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Perché Evergrande può essere la Lehman cinese

Dopo i downgrade di S&P e Fitch il colosso dell’immobiliare è sprofondato in una crisi di liquidità che rischia di propagarsi all’intera finanza cinese, dando vita a quel disastro che nel 2008 costò agli Usa e al mondo anni di recessione. Ecco perché

Le immagini dei dipendenti che lasciano la sede con gli scatoloni in mano è ancora viva nella memoria di molti americani, e non solo. In Cina, crack simili a quelli di Lehman Brothers non se ne sono visti negli ultimi anni, ma questo essenzialmente per due motivi. I nodi di un debito sovrano pompato a dismisura sono arrivati al pettine solo ora. E solo ora a Pechino si sono accorti che i salvataggi di Stato non possono, forse non devono, essere la costante nel futuro post-pandemico. Come a dire, il too big to fail, espressione diventata nota nei drammatici giorni di Lehman, non vale più.

CINA, ANNO 2021

Adesso però, la musica è cambiata. E mentre il mondo, a 20 mesi dalla comparsa del Covid, si interroga ancora sulle effettive responsabilità del Dragone nella pandemia, a Pechino scoprono la paura per una crisi finanziaria sistemica, molto simile a quella che devastò l’America e poi il mondo intero a partire dal settembre del 2008. Huarong, Ping An, Anbang, sono solo alcuni dei colossi (dalla finanza, alle assicurazioni passando per la gestione del risparmio) finiti a un passo dal baratro a causa di un debito troppo elevato che li ha costretti a emettere fiumi di obbligazioni, prontamente non rimborsate. E con gli inevitabili crolli in Borsa che ne hanno depauperato i patrimoni.

LA CADUTA DEI GIGANTI

Anbang, gigante delle assicurazioni, è stato fatto a pezzi asset dopo asset due anni fa, l’ex capo di Huarong (le cui azioni in Borsa sono ancora sospese dopo il crollo seguito alla mancata pubblicazione del bilancio 2020) Lai Xiaoming, è stato giustiziato per corruzione a inizio anno. Risultato, tra gennaio e giugno le grandi aziende cinesi a controllo pubblico, sono risultate inadempienti per circa 116 miliardi di yuan (18 miliardi di dollari). Si tratta della cifra più alta mai raggiunta dal segmento corporate cinese fin dalla fondazione della Repubblica Popolare. Eppure, la vera Lehman è un’altra società, attiva in quello che è da sempre il terreno più fertile per le crisi legate al debito, l’immobiliare: Evergrande, società da 500 miliardi di yuan di fatturato, 123 mila dipendenti, fondata nel 1996 a Guangzhou.

A CIASCUNO LA SUA LEHMAN

I guai di Evergrande, di cui già Formiche.net si è occupata, non sono molto diversi da quelli degli altri colossi. Dopo il pagamento di 1,45 miliardi di obbligazioni in dollari, Evergrande deve ad oggi onorare circa 17 miliardi di dollari di obbligazioni in circolazione, tutte in debito offshore in dollari mentre la prossima obbligazione in scadenza sarà un’emissione da 2 miliardi, all’8,25% che scadrà il 23 marzo 2022. Il problema è che un crack di Evergrande, trascinerebbe nell’abisso l’intera Cina, come successo negli Usa 13 anni fa.

Dallo scorso settembre le azioni di Evergrande hanno perso il 65% mentre S&P ha tagliato i suoi rating di due notch a B- da B+, indebolendo ulteriormente il suo accesso ai finanziamenti e sollevando dubbi sulla sua capacità di ridurre il debito. Se si considera che, come riportato da Reuters, la banca centrale cinese (Pboc) ha evidenziato nel suo rapporto sulla stabilità finanziaria che il fallimento di società tra cui Evergrande potrebbero comportare rischi sistemici per il sistema finanziario della nazione, si comprende l’effettiva portata del problema.

C’è di più. Le passività di Evergrande coinvolgono più di 128 banche e oltre 121 istituti non bancari, secondo la stessa Pboc. Le insolvenze sui bond potrebbero innescare default incrociati con effetto domino poiché molti istituti finanziari sono esposti verso Evergrande tramite prestiti diretti e partecipazioni indirette. Senza considerare che un collasso di Evergrande avrà un grande impatto sul mercato del lavoro visto che i progetti del gruppo danno lavoro in Cina a 3,8 milioni di persone, inclusi i fornitori e le società di costruzione.

VERSO IL DEFAULT?

Nelle ultime ore poi la situazione si è aggravata ulteriormente. Anche Fitch ha declassato Evergrande da B a CCC, affermando che l’attuale crisi di liquidità e i mancati pagamenti dei bond (una grossa società di costruzioni pubblica ha recentemente citato in giudizio il gruppo per il mancato pagamento di 401 milioni di yuan, 62 milioni di dollari) può indebolire la residua fiducia degli investitori. Attenzione al rating, comunque. CCC significa che c’è una “reale possibilità” di un default, ha scritto Fitch. Appunto.



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