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Biden spiega le nuove armi americane che arriveranno a Kiev

Biden, con un editoriale, delinea il perimetro del coinvolgimento americano nella guerra russa in Ucraina e spiega che (per ora) gli Stati Uniti invieranno missili di artiglieria a medio raggio per assistere Kiev contro l’avanzata della Russia nel Donbas

C’è un passaggio chiarificatore dell’op-ed con cui il presidente statunitense, Joe Biden, ha delineato sul New York Times il perimetro dell’impegno americano nel conflitto scatenato dalla Russia in Ucraina: “Ho deciso che forniremo agli ucraini sistemi missilistici e munizioni più avanzate che consentiranno loro di colpire con maggiore precisione gli obiettivi chiave sul campo di battaglia in Ucraina”.

È una frase che spegne varie polemiche e preoccupazioni: gli Stati Uniti forniranno nuove tecnologie militari a Kiev oltre a tutte quelle che stanno già fornendo – di cui Biden stesso fa l’elenco, missili anticarro Javelin, missili antiaerei Stinger, potenti sistemi di artiglieria e missili di precisione, radar, veicoli aerei senza pilota, elicotteri Mi-17 e munizioni. Ma non forniranno armamenti con i quali l’Ucraina può colpire comodamente in Russia.

È in parte un messaggio al Cremlino, che ha già colto una dichiarazione simile fatta dal presidente giorni fa utilizzandola in forma propagandistica a proprio favore. “Riteniamo che gli Stati Uniti stiano deliberatamente e in modo mirato gettando altra benzina sul fuoco”, ha commentato il portavoce di Putin, Dmitri Peskov. “Tali consegne non contribuiscono a risvegliare il desiderio della leadership ucraina di riprendere i colloqui di pace”, ha aggiunto.

In parte ha parlato agli alleati Biden: c’è un limite del coinvolgimento statunitense, perché Washington vuole evitare di aggravare la crisi. E d’altronde, anche in vista delle elezioni di metà mandato, e con l’interesse americano al tema “guerra” in generale sottozero, all’amministrazione serve di evitare escalation, fossero anche solo retoriche.

A scanso di equivoci, l’americano lo dice chiaramente: “Non vogliamo una guerra tra la Nato e la Russia. Per quanto non sia d’accordo con Putin e ritenga le sue azioni un oltraggio, gli Stati Uniti non cercheranno di provocare la sua destituzione a Mosca. Finché gli Stati Uniti o i nostri alleati non saranno attaccati, non ci impegneremo direttamente in questo conflitto, né inviando truppe americane a combattere in Ucraina né attaccando le forze russe. Non incoraggeremo né permetteremo all’Ucraina di colpire oltre i suoi confini. Non vogliamo prolungare la guerra solo per infliggere dolore alla Russia”.

Il principio del coinvolgimento americano non muta per ora, “Niente sull’Ucraina senza l’Ucraina” scrive Biden. E non muterà finché sul campo di battaglia non ci saranno evoluzioni stravolgenti o uno sfiancamento insostenibile. Però, aggiunge il capo di stato ameranno, “non farò pressione sul governo ucraino, né in privato né in pubblico, affinché faccia concessioni territoriali. Sarebbe sbagliato e contrario a principi consolidati farlo”. Resta la linea dunque: aiutare Kiev a difendersi e dunque sostanzialmente permettergli di costruirsi una posizione negoziale non di debolezza.

Nei giorni scorsi, funzionari statunitensi avevano fatto sapere ai media americani che l’amministrazione Biden intende fornire all’Ucraina sistemi missilistici di artiglieria, ma si era fatto cenno a potenziali armi a più lungo raggio, su cui il presidente aveva già pubblicamente frenato parlando ai giornalisti sul Prato sud della Casa Bianca (era il Memorial Day e Biden stava rientrando per incontrare le famiglie delle Golden Star). Quelli dell’op-ed sul NyTimes sono nuovi dettagli su una fornitura di cui si parla da una decina di giorni e un annuncio ufficiale potrebbe essere fatto oggi, mercoledì 1 giugno.

Kiev ha chiesto armi a più lungo raggio per colpire gli obiettivi russi mentre lotta per difendersi dagli attacchi nella parte orientale dell’Ucraina. Il punto non è stato sulla tipologia di sistemi – artiglieria tattica – ma sul raggio di azione degli stessi. A questo punto sembra che la decisione sia stata trovata, e un numero non definito di Guided Multiple Launch Rocket Systems (GMLRS) nel giro di poco tempo dovrebbero essere al fronte, considerando che secondo le informazioni del Wall Street Journal sono già in spedizione e nell’arco di una decine di giorni gli ucraini dovrebbero ricevere istruzioni su come utilizzarli.

Questo significa che rispetto alle forniture di cui si era parlato in precedenza, soltanto gli Army Tactical Missile System (ATACMS), che hanno raggio superiore (fino a 300 chilometri) non saranno inviati. I GMLRS, prodotti dalla Lockheed Martin, sono lanciatori equipaggiati con missili guidati di precisione M30 (testata a submunizione) e M31 (testata unitaria), a guida GPS/INS e in grado di colpire bersagli fino a circa 70 chilometri. Entrambe le munizioni possono essere utilizzate contro bersagli massicci e, grazie alla loro precisione, sono necessari meno razzi per ottenere gli effetti desiderati. I GMLRS possono essere montati sia sugli M270 MLRS (cingolati) o che gli M142 HIMARS (gommati).

Va detto che questi due trasportatori possono anche essere usati per gli ATACMS, e dunque se in futuro si volesse ulteriormente alzare l’asticella delle forniture tutto è possibile – sebbene restano per ora quegli ostacoli politici. Sebbene il concetto di arma decisiva sia da tempo superato, i nuovi armamenti daranno senza dubbio all’Ucraina un vantaggio nelle capacità di fuoco standoff contro le forze russe a est e a sud, anche perché possono colpire gli omologhi russi BM30 Smerch, di cui hanno raggio superiore e maggiore affidabilità di targeting.

I nuovi sistemi sono in grado di raddoppiare il raggio di attacco degli obici M777 già forniti dagli Stati Uniti e di quelli (anche italiani) forniti dagli altri paesi Nato. Per questo, l’ingresso di queste nuove armi sul campo di battaglia potrebbe nel breve termine alterare l’equilibrio in corso, che vede la Russia in una fase di spinta. È chiaro che maggiormente determinanti sarebbero gli ATCAMS, ma, come visto, la Casa Bianca sembra decisa a mantenere i trasferimenti di armi su capacità che possono raggiungere decine di chilometri, non centinaia. Almeno per ora.

Una nota sul training. In Ucraina non c’è personale militare americano (almeno non ufficialmente, non in uniforme e non tecnici addestratori), quindi qualsiasi addestramento fornito dalle truppe americane sarebbe condotto in un Paese europeo alleato. L’HIMARS, in generale, è diventato un sistema popolare nell’Europa dell’Est, con la Polonia che ha effettuato un grosso ordine per i sistemi solo pochi giorni fa, e la Romania che ne è già dotata.

(Foto: Lockheed Martin)



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