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Le Pen-Macron, ultima sfida. Numeri e analisi sulle elezioni francesi

Il presidente uscente è dato per favorito nei sondaggi, ma Marine Le Pen spera ancora di poter riscattarsi dalla sconfitta del 2017. A fare la differenza saranno tutti i cittadini che, al primo turno, hanno scelto l’astensionismo o hanno votato i candidati ormai fuori dalla competizione

Emmanuel Macron, presidente francese uscente, è dato per vincente nei sondaggi sulle intenzioni di voto, eppure il secondo turno delle elezioni che lo vedono competere con la presidente di Resamblement National Marine Le Pen lasciano la Francia, l’Europa (e non solo) col fiato sospeso. “In gioco – ha commentato Joseph La Palombara, professore emerito di Yale, su Formiche.net – ci sono la Nato, il suo comando militare, l’Unione europea e l’intera alleanza occidentale”. L’ultimo faccia a faccia tra i due candidati non ha acceso gli animi: da una parte Macron ha alle spalle 5 anni di governo il cui peso ha gravato, inevitabilmente, sulla campagna elettorale, mentre dall’altra Le Pen non ha soffiato sul vento del sovranismo populista di destra di cui si era fatta portatrice negli ultimi anni.

UNO SGUARDO AL PASSATO

Un ritorno al passato, la sfida tra Le Pen e Macron. Nel 2017, infatti, a contendersi l’Eliseo erano sempre i due candidati de La Republique en Marche e Rassemblement National. Le Pen ottenne allora il 33,9% dei voti, e oggi punta al riscatto pur non avendo dalla sua parte, a quanto dicono i sondaggi, la maggioranza dei francesi (il presidente uscente oscilla tra il 55,5 e il 57,5% nelle intenzioni di voto). Lo scarto tra i due nel 2017 fu di ben 32 punti, e sebbene ci siano indicazioni meno trancianti dai numeri dei recenti sondaggi, la candidata della destra rischia di non riuscire a prendere al sua rivincita. Secondo una recente stima di Ipsos-Sopra Steria, infatti, il 43% dei francesi ha ritenuto Macron più convincente nel confronto tv dello scorso mercoledì – seguito da 15,6 milioni di spettatori – contro il 24% di coloro che hanno incoronato come vincitrice la candidata dell’estrema destra. Tra i sostenitori del leader della Republique en Marche e quelli di Le Pen c’è comunque un terzo blocco: quello degli astensionisti, che potrebbero essere il 26% del totale della popolazione, come al primo round. “Secondo me la vera insidia è l’astensionismo”, aveva rivelato Aldo Giannuli a Formiche.net. “Gli elettori di Le Pen sono più militanti, quelli di Macron non sono così determinati”. Inoltre, aveva aggiunto, “non mi aspetto uno stacco clamoroso tra i due candidati. Macron si presenta con la verve di una birra svaporata, bevuta calda in estate. Tanto per rendere l’idea. Per cui, mi aspetto un distacco di non oltre sei o sette punti percentuali in caso di vittoria”.

IL RUOLO DELL’ASTENSIONISMO

La chiave di volta del secondo turno elettorale francese saranno, quindi, soprattutto i 12,8 milioni di francesi che il 10 aprile si sono astenuti, pari al 25,8% degli iscritti, e quei 780.000 (1,51%) che hanno espresso un voto bianco o nullo. Questi ultimi erano stati 4 milioni al ballottaggio del 2017, + 2 punti rispetto al primo turno. Pertanto rappresentano un bacino di voti molto più importante rispetto ai 7,7 milioni di elettori (21,95%) che al primo turno hanno scelto il candidato della sinistra radicale, Jean-Luc Mélenchon.

Gli analisti fanno notare che, tradizionalmente, la partecipazione non evolve molto tra il primo e il secondo turno, pertanto l’astensionismo potrebbe essere nuovamente alto il 24 sera. “Effettivamente una parte di elettori ha già previsto di non andare a votare oppure di votare bianco o nullo, in una logica del “né Macron né Le Pen. Il loro peso si farà sentire” ha riferito Frédéric Dabi, direttore generale dell’Istituto francese di sondaggio d’opinione (Ifop). Tuttavia, ha precisato il politologo, “c’è anche chi non è andato al primo turno ma andrà al secondo per bloccare un candidato oppure l’altro o perché considera che solo il ballottaggio conta”. Oltre all’astensionismo di base dei francesi, domenica ci sarà anche un astensionismo derivante dalle varie consegne di voto ed indicazioni date, oppure non date, dagli altri candidati alle presidenziali, eliminati al primo turno. Secondo le ultime indagini Ipsos, il 41% dei cittadini che ha votato Mélenchon ha previsto di astenersi oppure di optare per un voto bianco o nullo. La stessa scelta riguarderebbe il 26-29% degli elettori dell’ambientalista Yannick Jadot, il 24-28% di quelli della candidata di destra gollista Valérie Pécresse e il 14-13% di quelli dell’altro candidato di estrema destra, Eric Zemmour.

CHI POTRÀ VOTARE E COME

Al ballottaggio potranno votare tutti i cittadini francesi sopra i 18 anni iscritti nelle liste elettorali. In tutto si tratta di 48,7 milioni di persone, 1,4 milioni delle quali residenti all’estero. Può far valere il proprio diritto di cittadino anche chi è positivo al Covid-19. Il protocollo sanitario messo a punto dal governo prevede infatti che non possa essere chiesta agli elettori una prova di avvenuta vaccinazione né il certificato di test negativo. Nella giornata di domenica i seggi saranno aperti dalle 8 alle 19 in tutto il Paese, ma in alcune grandi città – Parigi, Lione, Marsiglia, Rennes, Tolosa, Grenoble, Nantes e Bordeaux – si potrà votare fino alle 20. Nel calcolo delle preferenze espresse non vengono considerate le schede bianche e le nulle. I primi exit poll saranno divulgati dai media a partire dalle 20, dopo la chiusura delle urne. Il ministero dell’Interno comunicherà i risultati ufficiali la sera stessa, dopo le informazioni inviate dai seggi. A partire dalla mezzanotte scorsa e’ cominciato il silenzio elettorale. I candidati non possono più essere intervistati né fare campagna fino alla proclamazione dei risultati. Lo stesso divieto vale per la pubblicazione dei sondaggi.



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