Il numero uno dell’agenzia spaziale russa, Dmitry Rogozin, torna all’attacco della Stazione spaziale internazionale, e lo fa attraverso un messaggio Telegram: “Nessuna cooperazione con chi fornisce armi a Kiev”. Ora, Mosca attende le reazioni delle agenzie occidentali, “ma la decisione ultima sarà del Cremlino”
Torna a minacciare la fine delle collaborazioni spaziali internazionali il direttore generale di Roscosmos, Dmitry Rogozin. L’agenzia di stampa russa Tass, infatti, riporta un messaggio inviato su Telegram dal numero uno dell’agenzia spaziale russa nel quale afferma che Mosca non collaborerà con i Paesi che stanno fornendo armi e supporto politico al governo ucraino, definito da Rogozon “la giunta nazista a Kiev”. “Roscosmos ha sospeso i progetti congiunti con i Paesi occidentali per motivi morali ed etici. Nessuna cooperazione”, recita il messaggio Rogozon.
Il messaggio di Roscosmos
A ciò si sono aggiunte le diverse azioni intraprese dalla Russia per ritirare la Federazione dai programmi di cooperazione spaziale, a partire dalla collaborazione sulla Stazione Spaziale Internazionale (Iss). “Ritengo che il ripristino delle normali relazioni tra i partner della Stazione Spaziale Internazionale e altri progetti congiunti sia possibile solo con la completa e incondizionata revoca delle sanzioni”, ha scritto sempre Rogozin sul suo profilo Twitter, aggiungendo che Roscosmos avrebbe presentato a Stati Uniti, Canada, Unione europea e Giappone “proposte specifiche sui tempi per porre fine alla cooperazione sulla Iss”.
I precedenti
Non è la prima volta che Rogozin invia le sue invettive attraverso i canali social. Da quando è iniziata l’invasione dell’Ucraina il capo del programma spaziale russo ha portato avanti per settimane una campagna di propaganda a favore del presidente Putin, prendendo di mira più volte gli Stati Uniti e i loro alleati. In un’occasione aveva discusso, via Twitter, con l’astronauta Nasa Scott Kelly, fermo oppositore dell’invasione, in un duro botta e risposta, durante il quale Rogozin annunciava di voler ritirare la medaglia per meriti nell’esplorazione spaziale assegnata proprio da Mosca a Kelly.
Segnali di distensione
L’ultima preoccupazione era arrivata da un tweet del 26 febbraio con il quale Rogozin affermava di non voler mettere a disposizione dell’astronauta statunitense Mark Vande Hei i propri sistemi di rientro, minacciandolo di lasciarlo nello spazio. Minacce vuote, dal momento che l’astronauta americano ha rimesso con successo piede sul suolo terrestre il 30 marzo a bordo di una capsula Soyuz russa insieme ai colleghi cosmonauti Anton Shkaplerov e Pyotr Dubrov (con cui si era abbracciato nello spazio prima del rientro, lanciando un messaggio distensivo a tutto il mondo). Anzi, la stessa atmosfera di disgelo che aveva visto l’accoglienza dei tre sulla Terra, con un “Bentornato Mark” che campeggiava sullo schermo del centro di controllo russo, aveva fatto sperare in un clima più rilassato.
Le scelte del Cremlino
Adesso, ha concluso Rogozin, si attendono le risposte delle agenzie spaziali coinvolte nella Iss, lasciando la decisione finale sulle misure da mettere in campo al Cremlino. “Siamo stati i primi ad andare nello spazio – ha concluso – e non lasceremo che altri ci dicano come comportarci”.