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Scholz, Merkel e il pranzo con Draghi. Parla l’ex ministra Schavan (Cdu)

Colloquio con l’ex ministra dell’Istruzione di Angela Merkel, prima fila della Cdu, ospite della Fondazione Konrad Adenauer. Scholz sottovalutato, ha copiato il metodo Merkel e ha funzionato. La cancelliera lascia un vuoto, il partito deve recuperare il suo 8% di consensi personali. Il pranzo con Draghi? Ora i tedeschi vogliono un’Italia più protagonista

Chissà che non sia questa la più grande eredità di Angela Merkel. Per vincere le elezioni in Germania l’avversario e leader della Spd Olaf Scholz è ricorso a un metodo infallibile: imitarla. “Ho capito la sua strategia quando si è fatto ritrarre in copertina sul Süddeutsche Zeitung mentre faceva il gesto del rombo. Lui l’ha conosciuta, ha lavorato il suo fianco. Ha avuto un’intuizione”.

A scanso di equivoci, Annette Schavan premette che la “Coalizione semaforo”, un’alleanza fra socialdemocratici, liberali e verdi, “per me non è l’esito sperato”. Sessantasei anni, originaria del distretto di Dusseldorf, conservatrice, Schavan è un volto noto della politica tedesca e una prima fila della Cdu, ministra dell’Istruzione e della Ricerca dal 2005 al 2013, poi ambasciatrice presso la Santa Sede fino al 2018.

La incontriamo a Roma, ospite della Fondazione Konrad Adenauer, il think tank ufficiale del partito di Merkel. Oggi, nella capitale, è attesa proprio lei, la cancelliera che ha tenuto le redini della politica tedesca (ed europea) per sedici anni. Un pranzo di congedo a Palazzo Chigi con il presidente del Consiglio Mario Draghi. Protocollo, certo, ma c’è di più. Un’intesa politica forgiata fra i corridoi della Bce che negli anni ha portato frutto. “Se il partenariato franco-tedesco rimane l’ossatura della politica europea, in Germania è cresciuta la consapevolezza che esistono sei Paesi fondatori dell’Ue e che l’Italia è un partner fondamentale”, dice Schavan durante un incontro con alcuni cronisti introdotto dal direttore della fondazione Nino Galetti.

La legacy di Merkel però è appesa a un filo, mentre proseguono i negoziati per dar vita a un governo. Se, così dicono i pronostici, sarà la coalizione semaforo a spuntarla, cosa attendersi dal cancelliere in pectore Scholz? Il primo nodo da sciogliere è quello economico, spiega l’ex ministra. L’austerity tornerà di casa a Berlino e Bruxelles? “Molto dipenderà dalle trattative in corso fra liberali e verdi, che sul punto hanno visioni distanti. Lindner (il leader del partito liberale Fdp, ndr) vuole il ministero delle Finanze, e come è noto i liberali sono sensibili alle rivendicazioni dei Paesi frugali. Non mi aspetto comunque grandi cambi di passo sulla politica europea”. Si troverà un compromesso fra partiti, assicura, “il segreto è non scendere nei dettagli”.

Né bisogna aspettarsi virate significative in politica estera, aggiunge. “È stata una campagna elettorale tutta incentrata sugli affari interni. La giustizia sociale è considerata la priorità dagli elettori tedeschi, e la Spd lo ha capito prima di altri”. Perfino le questioni climatiche, richiamate nei programmi di tutti i partiti, sono rimaste all’angolo. “Abbiamo sentito molti slogan. Politici che hanno promesso di proteggere il clima, dimenticando di dire che la tutela del clima non è gratis: i cittadini se ne accorgono quando devono pagare due euro un litro di benzina”.

E forse questo è stato uno dei cavalli di battaglia di Scholz. “Ha saputo tacere quando necessario”, scherza Schavan. L’ex ministro delle Finanze ha giocato di tattica, ha funzionato. “Al di fuori della Spd è stato sottovalutato, quando lo hanno scelto come candidato in tanti ridevano. Ha saputo ribaltare i pronostici. Per la Cdu post-Merkel, riflette oggi la ministra, è il momento di una riflessione esistenziale. “A gennaio il partito era oltre il 30%, il periodo di transizione non è stato sfruttato per la formazione di una nuova classe dirigente. È il problema che si è posto per ogni transizione al termine di un’era politica, è successo già con Adenauer e Kohl”.

Si riparte dai numeri: “Da sola Merkel spostava una quota importante di voti, tra il 6 e l’8%. Sono stati intercettati dalla Spd, e in seconda battuta da verdi e liberali. Fortunatamente non dalla destra di Afd”. È un vuoto che deve essere colmato al più presto. Scholz lo ha capito, e ne ha fatto una missione. “Vuole gestire l’eredità della cancelliera. Ha detto al Paese: “Io sono la nuova Merkel”, e gli hanno creduto”.


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