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Così la Tre Mari si integra col Fianco Est Nato

La Three Seas Initiative è “complementare all’allargamento e all’efficacia dell’Ue, ma anche molto importante e complementare alla Nato, considerando il nuovo Strategic Concept”, ha sostenuto l’ex ministro albanese Mediu a Formiche.net. L’iniziativa, un forum di dialogo costante tra 12 Paesi affacciati su Baltico, Adriatico e Mar Nero, ha una sua centralità strategica e geopolitica, soprattutto adesso (pensando a Russia e Cina lungo l’asse nord-sud dell’Europa orientale)

Nata nel 2015 su iniziativa congiunta del presidente polacco Andrzej Duda e la croata Kolinda Grabar-Kitarović e con lo scopo di creare un forum di dialogo costante tra i 12 Paesi membri – affacciati su Baltico, Adriatico e Mar Nero – la Three Seas Initiative (anche 3SI o Trimarium) è arrivata al settimo vertice in una fase particolare degli affari internazionali. Non a caso l’Ucraina è stata inclusa durante la discussione che si è tenuta a Riga il 20 giugno.

Se l’obiettivo primario dell’iniziativa è quello di aumentare la connettività della regione, con un focus su infrastrutture ed energia, l’inclusione di Kiev significa permettere un’inclusione aggiuntiva verso i Paesi non Ue, aprendo la porta all’estensione ai Balcani, come spiega Fatmir Mediu, ex ministro della Difesa albanese ora focalizzato sull’iniziativa.

L’inclusione ucraina arriva in un momento molto delicato della storia del Paese, come noto vittima dell’aggressione russa. Proprio la guerra rischia di mettere a rischio alcuni progetti infrastrutturali potenzialmente cruciali per la 3SI. La preoccupazione, semplificando, è che se la Russia dovesse riuscire a sequestrare il Mar Nero sotto il proprio controllo, il bacino verrebbe tagliato dal Trimarium.  

Mediu, in una conversazione con Formiche.net, spiega che “l’importanza geopolitica dell’iniziativa, soprattutto nella situazione di estrema difficoltà che attualmente sta subendo il lato orientale dell’Europa”, a cui appartengono i 12 Paesi membri. “Questa iniziativa è complementare all’allargamento e all’efficacia dell’Ue, ma anche molto importante e complementare alla Nato, considerando il nuovo Strategic Concept (il documento che aggiorna le visioni dell’alleanza uscito dal recente vertice di Madrid, ndr)”.

La Tre Mari si snoda lungo il Fianco orientale, quello più caldo in questo momento a causa del conflitto ucraino, “aggiungendo valore alla cooperazione dei Paesi Nato per affrontare l’interdipendenza energetica e lo sviluppo delle tecnologie”, aggiunge Mediu, che a marzo definì la Trimarium come un’iniziativa “di contrasto alla Cina e alla Russia”.

È innegabile che se per l’Europa è stata finora una forma di sviluppo ulteriore, ora la 3SI può diventare parte del percorso di sganciamento dalla Russia. A questo si lega buona parte dell’interessamento americano per l’iniziativa. Per Washington, la Three Seas Initiative è un metodo per ridurre la dipendenza di quella regione e di quei Paesi da Mosca, e contemporaneamente una via per contrastare l’iniziativa di Pechino nell’area (dove la Cina ha creato il sistema di partenariato noto come “17+1”, attualmente messo in difficoltà da critiche e uscite).

Anche per questo, gli Stati Uniti hanno partecipato, sia politicamente sia finanziariamente, a sostegno dell’iniziativa. L’amministrazione Trump aveva stanziato 1 miliardo di dollari per finanziare i progetti congiunti: di questi una tranche da 300 milioni è stata destinata a piani prioritari nell’ambito della sicurezza energetica. L’attuale Casa Bianca guidata da Joe Biden ha sposato la linea, e annunciato che quei soldi verranno messi– tramite la US International Develpment Finance Corporation – nel Three Seas Initiative Investment Fund.

