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La medicina Draghi non basta a redimere l’Italia. La scossa di Maffè

Secondo l’economista della Bocconi Carlo Alberto Carnevale-Maffè, il Parlamento non è in grado di riformare l’Italia. Per questo occorrerebbe lavorare sulla classe dirigente e non sperare sempre in qualche uomo della Provvidenza che possa redimerci. Germania e Francia riescono sempre ad eleggere uomini capaci, noi quasi mai. Per questo la nostra democrazia ha fallito

Dice un vecchio adagio, anonimo: tutti sono utili, nessuno è indispensabile. Chissà se il detto vale per Mario Draghi, l’uomo al timone del Paese nella sua notte più buia, chiamato a tirare fuori l’Italia dalle secche della pandemia. Il 2021 si è chiuso con una domanda, ovvero se fosse saggio spedire l’ex presidente della Bce al Quirinale, anziché imbullonarlo a Palazzo Chigi per garantire riforme, messa a terra del Pnrr e benevolenza dei mercati. Il 2022 si è aperto più o meno con lo stesso quesito.

Che mercati, analisti e banche tifino per una permanenza di Draghi a Piazza Colonna non è certo un mistero. E questo perché la finanza globale è sostanzialmente convinta che l’attuale premier sia una sorta di polizza vita per il Paese, sull’onda della sua preparazione condita di autorevolezza. Ma tanto basta a rendere Draghi indispensabile? Secondo l’economista della Bocconi Carlo Alberto Carnevale-Maffè, no.

Nei giorni scorsi l’accademico italiano ha scritto su Twitter un post in cui riassumeva il suo pensiero. “Quasi tutti gli analisti pensano che il futuro dell’Italia dipenda in modo decisivo dal ruolo di Draghi. Si sbagliano. Il Paese è su un lungo percorso di irreversibile decadenza etica, sociale ed economica, ed è irriformabile. Beata la Nazione che non ha bisogno di eroi”.

Formiche.net ha chiesto allo stesso Maffè di approfondire il suo punto di vista. “Tanto per cominciare in una democrazia funzionante non servono salvatori della patria, non servono redentori. Draghi è una personalità di altissimo profilo, forse persino sprecato per fare il premier”, premette Maffè. “Ho citato Bertold Brecht, per dire che la democrazia deve esprimere una élite per mandato e non per cooptazione, altrimenti non è democrazia. Onestamente l’arrivo di Draghi, come per Monti nel 2011, non è una notizia positiva perché non sono persone espresse dalla democrazia”.

Maffè fa però una precisazione: “Draghi si è trovato dinnanzi a una situazione che nemmeno una divinità avrebbe potuto sistemare e questo anche per colpa di una banda di partiti incapaci, a cominciare dai grillini. Un bel 30% del parlamento oggi vive di una cultura anti-sistema, questo vuol dire un terzo del medesimo composto da scappati di casa. E questo non si può certo risolvere con un uomo della Provvidenza”. Ma come metterla con l’appeal, indubbio, di Draghi verso mercati ed Europa, ambedue prestatori di denaro all’Italia?

“Draghi è una medicina per un malato grave e non può essere presa per sempre. Se i mercati si compiacciono nel breve termine va anche bene ma dimostra la nostra innata incapacità di eleggere personalità all’altezza della situazione. Guardiamo alla Germania, alla Francia, all’Olanda. Riescono sempre a eleggere uomini capaci. Noi no, noi ci affidiamo ai redentori. Per questo le nostre istituzioni hanno fallito. Draghi va bene, ma non per sempre”.


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