo caso un ruolo chiave, e questa volta le sue vesti potrebbero assumere la forma di una moneta digitale”.
Sul fronte delle cosiddette central bank digital currency monete sovrane ma virtuali, invece, è stata la Cina il primo Paese ad applicarsi, con l’obiettivo di erodere la posizione dominante degli Stati Uniti, sfuggire alla sorveglianza e dalle sanzioni degli stessi Usa e promuovere la sorveglianza interna. Sia i privati che gli Stati, dunque, potrebbero minacciare l’egemonia del dollaro. Inoltre, allargando il discorso su scala globale, la stessa sovranità monetaria e la democrazia potrebbero essere presto messe in discussione qualora non si agisca in maniera repentina ed organizzata.
“Da questo punto di vista”, ha scritto Mediobanca, Brexit e pandemia “hanno dato una sveglia all’Europa, che si è resa conto di poter difendere la propria rilevanza solo riunendo insieme il Recovery Fund, l’ombrello della Bce e attraverso la stretta collaborazione dei diversi Paesi. L’Europa ha riconosciuto che è necessario fare di più, e l’euro digitale è la carta principale per ottenere flessibilità strategica su molti fronti”, continuano gli esperti di Mediobanca”.
Catalini ha definito come una vera e propria promessa la collaborazione con le banche centrali sul tema delle valute digitali, offrendo la tecnologia di Diem per implementare molto più velocemente le valute digitali di banca centrale come l’euro digitale. Ciò contribuirebbe a colmare velocemente il gap temporaneo e tecnologico delle banche centrali occidentali con la Cina, primo grande Paese pronto ad emettere valuta pubblica di banca centrale. “Sappiamo tutti che la Cina è molto avanti sul progetto delle valute digitali delle banche centrali”, ha sottolineato Catalini. “Se si guarda al modo con il quale ci stiamo integrando alle banche si vedrà che stiamo cercando di costruire partendo dal sistema esistente, quindi Diem non è un network che impatterà su come viene creato il denaro e su come le banche centrali possono fare la loro politica monetaria”.
Un messaggio dai toni rassicuranti che rappresenta una svolta per il colosso americano il cui progetto di valuta digitale, inizialmente nominato Libra e poi cambiato in Diem, sembrava rappresentare una sfida aperta al sistema delle banche centrali e al monopolio della politica monetaria. “Certamente in giro ci sono oggi cripto asset che rappresentano una sfida molto più seria alle banche centrali ma, lo ripeto, noi vogliamo davvero cooperare con le banche centrali per identificare le modalità con cui possiamo portare i benefici di questo network, interoperabile e programmabile, ai pagamenti tradizionali. Questa è la nostra missione e saremo molto trasparenti e disponibili a modificare il design del nostro network per raggiungere questo obiettivo”. Un ramoscello d’ulivo che Catalini, ospite di Mediobanca, ha voluto porgere alle banche centrali sottolineando in particolare alcuni ambiti in cui Diem si sta rapidamente riposizionando rispetto alla versione iniziale del progetto. “Il progetto che vedete oggi è totalmente differente rispetto a quello da cui siamo partiti.
Nel corso dell’intervista Catalini, stimolato anche dalle domande degli oltre 400 investitori che hanno partecipato all’incontro virtuale, ha affrontato diversi temi legati allo sviluppo di Diem, dalla privacy alle aree di business identificate come prioritarie. A proposito di queste ultime Catalini ha detto che Diem vede le maggiori opportunità di sviluppo laddove c’è frammentazione nei sistemi di pagamento, come nei trasferimenti di denaro transfrontalieri, e in quelle regioni dove c’è possibilità di migliorare il sistema dei pagamenti rendendolo più efficiente ed economico: “l’India è uno di questi per esempio”, ha detto Catalini.