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Salta (per ora) la visita di McCarthy a Taiwan. Tsai andrà negli Usa

Molto probabilmente lo speaker della Camera statunitense incontrerà la presidente taiwanese negli Stati Uniti. L’obiettivo è evitare di offrire un pretesto alla Cina per condizionare ancora più a suo favore lo status quo. E poi c’è il rischio incidenti, in un clima di alta tensione

La presidente taiwanese, Tsai Ing-wen, ha convinto lo Speaker della Camera statunitense, Kevin McCarthy, a incontrarsi in California piuttosto che a Taipei per evitare una risposta militare aggressiva da parte della Cina, mentre la tensione tra Pechino e Washington resta altissima.

Tsai visiterà la California e New York all’inizio di aprile, nell’ambito di un viaggio in Guatemala e Belize. Secondo diverse persone che hanno familiarità con la situazione, Tsai ha anche deciso di accettare un invito a parlare alla Reagan Library nel sud della California. La presidente taiwanese, il cui mandato scade a maggio, ha visitato la Reagan Library anche nel 2018 e ha fatto delle “osservazioni”, ma non un discorso formale.

Evitare l’effetto Pelosi

Secondo varie ricostruzioni ottenute dai media statunitensi, Tsai e McCarthy avrebbero concordato di incontrarsi negli Stati Uniti a causa delle preoccupazioni sulla sicurezza di Taiwan. Crucci che seguono chiaramente ciò che è successo con Nancy Pelosi, quando la storica presidente parlamentare democratica decise di viaggiare a Taipei lasciando la visita come una sorta di eredità politica in mezzo al confronto sino-americano.

L’amministrazione Biden non aveva accolto troppo positivamente l’iniziativa di Pelosi, mentre Pechino aveva reagito in modo furente, accusando gli Stati Uniti di alterare lo status quo attorno all’isola e di fatto cogliendo l’occasione per alterare gli equilibri con esercitazioni militari che si sono spinte sempre più in profondità all’interno del territorio della Repubblica di Cina.

Il ministro della Difesa taiwanese, Chiu Kuo-cheng, ha avvertito lunedì che l’Esercito di liberazione del popolo di Pechino (Pla) sta “cercando pretesti come la visita di alti funzionari stranieri o la conduzione di scambi militari con altri Paesi” per intraprendere azioni più assertive.

Durante la crisi dello scorso anno, le navi e gli aerei del Pla si sono fermati prima di entrare nella zona direttamente sotto controllo di Taiwan, un’area di 24 miglia nautiche al largo della costa. Ma Chiu ha detto che c’è un rischio significativo che possano organizzare “incursioni improvvise” nella zona, o addirittura nelle acque sovrane o nello spazio aereo di Taiwan, se gli viene dato un pretesto.

Le minacce cinesi

Val la pena ricordare che il Partito/Stato cinese considera Taiwan una provincia ribelle, e stanno diventando sempre più insistenti le dichiarazioni a proposito della possibilità di un’annessione anche con la forza. Durante una conferenza stampa, ministro degli Esteri cinese, Qin Gang, ha ribadito in questi giorni che se gli Stati Uniti non “cambieranno strada” sul sostegno a Taiwan ci sarà sicuramente uno scontro dalla conseguenze “catastrofiche”.

La Cina difenderà i propri interessi nazionali e si opporrà alla mentalità da Guerra Fredda, ha detto Gang, indicando la direzione che prenderà la diplomazia cinese sotto la sua guida e riprendendo la linea dettata nelle stesse ore dal leader Xi Jinping, che ha inusualmente parlato degli Stati Uniti accusandoli di compiere “contenimento e repressione a tutto tondo”.

Durante la sua conferenza stampa, il ministro degli Esteri cinese ha anche parlato nello specifico di Taiwan. Sollecitato da una domanda, ha risposto mostrando la costituzione cinese e citando: “Taiwan è parte del sacro territorio della Cina”.

Poi ha definito il dossier “una linea rossa che gli Stati Uniti non dovrebbero varcare”, e infine ha fatto un parallelo con la guerra russa in Ucraina. Non è comune che ciò accada, e la Cina di solito non cade in questa semplificazione tutta occidentale. Ma a Qin serviva per la sua retorica di attacco a Washington.

“Perché pronunciare grandi discorsi su integrità e sovranità territoriale dell’Ucraina se poi non si rispetta quella della Cina?”, ha detto attaccando quello che vorrebbe mostrare come un doppio standard americano e occidentale. E ancora: “Perché la Cina non dovrebbe dare armi a Mosca mentre Washington può dare armi a Kiev?”, e questa affermazione è molto preoccupante.

McCarthy vorrebbe andare a Taipei

L’estate scorsa, McCarthy aveva dichiarato di voler visitare il Paese se fosse stato eletto alla massima carica della Camera. Del viaggio si era parlato anche recentemente, ed è probabile che sebbene questa volta sia stato rinviato (forse) prima o poi la visita arriverà. Il repubblicano californiano ha sempre sostenuto la necessità di tenere posizioni severe con la Cina: il megafono della narrazione strategica cinese Global Times quando ne denuncia le posizioni “aggressive” fa buon gioco rievocando il maccartismo con il termine “McCarthysm”.

Il portavoce dell’ambasciata cinese a Washington, ha dichiarato che la Cina rifiuta ogni forma di interazione ufficiale tra gli Stati Uniti e Taiwan. “Non importa se sono i leader di Taiwan a venire negli Stati Uniti o i leader statunitensi a visitare Taiwan, questo potrebbe portare a un’altra grave collisione nelle relazioni tra Cina e Stati Uniti”, ha detto.

I rischi di un viaggio

A Washington da tempo si sono moltiplicate le speculazioni sull’eventuale visita di McCarthy a Taipei. I sostenitori del viaggio affermano che gli alti funzionari legislativi statunitensi dovrebbero mostrare sostegno al Paese di fronte alla crescente aggressività cinese, mentre i critici sostengono che le visite di alto profilo provocano la Cina senza aiutare Taiwan.

L’incontro negli Stati Uniti invece complica la reazione cinese. Un conto è il viaggio di una alto rappresentante fuori casa, in un territorio che il Partito considera di propria sovranità. Diverso è la visita di Tsai. La reazione di Pechino sarebbe più forzata. Questo permettere anche alla presidente, la cui eredità affronterà la sfida elettorale, di mantenere alta la sua azione politica.

Ciò che potrebbe aver frenato la visita è anche il rischio di azioni ancora più irrazionali che in passato da parte di Pechino. Questo è il timore di Taipei. Poi c’è il rischio di incidenti, che è sin dal viaggio di Pelosi – la più alta carica statunitense a visitare Taiwan negli ultimi 25 anni – erano stati sollevati dal Pentagono? Che succederebbe se un caccia cinese si avvicinasse troppo all’aereo del presidente parlamentare? E se qualcosa finisse fuori controllo?

I funzionari statunitensi hanno recentemente minimizzato i suggerimenti di un imminente attacco cinese a Taiwan, ma l’amministrazione Biden sta intensificando i piani di emergenza con gli alleati. Durante la sua presidenza, Joe Biden ha dichiarato in quattro occasioni che gli Stati Uniti sarebbero intervenuti se la Cina avesse lanciato un attacco non provocato contro Taiwan.

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