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Sui tassi Wall Street trema, l’Europa traccheggia. Ma occhio alla Germania

Bundesbank

La Borsa americana fiuta la stretta della Fed scivolando da una parte e infiammando i rendimenti dei titoli decennali dall’altra. Mentre in Europa tutto tace, con la Bce che continua a predicare calma. Ma la Germania è in agguato

Il rialzo dei tassi negli Stati Uniti è nell’aria e i mercati lo sanno fin troppo bene. Altrimenti come si spiegherebbe l’ultimo tonfo della Borsa americana, accompagnato da un rialzo dei rendimenti dei treasuries (i titoli di Stato a stelle e strisce) ai massimi da gennaio 2020, a pandemia non ancora iniziata?

Il tasso del T-Bond decennale è arrivato a sfiorare l’1,84%, segno che qualcosa sta cambiando. Ma soprattutto che il mercato arriva quasi sempre un po’ prima della politica, quella dalle parti della Federal Reserve. La banca centrale guidata da Jerome Powell, ha più volte annunciato un triplo ritocco dei tassi nell’arco del 2022, alzando il costo del denaro in tre scaglioni, a partire da marzo. Tutto già previsto dalla piazza finanziaria più importante del mondo.

Gli investitori prevedono infatti che un mercato del lavoro tonico e un’inflazione elevata spingeranno la Fed a effettuare diversi aumenti del costo del denaro già a partire da quest’anno. Gli esperti di Cme Group, per esempio, scommettono su quattro o cinque incrementi del costo del denaro nel 2022. “A ottobre il mercato si aspettava un solo aumento dei tassi nel 2022 e ora ne prevede quattro”, ha messo in chiaro Edward Park, economista della società di investimento britannica Brooks Macdonald, per poi sottolineare che “questo riflette il livello di incertezza che abbiamo nel mercato in questo momento”.

Non resta che tenere gli occhi bene aperti e guardare alla riunione di politica monetaria, in calendario la settimana prossima, da cui si cercherà di capire le future mosse della banca centrale, nella ragionevole certezza che i mercati abbiano fiutato bene. Al di qua dell’Atlantico però, le cose stanno diversamente, e molto. Come raccontato più volte da Formiche.net, la Banca centrale europea guidata da Christine Lagarde non ne vuol sapere di mettere mano ai tassi e questo per una convinzione di fondo: l’inflazione nell’eurozona, oggi al 5% (dato di dicembre) è un fenomeno transitorio e non strutturale. Molto meglio chiudere i rubinetti degli stimoli, fermando progressivamente il motore dei programmi di acquisto titoli (da 90 a 20 miliardi al mese).

Negli Stati Uniti sono convinti esattamente del contrario, l’inflazione è cosa seria e duratura, ma ora anche nel Vecchio Continente qualcosa si sta muovendo e non è detto che l’approccio della Bce tenga ancora per molto. Tanto per cominciare il bund decennale, il titolo di debito di riferimento in Ue, è appena tornato in territorio positivo. Era dal 2019 che aveva un ritorno negativo. È il primo segnale di una normalizzazione della politica monetaria dopo i maxi stimoli pandemici che hanno iniettato liquidità per evitare che l’emergenza sanitaria si trasferisse in modo massiccio all’economia reale.

Ma la spinta tedesca verso un ritorno alla politica monetaria poco accomodante – in Germania l’inflazione è al 5,3% – non si esaurisce qui. Isabel Schnabel, l’economista tedesca presente nel board della Bce in qualità di responsabile per le operazioni di mercato, ha rotto il fronte di coloro che considerano l’inflazione europea solo temporanea. Secondo la sua previsione, espressa sabato sera con un intervento al meeting annuale dell’American Finance Association, le politiche che si stanno mettendo in atto per favorire la transizione energetica dai carburanti fossili a un’economia a basso utilizzo del carbone “introducono importanti rischi di rialzo della traiettoria base dell’inflazione nel medio termine”.

E poi c’è Joachim Nagel, il falchetto neo governatore della Bundesbank (qui un ritratto) e successore di Jens Weidmann. Nagel ha avvertito nel suo primo discorso che l’inflazione potrebbe rimanere elevata più a lungo di quanto ci si aspetti, esortando i suoi colleghi della Banca centrale europea ad essere vigili. E magari a muoversi. Nagel ha giurato di seguire le orme del suo predecessore. Quel Weidmann che è stato spesso una spina nel fianco della Bce.

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