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Come salvare l’accordo del grano dalle mani di Putin

Ci sono dozzine di navi ferme nei porti ucraini che non partono perché la Russia le tiene ancora bloccate. Uscire dall’accordo sul grano è un ricatto che Mosca pianifica da tempo e per cui cercava un pretesto. Pronte 16 spedizioni oggi, chissà cosa farà il Cremlino?

Le Nazioni Unite, la Turchia, l’Unione europea e l’Ucraina stanno procedendo all’attuazione dell’accordo sul grano del Mar Nero con un piano di transito per 16 navi che dovrebbero prendere il mare oggi, lunedì 31 ottobre, nonostante la Russia, sabato, abbia dichiarato di voler sospendere la sua partecipazione al patto — che ha permesso l’esportazione di prodotti agricoli ucraini sui mercati mondiali.

La Russia, che ha invaso (con un’aggressiva mossa ingiustificata) l’Ucraina il 24 febbraio e anche questa mattina ha attaccato massicciamente le infrastrutture energetiche cvili ucraine, ha interrotto il suo ruolo nell’accordo del Mar Nero (i media internazionali spesso lo chiamano “grain deal”) per un “periodo indefinito”, perché  non poteva “garantire la sicurezza delle navi civili” dopo un attacco alla sua flotta del Mar Nero. Mosca accusa Kiev, aiutata in qualche modo dagli inglesi (dicono i russi), di aver colpito alcune delle navi ormeggiate — tra questa la nuova ammiraglia, la “Admiral Markov”, che ha preso il posto del cacciatorpediniere Moskva” affondato ad aprile).

Le Nazioni Unite e la Turchia, i due principali mediatori dell’accordo raggiunto a luglio, hanno cercato di salvarlo domenica. Il Segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, si è detto molto preoccupato per la mossa della Russia e ha rimandato un viaggio all’estero per cercare di rilanciare l’accordo attraverso una serie di contatti tenterò con il Cremlino. L’intesa è considerata di primaria necessità, perché dovrebbe alleviare la crisi alimentare globale.

Per ora niente da Mosca, ma intanto in seguito alla mossa russa,i prezzi del grano sui mercati internazionali delle materie prime sono destina ti ad aumentare rapidamente (un’impennata del 5,7% sui futures si è già registrata stamattina), dato che sia la Russia che l’Ucraina sono tra i maggiori esportatori di grano al mondo.

Da luglio sono stati esportati più di 9,5 milioni di tonnellate di mais, grano, derivati del girasole, orzo, colza e soia prodotti in Ucraina e inviati tramite il Mar Nero. Secondo l’accordo, un Centro di Coordinamento Congiunto (Ccm) — composto da funzionari di Nazioni Unite, Turchia Russia e Ucraina  — concorda il movimento delle navi e le ispeziona. Domenica 30 ottobre, nessuna nave è stata autorizzata a prendere il largo attraverso il corridoio umanitario marittimo. Per oggi, 12 imbarcazioni in uscita e 4 in entrata dovrebbero solcare il Mar Nero — dove la Russia ha in azione diverse navi davanti alla costa settentrionale, usate anche per lanciare missili sulle città ucraine.

L’Onu ha fatto sapere che i funzionari russi del Ccm sono stati informati del piano di continuazione dell’accordo e dell’intenzione di ispezionare 40 imbarcazioni in uscita lunedì, e ha osservato che “tutti i partecipanti si coordinano con le rispettive autorità militari e altre autorità competenti per garantire il passaggio sicuro delle navi commerciali” nell’ambito del grain deal. Ankara, che sta cercando di salvare l’accordo anche per interesse diretto visto che il presidente Recep Tayyp Erdogan lo sponsorizza come un suo personale successo diplomatico, ha chiesto alle parti di evitare qualsiasi provocazione.

