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Mps, ritirate le deleghe a Bastianini. Arriva Lovaglio

Dopo settimane di pressioni e rumors il manager che ha riportato in utile la banca più antica del mondo alza bandiera bianca. Al suo posto il Tesoro ha scelto Luigi Lovaglio, ex numero uno del Creval con una lunga esperienza in Unicredit. Ora focus su risanamento e nozze con uno o più istituti. Il titolo cresce in Borsa

Game over. Troppo forte la pressione dell’azionista Tesoro (64%) e decisamente alte le aspettative del mercato che, per tutta la giornata, mentre ai piani alti del Palazzo di Rocca Salimbeni si consumava lo strappo faceva crescere il titolo oltre l’1%.

Alla fine il dato è tratto, Guido Bastianini non è più l’amministratore delegato di Mps. Al suo posto il board della banca più antica del mondo starebbe per cooptare Luigi Lovaglio, potentino, classe 1955, ex numero uno del Creval, la banca di Sondrio confluita nella francese Crédit Agricole dopo l’Opa di due anni fa ed ex manager di Unicredit, dove è entrato nel 1973 per arrivare fino alla carica di ceo della ex controllata polacca Bank Pekao.

Che la riunione di oggi, durata oltre quattro ore e cominciata a metà mattinata, non fosse incentrata solo sull’approvazione dei conti 2021, chiusi in utile per 388 milioni, era chiaro da almeno un paio di giorni. E cioè fin da quando il presidente Patrizia Grieco, su input dell’azionista Tesoro, ha integrato l’ordine del giorno con una verifica sulle deleghe a Bastianini. E così è stato, con il board che ha avallato il ritiro delle deleghe per conferirle a Lovaglio.

Una defenestrazione del banchiere spesso considerato vicino al M5S (qui l’intervista al presidente della commissione parlamentare sulle banche, Carla Ruocco) per motivazioni che al momento restano oscure. Quella indicata con maggior frequenza nelle ricostruzioni di stampa, ossia una presunta richiesta di discontinuità da parte dell’Europa sarebbe, secondo fonti a conoscenza del dossier, priva di fondamento. Secondo altri ambienti, invece, a Via XX Settembre non avrebbero gradito l’eccessiva lentezza del piano per il taglio dei costi di Mps.

Di sicuro, poco c’entrano le nozze con Unicredit, sfumate sul più bello lo scorso novembre dopo il mancato accordo sulla ricapitalizzazione (2,5 miliardi per il Tesoro, non meno di 6 per la banca milanese). Lì a non capirsi furono il direttore generale del Mef, Alessandro Rivera e il ceo di Unicredit, Andrea Orcel, con Bastianini rimasto alla finestra. A far posto al nuovo manager chiamato al vertice del Monte dei Paschi, è stata la funzionaria del dipartimento del Tesoro, Olga Cuccurullo, consigliera non indipendente, che venerdì scorso, in serata, si è dimessa per motivi personali.

Bastianini comunque rimarrà in consiglio, per far posto a Lovaglio che sarà quindi chiamato ad approvare il progetto di bilancio nel board in calendario a inizio marzo. Va detto che i meriti di Bastianini non mancano. Mentre il mercato si interroga su quale sarà la buonuscita del manager che ha firmato il ritorno all’utile di Rocca Salimbeni dopo una perdita strutturale di 1,6 miliardi nel 2020 e diversi bilanci in rosso e intrisi di sofferenze. Al netto del proseguo del risanamento di Mps, Lovaglio dovrà farsi promotore del processo che porta al disimpegno dello Stato dalla banca toscana, così come pattuito con l’Europa. E dunque, di concerto con il socio pubblico, aprire nuovamente la caccia grossa al possibile sposo. Sempre che sia uno solo.

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