A Roma si afferma la linea italiana sulla Difesa europea. Tra Joe Biden e Mario Draghi emerge piena sintonia sulla “utilità” del progetto, purché “in piena complementarietà” con l’alleanza transatlantica. Poi l’incontro con Emmanuel Macron per superare lo strappo dell’Aukus proprio attraverso l’apertura americana ai piani di Bruxelles. Occhi puntati sulla nuova dichiarazione Nato-Ue, attesa entro fine anno
Joe Biden e Mario Draghi hanno “riaffermato la forza del legame transatlantico e l’utilità di sviluppare una Difesa europea anche con riguardo la sicurezza transatlantica, in piena complementarietà”. È quanto si legge nella nota della presidenza del Consiglio sull’incontro a palazzo Chigi tra il presidente americano e il premier italiano. Un tema particolarmente atteso, quello della Difesa europea, viste le turbolenze generate nelle passate settimane dall’intesa Aukus e dall’esito drammatico del ritiro dall’Afghanistan.
Le parole del comunicato sanno d’intesa ritrovata tra le due sponde dell’Atlantico, un’intesa mai persa con riferimento all’Italia, ma messa alla prova in sede europea, con le pressioni francesi per rendere comune l’insoddisfazione generata dalla perdita della commessa di sottomarini all’Australia. Anche per questo, il vero test è stato il bilaterale tra Biden ed Emmanuel Macron, chiamati a ricucire lo strappo. “Abbiamo già parlato”, ha detto il presidente americano arrivando all’incontro con il collega francese ai cronisti. “Chiederà scusa?”, ha chiesto qualcuno. “A chi?”, ha risposto Biden. Poi il faccia-a-faccia. “Siamo stati maldestri – ha detto il presidente americano – non c’è nessun alleato più fedele della Francia”. Strappo ricucito.
Un assaggio di quello che poteva essere era d’altra parte già arrivato a inizio ottobre, quando a Parigi arrivò il segretario di Stato americano Tony Blinken per spiegare a Macron che gli Stati Uniti sono “certamente favorevoli alla difesa europea e alle iniziative di sicurezza”, ma intesa come “un complemento alla Nato”, tema su cui l’impegno di Joe Biden è “di ferro” (qui il focus). La settimana scorsa il dibattito si è spostato alla Nato, con il capo del Pentagono Lloyd Austin a Bruxelles impegnato anche in un bilaterale con Florence Parly, ministra della Difesa francese. “La relazione bilaterale tra Stati Uniti e Francia è più importante che mai”, notata Austin. “La ricostruzione metodica della fiducia passa da qui”, rimarcava la ministra elencando le aree di interesse comune (“Sahel, Levante, Indo-Pacifico e sostegno alla difesa europea”), quasi a voler intendere la possibile compensazione sul tema della Difesa Ue rispetto al danno che Parigi ha subito sul dossier sottomarino.
In ogni caso, la strada intrapresa è quella che l’Italia ha sostenuto, e che trova riconferma nella nota di palazzo Chigi. Una linea emersa poco prima che la scorsa settimana si riunissero i ministri Nato, durante un incontro a livello Ue con l’Alto rappresentante Josep Borrell per procedere sul fronte dello Strategic Compass, l’attesa bussola con cui l’Unione vuole alzare il suo livello d’ambizione identificando obiettivi e interessi comuni. A confronto si sono ritrovate le due visioni ormai note, quella francese, per un’autonomia strategia da Nato e Usa, e quella più cauta (dei Paesi dell’Est) che intende l’Alleanza Atlantica come l’unico baluardo di difesa credibile rispetto all’assertività russa.
Nel corso di quell’incontro si è affermata la via mediana, responsabile, promossa anche dall’Italia con Lorenzo Guerini: sì alla Difesa europea, ma sempre in sinergia con l’Alleanza. Tale affermazione è arrivata poi anche alla ministeriale Nato, che ha previsto come sempre una riunione congiunta con l’Ue. “Accolgo con favore i maggiori sforzi dell’Unione in materia di difesa”, spiegava il segretario generale Jens Stoltenberg a margine dell’incontro. L’attesa è tutta per la nuova dichiarazione congiunta Nato-Ue che dovrebbe arrivare entro la fine dell’anno. A novembre sarà la volta della prima bozza dello Strategic Compass. Con l’Alleanza al lavoro sul Concetto strategico da portare al summit di Madrid del prossimo anno, si ragiona su come integrare i due percorsi.
Intanto, oggi arriva la definitiva apertura degli Stati Uniti. Da diversi anni (e amministrazioni) Washington chiede agli alleati europei una maggiore assunzione di responsabilità sui temi della difesa e sicurezza. Eppure, quando l’Ue ha iniziato a strutturare una Difesa comune lo sguardo americano è apparso a più riprese piuttosto scettico. Complice il definitivo focus sull’Indo-Pacifico e sulla competizione a tutto tondo con la Cina, l’amministrazione Biden pare aver ufficializzato un’apertura convinta alla Difesa europea, a una sola condizione: in complementarietà con la Nato.
Ciò premia la linea italiana, emersa anche dalle recenti uscite del presidente del Consiglio Mario Draghi, La scorsa settimana, anticipando al Senato il Consiglio europeo, sul tema ha definito “inevitabile e necessaria una costruzione di una difesa unica europea”. Tre settimane prima aveva presentato la linea pragmatica: “Bisognerà spendere molto di più nella Difesa di quanto fatto finora”. Più di recente aveva risposto direttamente a Stoltenberg: “Non credo che qualsiasi cosa che cresca fuori dalla Nato la indebolisca”. Tra la fine dell’era Merkel e la disponibilità mostrata dall’amministrazione Biden, si rafforza così il peso italiano a Bruxelles, magari anche per bilanciare gli allunghi di Parigi, desiderosa di accelerare sulla Difesa europea a partire da gennaio, quando assumerà la presidenza del Consiglio dell’Ue.