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Russia e Cina si trovano (anche) nell’Artico

Russia e Cina hanno parlato di Artico durante l’incontro tra leader. Mosca sta inserendo Pechino all’interno dei progetti strategici nella regione, dove la Repubblica popolare ha interesse a essere presente. Dinamiche che sono importanti anche per il Mediterraneo, spiega Casini (Med-Or)

“È molto simbolico che la vostra visita di lavoro avvenga proprio negli stessi giorni in cui la delegazione governativa del leader della Repubblica Popolare Cinese è a Mosca per un colloquio”, ha detto il governatore dell’Okrug autonomo di Nenets, Yuri Bezdudny, nel discorso di benvenuto ai suoi visitatori arrivati da Pechino. “Questi colloqui sono una conferma del fatto che la Cina è un nostro partner strategico”, ha sottolineato Bezdudny, marcando come l’Artico – la regione in cui si affaccia Nenets – sia uno degli elementi del dialogo aperto tra Mosca e Pechino, rinvigorato dalla visita del leader cinese Xi Jinping per incontrare Vladimir Putin al Cremlino.

I mega-progetti in ballo

La delegazione cinese accolta nella Russia settentrionale comprendeva i rappresentanti di un’importante società di ingegneria specializzata nella costruzione e nello sviluppo di infrastrutture nel settore del petrolio e del gas. L’azienda ha già partecipato a progetti nell’Estremo Oriente russo e per questo è stata invitata a valutare nuove opportunità nell’Artico. Secondo il governatore russo, le due parti hanno discusso della cooperazione in “megaprogetti” regionali. Tra quelli specificamente menzionati, un impianto chimico per il gas costruito da una joint venture tra Gazprom e Lukoil (società attiva anche in Italia), nonché il porto di Indiga e la sua ferrovia di collegamento con Sosnogorsk.

L’Okrug autonomo dei Nenets, all’estremo nord, si trova lungo la costa del Mar di Pechora e ospita importanti infrastrutture come il terminal petrolifero di Varandey. È una zona ricca di petrolio e di risorse che possono interessare la Cina come acquirente e la Russia come esportatore: questa relazione commerciale, che Francesco Sassi (Rie) ha descritto su queste colonne come “nuovo ordine energetico”, è stata alla base dei colloqui moscoviti tra i due leader. In quegli stessi giorni, gli uomini d’affari cinesi offrivano al governatore regionale non solo l’accesso alla tecnologia, ma anche l’ingegneria, la fornitura di materiali e attrezzature, nonché il lavoro di costruzione.

Narrazioni e interessi

La guerra russa in Ucraina, e il conseguente isolamento negli affari internazionali, ha reso Mosca fortemente dipendente da Pechino. Per i cinesi, questa situazione offre un’opportunità unica di usare la Russia, anche per accedere alle vaste risorse naturali del Nord russo. L’Artico è stato all’ordine del giorno anche negli incontri tra Xi e i leader russi. Nei suoi colloqui con il primo ministro Mikhail Mishustin, quest’ultimo ha sottolineato lo sviluppo congiunto tra i due Paesi dei progetti Yamal LNG e Arctic LNG 2. E nel successivo incontro con Putin, al leader cinese è stata offerta la partecipazione allo sviluppo della Northern Sea Route.

La Russia e la Cina istituiranno un gruppo di lavoro congiunto per lo sviluppo della rotta: “Consideriamo promettente la cooperazione con i partner cinesi nello sviluppo del potenziale di transito della Northern Sea Route”, ha detto il presidente russo. Si tratta di un passo avanti dopo che i due Paesi avevano visto il territorio artico come ambito di competizione. E si tratta anche di un premio strategico per la Cina, che desidera cercare rotte alternative per l’Europa che non siano il Canale di Suez, l’Oceano Indiano e lo Stretto di Malacca. Altrettanto la Russia ottiene un supporto a queste sue ambizioni strategiche che Putin ha messo in chiaro più volte, per esempio istituendo una flotta regionale artica oppure sfruttando il blocco di Suez prodotto dall’incidente della Ever Given per la narrazione sul valore delle rotte alternative settentrionale.

Il valore dell’Artico

La Russia è affacciata su tutta la fascia artica di collegamento Est-Ovest, se si esclude il tratto scandinavo, e questa è la sostanziale ragione dell’interessamento strategico. “Solo di recente ha iniziato a concretizzarsi la possibilità che la regione diventi presto una delle principali vie di comunicazione navale. Infatti, a causa del riscaldamento globale, i ghiacciai del Polo Nord hanno subìto un ridimensionamento (-13% ogni decade) tale da permettere alle imbarcazioni di percorrere il tratto di Mare Artico che collega l’Oceano Pacifico all’Atlantico: la Northern Sea Route (NSR)”, spiega l’analista Enrico Casini. “Attualmente il tragitto risulta percorribile per la sola stagione estiva, ma si prevede che con l’innalzamento delle temperature globali diventerà possibile transitare lungo la NSR per l’intero anno tra il 2040 e il 2050. Infatti, anche in ragione delle crescenti possibilità di trasporto attraverso i mari artici, sono aumentati gli interessi, e i progetti, da parte cinese, per lo sfruttamento delle rotte nordiche, presenti e soprattutto future: non a caso nel 2018 la Cina si è ufficialmente proclamata Near Arctic State”.

Per Casini, come prova dell’importanza strategica che la regione riveste per il Cremlino, va considerata che proprio nell’Artico, più precisamente in Siberia, si è svolta nel 2018 la più grande esercitazione militare russa di sempre: l’operazione Vostok-18 che ha visto coinvolti circa 300 mila uomini, compreso un cospicuo contingente della Cina. Casini ha scritto, insieme a Federico Deiana, un’analisi per Fondazione Med-Or sulle sovrapposizione di interessi e dinamiche tra Mediterraneo e Artico, due mari molto più vicini tra loro di quanto possa sembrare: “Clima, sicurezza, economia, trasporti: numerosi sono i fattori che li uniscono e potrebbero renderli ancora più interdipendenti nel prossimo futuro”.



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