La Nato e l’Unione Europea hanno esortato la Russia a riconsiderare la sua decisione. Sabato, il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha definito la mossa della Russia “puramente oltraggiosa” e ha detto che aumenterà la fame nel mondo. Il segretario di Stato americano ha accusato Mosca di usare il cibo come teatro di battaglia. Accusa a cui l’ambasciatore russo a Washington ha replicato affermando che a essere “oltraggiosa” è la risposta degli Stati Uniti, e ha rilanciato le solite denunce sulle false informazioni diffuse da Washington.

Ma intanto i fatti sono questi: la Russia ha dichiarato di voler sospendere l’accordo sul grano perché non ha accettato di aver subito un attacco alla Flotta del Mar Nero, dichiarazione a cui oggi si vedrà se non terrà fede oppure deciderà di interferire in qualche modo con quelle 16 navi cargo che passeranno lungo il corridoio dell’intesa.

Mosca, che sostiene di aver respinto l’attacco di sabato (anche sé diverse immagini dimostrano che qualche danno l’ha subito), sostiene che le navi prese di mira dagli ucraini erano impegnate a garantire la sicurezza del corridoio del grano, anche se in realtà sono navi da guerra che partecipano pure alle iniziative dell’offensiva. L’Ucraina non ha invece confermato né smentito di essere dietro l’attacco.

L’esercito ucraino ha suggerito che i russi stessi potrebbero essere responsabili delle esplosioni — anche se i filmati riportano un’azione composita con barchini kamikaze e droni. Il ministero degli Esteri ucraino ha quella che pare la versione più lucida: Mosca ha usato le esplosioni come “falso pretesto” per una mossa che intendeva fare da tempo, anche perché l’attacco è avvenuto a 220 km di distanza dal corridoio del grano (una sufficiente distanza di sicurezza?).

La Russia ha chiesto al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite di riunirsi oggi per discutere dell’attacco di Sebastopoli, ed è la seconda convocazione del genere chiesto da Mosca in pochi giorni — dopo quella per parlare della presunta “bomba sporca” che Kiev starebbe preparando e su cui Usa e Ue sono concordi nel dire che si tratta di disinformazione. L’Ucraina lascia ambiguità sull’attacco sia per complicare la vita ai russi, sia per evitare di ammettere di aver usato armi occidentali e creare una circostanza imbarazzante per gli alleati (che finirebbero esposti all’accusa russa di essere troppo coinvolti nella guerra tanto da aver messo loro in curia il grain deal).

L’accordo sul grano aveva riavviato le spedizioni dall’Ucraina, consentendo le vendite sui mercati mondiali e puntando al livello prebellico di 5 milioni di tonnellate metriche esportate dall’Ucraina ogni mese. Ma ben prima della sua scadenza, il 19 novembre, la Russia aveva già dichiarato che c’erano seri problemi e l’Ucraina aveva denunciato che Mosca aveva bloccato quasi 200 navi dal prelevare i carichi di grano. L’accordo garantiva un passaggio sicuro in entrata e in uscita da Odesa e da altri due porti ucraini.

Il presidente ucraino, Volodymyr Zelenskiy, ha accusato la Russia di voler aggravare la crisi, affermando che quelle navi erano bloccate e in attesa di trasportare cibo o di entrare nei porti ucraini. Zelensky ha detto che 40.000 tonnellate di grano sono state caricate su una nave nel porto di Chornomorsk, noleggiata dal Programma Alimentare delle Nazioni Unite e destinata all’Etiopia, che ha ricordato è “sull’orlo della fame” e sta affrontando una situazione alimentare “catastrofica”.

“Siamo pronti a rilasciare questa nave in mare”, ha detto, ma — come altre navi con prodotti agricoli — sono bloccate “perché la Russia sta ricattando il mondo con la fame”, ha detto. Zelensky ha chiesto una risposta forte da parte delle Nazioni Unite e delle principali economie del Gruppo dei 20 (G20) a quella che ha definito la mossa insensata della Russia sull’accordo per il grano, affermando in un discorso video di sabato che la decisone minaccia carestie su larga scala in Africa e Asia.

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