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Attacco a Kiev imminente. I piani e i problemi di Putin

Conquistare Kiev prima di sedersi al tavolo negoziale. L’obiettivo per Putin è avere la massima leva possibile, anche perché il controllo territoriale sull’Ucraina ancora manca

Mentre la violenza degli attacchi russi aumenta un po’ ovunque — anche per frustrazione, sul campo e nelle stanze dei bottoni — diventa difficile pensare a come Mosca possa avere abbastanza truppe per circondare efficacemente Kiev, bloccare le altre grandi città ucraine, combattere i moti insurrezionali, gestire il controllo di infrastrutture strategiche (centrali nucleari in primis). Ossia, la Russia potrebbe non avere la forza per conquistare l’Ucraina tutta insieme.

Per altro non ha riserve esterne operative: la Bielorussia e gli stati dell’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva hanno per ora voltato le spalle a Vladimir Putin (forse perché hanno visto le conseguenze delle scelte del presidente russo e temono l’enorme contraccolpo internazionale). Una eventuale mobilitazione di massa dei riservisti così come l’introduzione della coscrizione obbligatoria per tutti i cittadini maschi sotto una certa soglia di età — possibile con la legge marziale che Putin nega di voler introdurre — sarebbero mosse politicamente rischiose. Oltre a far perdere qualità ai reparti.

La questione, allo stesso tempo tattica e strategica, allora inizia a ruotare attorno al se i russi riusciranno a prendere Kiev prima che ci sia un contraccolpo interno pesante legato alle vittime e al lockdown economico in cui Putin ha impantanato la Russia. Il presidente vuole chiaramente conquistare la capitale ucraina prima di condurre negoziati seri (i due round di colloqui russo-ucraini tenuti finora non lo erano, infatti Mosca si è presentata al tavolo con richieste non-starter, e l’incontro col premier israeliano, Naftali Bennett, per ora è servito a Putin per dimostrare alla Comunità internazionale il suo non totale isolamento). Oggi ci sarà un terzo round di incontri diretti – sempre a Brest, in Bielorussia – ma ci sono poche speranze che possa essere risolutivo.

Quanto effettivamente la Russia sia in grado di sfondare almeno a Kiev, dove il fronte è fermo da giorni, non è chiaro, perché c’è sempre il problema di evitare enormi danni collaterali per Putin e alle forze ucraine sono in arrivo nuove armi occidentali. Tutto particolarmente complicato dalla resistenza mostrata a Kharkiv, la seconda città del paese dove nemmeno la ferocia dell’attacco russo ha portato risultati. Con un aspetto ulteriore: più i russi affondano, più si allungano le linee di rifornimento, e uno dei problemi incontrati nell’invasione è stato proprio il non gestire bene la logistica.

È una guerra, occorre seguire le evoluzioni sul campo perché sono queste che — insieme ai piani, alla loro realizzazione o meno — poi determinano le scelte successive. Chi scrive ricorda che quando i comandanti russi parlavano con i colleghi occidentali dell’Afghanistan spiegavano di trovare pazzesca l’invasione totale contro i Talebani, perché dicevano che non avrebbe portato a niente se non a problemi su problemi (considerazione influenzata da memoria storica di certo). Probabilmente avevano ragione, ma adesso si trovano ad aver mal consigliato il presidente o ad seguire ordini che consideravano follia (nota: qualsiasi generale russo dovesse leggere queste considerazioni troverebbe dozzine di lecito distinguo tecnici e propagandistici).

Appurato che la conquista di Kiev potrebbe essere l’end-game per Putin, vale dunque la pena allungare su questo la riflessione. La capitale ucraina ha valore psicologico, perché la resistenza dà coraggio agli altri fronti e perché la sua tenuta magnetizza il supporto internazionale. Dopo il primo shock, gli ucraini stanno adesso adattando le tattiche — ma questo non vuol dire che non riescano a farlo anche i russi, recuperando sui propri errori.

Per Mosca prendere Kiev è una sfida di capacità di comando, e poi di gestione, perché tendenzialmente è difficile che riescano a conquistare tutta la città (3 milioni di abitanti, circa 850 chilometri quadrati di superficie) e dunque, dovessero sfondare, resteranno comunque delle aree da cui insorgeranno contrattacchi (c’è anche la metropolitana che può essere usata per muoversi e nascondersi).

L’attacco cittadino per questo potrebbe concentrarsi su alcuni snodi infrastrutturali e soprattutto sui palazzi del potere. Molto pericoloso per tutti: “Gli ambienti urbani comportano rischi diversi dagli altri a causa della complessità del terreno fisico, della presenza di civili e degli ecosistemi delle reti politiche, economiche e sociali”, spiega il Modern War Institute. Strutture fisiche come palazzi, tunnel, ponti, determineranno il destino di una pesante battaglia urbana in cui gli ucraini conoscono il terreno e sarebbero avvantaggiati — anche nel raccontare con epica eroica ciò che sta succedendo.

Chiaramente la situazione è fluida, l’assalto a Kiev è di per sé un elemento di escalation, e dipenderà da vari altri fattori, tra cui la capacità ucraina di continuare a resistere — e contrattaccare se possibile — a sua volta legata dalla quantità di armi che riceverà in aiuto. Nel weekend sono arrivati al confine ucraino-polacco da cui vengono gestiti anche gli aiuti militari italiani, e ne stanno arrivando altri, mentre già da oggi, lunedì 7 marzo, altri Manpads antiaerei e anticarro (Stinger dalla Germania e Javelin dagli Usa) saranno in mano agli ucraini — che li stanno sfruttando piuttosto bene. E con gli aiuti cresce anche il numero di soldati stranieri in congedo che va a dare manforte a Kiev. Difficile pensare che Volodymyr Zelensky a questo punto accetti una resa finché c’è speranza.

Il Cremlino fa circolare mappe che ingigantiscono il controllo territoriale che avrebbe ottenuto in Ucraina. In realtà la situazione è diversa: nelle aree dove i soldati russi hanno ottenuto successi, non hanno il controllo effettivo, ma piuttosto hanno preso possesso di alcune strade importanti, come dimostrato bene nella carta fatta da Nathan Ruser dell’Aspi di Canberra (gli australiani hanno buone informazioni anche per quello che ha spiegato Gabriele Carrer su queste colonne). E dunque, per esempio: nella più importante città Ucraina conquistata dalla Russia, Kherson (nel sud), ci sono manifestazioni civili contro gli invasori, i russi hanno anche sparato sulla folla ed è possibile che presto quelle proteste possano trasformarsi in insurrezioni organizzate.


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