La società di satelliti britannica OneWeb affiderà i suoi prossimi lanci alla rivale SpaceX. Il blocco delle collaborazioni spaziali della Russia ha costretto le due concorrenti a collaborare. La scelta di affidarsi al vettore di Elon Musk invece che a quelli europei, dovrebbe essere un allarme per tutto il comparto. Ne parla ad Airpress l’ingegnere ed esperto aerospaziale Marcello Spagnulo
La guerra in Ucraina ha riflessi anche nello spazio, spingendo vecchi avversari a collaborare. È il caso dei satelliti di OneWeb, che verranno lanciati da un Falcon 9 della rivale SpaceX dopo che Roscosmos ha definitivamente interrotto le collaborazioni internazionali dei suoi razzi Soyuz. Le due aziende, infatti, sono concorrenti nella corsa alle prime due reti di connettività internet nell’orbita bassa terrestre, con la costellazione inglese che attualmente conta 428 satelliti su 648 previsti: il 66%.
L’accordo OneWebb-SpaceX
L’annuncio del “passaggio” dei satelliti della società inglese sul vettore di Elon Musk è stato annunciato dalla stessa OneWebb, con Neil Masterson, ceo di OneWeb, che ha dichiarato: “Ringraziamo SpaceX per il supporto, che riflette la nostra visione condivisa del potenziale illimitato dello spazio. Con questi piani di lancio in atto, siamo sulla buona strada per completare la costruzione della nostra flotta completa di satelliti e fornire una connettività solida, veloce e sicura in tutto il mondo”.
Il ritiro della Soyuz
La scelta di affidarsi a SpaceX, tuttavia, rappresenta un segnale importante per quanto riguarda il settore dei lanciatori europei. Il naturale sostituto del Soyuz, infatti, avrebbe dovuto essere un vettore Ariane, dato che ArianeSpace gestiva, in qualità di partner, tutta l’organizzazione e la commercializzazione di lanci di OneWeb. Ma con tutti i vettori Ariane 5 già prenotati, e con l’Ariane 6 ancora in attesa del suo viaggio inaugurale all’inizio del 2023, OneWeb è stata quasi costretta a rivolgersi alla società di Musk.
Un allarme per l’Europa
“Per l’Europa questo dovrebbe essere più di un campanello d’allarme, dato che la spia luminosa era accesa da tempo” ha commentato ad Airpress Marcello Spagnulo, ingegnere ed esperto aerospaziale. Per Spagnulo, l’Europa con Ariane 6 ha intrapreso una politica di mantenimento di tecnologie già consolidate, piuttosto che cercare soluzioni all’avanguardia della frontiera tecnologica. “Magari tra qualche mese assisteremo al fatto che persino la missione di Esa ExoMars sarà lanciata verso il Pianeta rosso a bordo di un Falcon Heavy di SpaceX, invece che su di un vettore europeo”, commenta ancora l’ingegnere. “Anche una versione più performante del lanciatore Vega avrebbe potuto costituire un sostituto del Soyuz ma le scelte commerciali di ArianeSpace hanno di fatto frenato questa possibilità, e adesso ci si ritrova in questa situazione” è la constatazione dell’ingegnere.
Un nuovo modello di produzione
Per il futuro, dunque, sarà necessario un ripensamento strategico europeo sullo spazio. “SpaceX è una società privata, in grado di attuare una catena di produzione completamente interna: nella stessa fabbrica entrano i bulloni ed escono i razzi”, spiega ancora Spagnulo “In Europa invece non è così. Però, quello che sta facendo SpaceX, stanno cercando di farlo molte altre realtà, negli Usa, in Uk e persino in Germania”. Per l’ingegnere, dunque, nel futuro i vettori spaziali dovranno essere realizzati con una nuova idea di progettazione e produzione perché dovranno servire di continuo con una catena di produzione persistente per mettere in orbita sempre più satelliti.