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Ucraina, l’ora dell’Italia (e di Draghi). Parla Fiona Hill

L’esperta di Russia ed ex consigliera della Casa Bianca di Trump: una dura posizione di Draghi contro la minaccia russa in Ucraina può fare la differenza. Nonostante il lavoro della Farnesina e l’asse solido con gli Usa, a Mosca credono di poter separare l’Italia dalla Nato: ora possono ricredersi

Mario Draghi dovrebbe dire una parola sulla crisi in Ucraina”. Fiona Hill, tra le massime esperte di Russia in America e già ai vertici del Consiglio di Sicurezza Nazionale nell’amministrazione Trump, ha un messaggio per l’Italia. Alla vigilia della partita per il Quirinale c’è un’altra emergenza che richiede l’attenzione del governo italiano e del suo leader. È un’emergenza che non prescinde dall’elezione al Quirinale cui, stando alle cronache, Draghi può aspirare.

In Ucraina, sul fianco Est dell’Europa e della Nato, soffiano i venti di guerra. A dispetto dei contatti diplomatici – e in attesa di un vertice fra consiglieri dei Paesi nel Formato Normandia a Parigi martedì prossimo – l’intelligence americana ritiene ancora probabile un’invasione militare russa. Questione di giorni, settimane al massimo, prima che Vladimir Putin faccia la sua mossa.

“Credo serva una risposta ferma da parte italiana, sarebbe di grande aiuto”, dice Hill a Formiche.net. “Assistiamo a una marcia indietro nelle dichiarazioni dei leader europei. Come pesa la presa di posizione del presidente della Finlandia Sauli Ninistö, tanto più può impattare le dinamiche europee un intervento di Draghi”.

Hill conosce da vicino la Russia, dove ha vissuto per anni studiando Putin e il suo palazzo, prima di servire alla Casa Bianca nel 2016. Quella pagina è stata archiviata – Hill è il volto del Kiev-gate, il caso che ha iniziato la lenta caduta dell’amministrazione Trump – oggi è tornata a osservare l’Europa dalla Brookings Institution. E si chiede perché, mentre i carri armati russi iniziano ad accerchiare l’Ucraina, dal premier non sia ancora arrivata una netta presa di posizione pubblica.

“Dovrebbe prendere le difese della sovranità e dell’indipendenza ucraina. Ricordare che quel che sta facendo Putin ha ramificazioni più ampie, lavorare a stretto contatto con Francia e Germania, e fuori dall’Ue con il Regno Unito e Paesi esposti come Norvegia e Finlandia”.

L’Italia in verità non ha mai abbandonato il dossier. Nei mesi scorsi Palazzo Chigi e il Cremlino hanno mantenuto una linea telefonica diretta, da leader a leader. Sulla scrivania del premier giace un invito a Mosca entro il 2022. E lo stesso Putin a dicembre ha auspicato che il Paese svolga un ruolo attivo per “normalizzare i rapporti fra la Russia e l’Unione Europea e perfino fra Russia e Nato”.

Una missione che continua a vedere in primo piano la Farnesina, anche sugli ultimi sviluppi della crisi ucraina. Lo dimostrano i continui contatti e la sintonia tra il ministro degli Esteri Luigi Di Maio e il Segretario di Stato americano Antony Blinken, e il riferimento di questo al “ruolo essenziale” italiano per “garantire la sicurezza del continente”.

A Washington, spiega l’esperta, c’è nondimeno l’impressione che gli alleati europei si stiano muovendo in ordine sparso. Emmanuel Macron parla di autonomia europea, il cancelliere Olaf Scholz sceglie la prudenza. “I russi non si aspettano un intervento italiano. Sperano che i Paesi amici in Europa non si schierino a favore di sanzioni troppo dure e l’Italia non fa eccezione. Lo abbiamo visto quando la responsabile dell’ufficio stampa del Cremlino, Maria Zakharova, ha risposto a un editoriale del direttore di Repubblica Maurizio Molinari. Una risposta particolarmente violenta che ha tradito il pensiero dei russi: credono che l’Italia possa essere intimorita e separata dal resto della Nato e dell’Ue”, nota Hill.

“Sono rimasta colpita dalle parole di Draghi nella conferenza stampa di fine anno, rilanciate dal Financial Times – osserva invece la collega della Brookings Constanze Stelzenmüller, esperta di rapporti euro-atlantici. “Quando ha chiesto di non esagerare e ha sottolineato che la Russia non è un avversario e dovremmo lavorarci insieme perché l’Europa è vulnerabile, mi è sembrato andare in senso contrario agli allarmi che provengono dagli Stati Uniti”. “Capisco le ragioni del suo messaggio – aggiunge – “Se l’America vuole cambiare le cose, ci dia una mano”. Ma queste parole hanno un peso su chi deve decidere in Europa quanti e quali sanzioni imporre contro la Russia e sta cercando di trovare un fronte compatto”.


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