Intervista al sottosegretario alla presidenza del Consiglio: il tetto al metano è l’unica misura strutturale di cui l’Europa ha bisogno, Draghi lo aveva proposto mesi fa ma non fu preso sul serio. L’Olanda non può tenere in ostaggio l’Unione. Chi invoca nuovi scostamenti di bilancio non sa di cosa parla, gli Hedge fund sono in agguato. Conte? Pensi a quanto fatto dal suo esecutivo con le esplorazioni in mare
Meglio tardi che mai. Non sono forse i tempi migliori per le frasi fatte o per rivendicare consigli e suggerimenti non ascoltati. Mario Draghi il tetto al prezzo del gas lo aveva proposto in tempi non sospetti, quando ad Amsterdam il costo del metano dava i primi segni di nervosismo, ma senza far scattare l’allarme rosso. Ora, a sei mesi buoni dall’inizio della guerra in Ucraina e con una crisi energetica conclamata, la proposta italiana sotto forma di price cap sta finalmente prendendo corpo e, vinte le resistenze tedesche (ma non quelle olandesi), è pronto a finire sul tavolo del prossimo consiglio europeo, straordinario.
Bruno Tabacci, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega alla programmazione economica, fondatore di Centro democratico (oggi confluito in Impegno civico), già deputato di lungo corso e con un passato al vertice della Regione Lombardia, in questa intervista a Formiche.net ci tiene a precisare un punto: il tetto al prezzo del metano non è una misura come tante altre, ma quella svolta per troppo tempo ignorata senza la quale l’Europa non può farcela. E Draghi ne è tutt’oggi ispiratore e promotore.
Sottosegretario, il tetto al prezzo del gas sembra fare finalmente breccia nel cuore dell’Europa. Ora anche la Germania sembra essersi convinta della bontà e dell’utilità di tale misura. Una buona notizia, una volta tanto.
Mi pare un dato di fatto. Vorrei ricordare che il presidente Draghi da 4-5 mesi buoni aveva messo a fuoco la questione, portandola direttamente in Europa. L’inflazione era chiaramente riconducibile all’aumento del prezzo dell’energia, senza considerare che una certa speculazione era già in essere già da prima dell’invasione russa dell’Ucraina. E questo perché Putin si era già raccordato con la stessa speculazione, facendo aumentare il prezzo anche di dieci volte. Un osservatore attento quale Draghi è non poteva non notare tutto questo ed ed è per tale motivo che ha deciso di intervenire.
A questo punto però, con la convergenza della Germania verso la proposta italiana, la possibilità di mettere un price cap al gas si rafforza ancora di più, non crede?
Credo proprio di sì. Non dimentichiamoci l’effetto emotivo che una tale misura può avere sui mercati. Due giorni fa, quando sembrava sbloccarsi la partita per il tetto, il prezzo del metano è sceso. E poi rimanere nell’attuale postura, inermi e senza cioè procedere all’applicazione di un tetto, non sembra evitare il blocco delle forniture russe. Guardi in questi giorni con il North Stream 1, Gazprom parla di manutenzione, ufficialmente.
Non per fare il guastafeste, ma l’Olanda è ancora titubante sul price cap…
Gli olandesi non possono pensare che dipenda tutto da loro, non è che perché la Borsa del gas è ad Amsterdam allora possono fare quello che vogliono. In Europa, sarebbe bene ricordarselo ogni tanto, ci si sta tutti insieme e il price cap va messo, punto. Anche perché non c’è solo il tetto su cui decidere ma anche il disaccoppiamento tra il prezzo del gas e quello dell’elettricità.
Stringiamo un momento il campo sull’Italia Tabacci. Il nostro Paese secondo non pochi osservatori ha fatto prima e meglio di altri nel campo della transizione e della riduzione della dipendenza dalla Russia. Lei che ne pensa?
Dico che l’Italia in questi mesi ha fatto molto. A cominciare dagli stoccaggi, su cui stiamo procedendo in modo spedito, con un percorso virtuoso. La nostra dipendenza dal gas russo è scesa dal 40% al 22%, non è poco ed è merito del governo. A tutti quelli che ora strillano, che ci agitano, dico che nell’ambito della riforma del Titolo V della Costituzione, è di tutta evidenza che la questione energetica ha una competenza europea quando in molti ambivano a una competenza regionale.
Il governo, a tre settimane dal voto, si appresta ad approntare un nuovo pacchetto di misure per raffreddare le bollette. Ma il premier non sembra convinto della necessità di nuovi scostamenti di bilancio…
Guardi che chi invoca nuovi scostamenti, non sa di cosa parla. Altro deficit, dunque altro debito, vuol dire stuzzicare la speculazione che è già in agguato e dunque aumentare il costo del nostro debito. Mi sembrano, i sostenitori del deficit a oltranza, dei dilettanti allo sbaraglio.
Nei giorni scorsi in effetti sono circolate indiscrezioni circa un possibile attacco al nostro debito sovrano. C’è da crederci?
Gli Hedge fund (i fondi più direttamente connessi alla speculazione, ndr) sono già pronti, hanno accantonato munizioni da utilizzare contro l’Italia, non caschiamo dal pero tutti quanti per favore. E allora, facciamo gli scostamenti e rischiamo di innescare la tempesta? Pensiamo invece al tetto al gas, la vera misura strutturale che serve e che va pensata in Europa.
Ammetterà che se nelle more di un confronto sul price cap e del compimento della transizione, se avessimo estratto il gas sotto i nostri mari forse saremmo più tranquilli.
Questa è un’altra questione, i produttori nazionali sono stati indeboliti dalla retorica che voleva il gas al pari del petrolio, quando il metano è invece la via di passaggio che porta alla transizione. A Giuseppe Conte che oggi predica e che cerca di mettere sul conto di Draghi la questione del tetto al prezzo del gas, dico che dovrebbe ricordarsi da quanto fatto dal suo governo in ambito di esplorazioni.