L’annuncio dell’emolumento verso il fondo congiunto tuttavia non nasconde la limitata priorità riservata dall’amministrazione Biden al Trimarium, quando invece potrebbe essere un modello operativo per come competere con la Cina, contrastare la Russia, sostituire le forme di assistenza estera ormai superate e garantire un migliore ritorno sugli investimenti agli Stati Uniti.

Uno degli elementi interessanti della Tre Mari è “il cambio di paradigma per quanto concerne lo sviluppo della connettività della regione”, come spiega Alessandro Gili in un’analisi per l’Ispi. Dall’orientamento Est-Ovest a uno Nord-Sud che coinvolge sia gli assi del trasporto sia quelli delle infrastrutture energetiche. Vista la sensibilità della situazione regionale lungo quel fianco orientale europeo (e Nato), secondo Gili si andrà anche verso un inevitabile affiancamento della dimensione di sicurezza all’obiettivo primario di aumentare la connettività e lo sviluppo economico dell’area.

Questa dimensione comporta anche uno sganciamento dal ruolo della Germania, egemone economico-commerciale dell’Europa dell’Est, ma poco intenzionato a garantire forme securitarie tout court. Un’architettura che dovrebbe passare eventualmente dal coordinamento americano, già presente (e in rafforzamento) nella regione, sotto l’ombrello Nato. (Considerazione velenosa: visto il rapporto Washington-Berlino, un possibile annacquamento relativo del ruolo tedesco nella regione è una ragione, magari secondaria, dell’interesse strategico statunitense sulla 3SI).

Tra i progetti che ballano sull’area, ci sono tre dimensioni da evidenziare. La prima riguarda le infrastrutture energetiche, di cui Gili fornisce un recap utile: il gasdotto Gipl (Polonia-Lituania); la connessione gas Brua (Bulgaria- Romania-Ungheria-Austria); il gasdotto Eastring (Slovacchia-Ungheria-Romania-Bulgaria); l’interconnettore Romania-Ungheria; il Baltic Pipe (interconnessioni gas tra Norvegia-Danimarca-Polonia e Polonia-Slovacchia e Polonia-Ucraina); il gasdotto Iap (Croazia, Montenegro, Albania); il terminale Lng sull’isola di Krk (Croazia), inaugurato a gennaio 2021.

Poi c’è quella dei trasporti: i lineamenti su rotaia e stradali della rete transeuropea dei trasporti (Ten-T) che collegherebbero il Baltico (Polonia) con l’Adriatico (Slovenia e Italia) e con la Grecia attraverso i Balcani occidentali; il “Viking Train” che connetterà Baltico e Mar Nero (passando per Lituania, Bielorussia e Ucraina, ed ecco un’altra delle sensibilità legate al conflitto russo). Infine le linee digitali con cui tutto il sistema dei Tre Mari sarà dotato di 5G (sensibilità: la presenza cinese) e di fibra ottica.

“La 3SI si snoda in una regione che ha un tasso di crescita più alto del resto d’Europa – fa notare Mediu – e questo la rende particolarmente attrattiva per investimenti e profitti: inoltre, il governo albanese sta lavorando per guidare il processo di ingresso dei Paesi non Ue nell’iniziativa (gli attuali 12 trimaristi sono tutti membri Ue, ndr)”.

L’Albania è anche in trattative con la Nato per costruire una base navale a Porto Romano, un porto in costruzione sulla costa adriatica, come ha dichiarato venerdì il primo ministro, Edi Rama. In una conferenza stampa a inizio mese, Rama ha detto che Porto Romano, situato vicino alla città costiera di Durazzo e destinato a diventare il più grande porto del Paese, avrà una sezione commerciale e una base navale militare. La base militare sarà costruita e cofinanziata dalla Nato e dall’Albania.



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