All’indomani del voto che ha sancito il trionfo della destra e di Fratelli d’Italia il titolo dell’ex Telecom strappa in Borsa, arrivando guadagnare il 6,6%. Ad accendere la miccia la fine dello stallo sulla rete unica e la possibilità che il progetto Minerva per una Tim di Stato (via Opa) prenda corpo. Ma occhio anche alla cessione degli asset brasiliani
Giorgia Meloni è benzina sul titolo Tim. Il giorno dopo le elezioni che potrebbero aver sancito l’ingresso della prima donna premier a Palazzo Chigi, chi brilla a Piazza Affari è proprio l’ex Telecom, arrivata a guadagnare il 6% (il migliore del Ftse Mib in mattinata, per poi chiudere a +2,6%) con già più di 100 milioni di titoli passati di mano. Ossigeno per un titolo decisamente troppo anemico, oggi a 19 centesimi ad azione, quando solo pochi mesi fa Kkr, il fondo americano già azionista di Fibercop (la società in cui è confluita la rete secondaria di Telecom), offriva 50 di centesimi per il 100% del gruppo telefonico.
Non è chiaro cosa abbia innescato il rally a Piazza Affari, ma non sono in pochi a credere che dietro lo strappo del titolo ci sia lo zampino del famigerato piano Minerva, il cui principale sponsor è proprio il partito guidato da Meloni e uscito trionfante dalle urne. Una strategia che nei fatti stravolge gli obiettivi in essere per Tim e su cui il ceo Pietro Labriola ha imbastito buona parte del piano industriale. E cioè, fusione degli asset di rete Telecom con quelli pubblici di Open Fiber (controllata al 60% da Cassa Depositi e Prestiti) dando vita a una società unica a controllo statale.
Il piano messo a punto dallo staff di Fratelli d’Italia, invece, prevederebbe un intervento pubblico direttamente a monte dell’aggregazione tra la fibra di Open Fiber e la rete secondaria di Tim. Ovvero un’opa della stessa Cassa Depositi e Prestiti per nazionalizzare, di fatto, Tim. E solo una volta che via Goito divenisse azionista di maggioranza dell’ex Telecom (oggi il socio di riferimento è la media company francese Vivendi, al 23,7%) allora si potrebbe procedere all’integrazione delle reti dando corpo all’infrastruttura unica.
Il forte balzo in avanti del titolo è strettamente connesso al dossier rete unica, forse anche alle indiscrezioni di Verità e Affari che nel weekend ha parlato di una possibile cessione di Tim Brasil (ma nel piano di Tim presentato lo scorso luglio non si parla di un’operazione simile). Dopo l’inevitabile stallo dovuto alla partita delle elezioni politiche, la vittoria schiacciante di Giorgia Meloni che porta il centrodestra al governo, fa ben sperare sullo sblocco dell’impasse e su un nuovo corso per la telco in cui a fare la parte del leone dovrebbe essere lo Stato, proprio attraverso Cassa Depositi e Prestiti. Insomma, gli investitori potrebbero aver fiutato la fine dell’incertezza, sbloccando gli acquisti sul titolo Telecom.
Nei giorni scorsi il deputato di Fratelli d’Italia, Alessio Butti intervistato da Formiche.net, aveva dato la linea del partito in materia di rete. “Sul tema siamo chiari e coerenti. E lo siamo stati senza soluzione di continuità negli ultimi tre anni. “Siamo per un modello di rete pubblica, unica e wholesale only. Ed è una soluzione ben diversa da quella che è in discussione tra Tim e Cassa Depositi e Prestiti, che prevede lo scorporo della rete e la sua acquisizione da parte di Cdp, che ingloberebbe nel progetto le strutture di Open Fiber. Una soluzione il cui unico scopo sembra essere quello di strapagare con decine di miliardi una rete che vale ben poco, essendo in massima parte fatta di rame. Al contrario, il progetto Minerva prevede, attraverso una serie di passaggi mirati, una nuova Tim che a quel punto sarà una società della rete, pubblica, unica e wholesale only, quotata in Borsa e con un titolo che riceverà a mio parere una spinta propulsiva senza precedenti”. La profezia si è avverata.