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Concessioni, l’Italia alla sfida del cambio di passo. L’opinione di Zucconi (FdI)

Di Riccardo Zucconi

L’intervento di Riccardo Zucconi, deputato di Fratelli d’Italia e componente della commissione Attività produttive, commercio e turismo

Su alcuni dei settori cardine per la nostra nazione abbiamo bisogno di innestare un cambio di marcia, valorizzando molti di quelli che sono nostri punti di forza. Ciò che viviamo e vediamo oggi in alcune filiere produttive, è quanto rimane di una situazione di emergenza lasciataci in eredità, per lo più, dai precedenti governi: le concessioni balneari, idroelettriche e geotermiche sono a scadenza imminente con inevitabili ripercussioni per l’Italia. Vista la centralità di questi settori e dei loro indotti da un punto di vista economico, lavorativo ed energetico, occorre un veloce cambio di marcia.

Pensiamo, per esempio, all’idroelettrico, un settore le cui concessioni andranno in scadenza nel 2024 per il 17% del loro totale. Parliamo della fonte di energia rinnovabile utilizzata da più tempo in Italia e che per molti anni è stata l’avanguardia mondiale nello sviluppo di sistemi idraulici capaci di ricavare energia pulita; ancora oggi è leader nell’industria manifatturiera dell’idroelettrico. Nel 2020 il parco idroelettrico italiano ha prodotto 48 TWh di energia, che rappresenta circa il 18 % della generazione nazionale di elettricità e oltre il 40 % della produzione rinnovabile, contribuendo in maniera fondamentale al buon posizionamento dell’Italia rispetto ai target climatici europei.

Per quanto riguarda il settore geotermico, ancora non completamente sfruttato, dobbiamo ricordarci che garantisce solo per la Regione Toscana un terzo del fabbisogno energetico e addirittura il 75% di produzione energetica della regione proveniente da fonti rinnovabili. Anche questo dunque un settore importante che vede l’Italia leader non solo a livello europeo, ma mondiale.

Infine, altro settore importante per l’indotto economico della Nazione è quello de balneari; per ogni impresa balneare, circa 30 mila in tutto il territorio italiano, si stima un fatturato medio di 260 mila euro. Secondo recenti studi, per 8 imprenditori su 10 (tra titolari e soci) l’impresa balneare rappresenta la principale fonte di reddito della famiglia. Se da un lato si sta lavorando affinché si trovi una soluzione condivisa con l’Europa per quanto riguarda le concessioni balneari e la direttiva Bolkestein e per trovare soluzioni valide che vadano incontro alle esigenze delle imprese italiane, dall’altro viviamo il paradosso solo italiano nel settore idroelettrico e geotermico dove si vogliono mettere a gara le concessioni quando nessuno ce lo chiede, neanche l’Europa e in totale assenza del principio di reciprocità con le altre nazioni europee.

Vista la centralità di questi settori e dei loro indotti da un punto di vista economico, lavorativo ed energetico, occorre un veloce cambio di marcia: bisogna intervenire per mettere al sicuro il controllo di asset strategici e in questo senso tutelare il comparto balneare, una tipicità tutta italiana, il comparto idroelettrico e geotermico garantendo il controllo della sicurezza del sistema nazionale da energie rinnovabili. Il nuovo governo ha già dimostrato in poco tempo la volontà di accrescere e sviluppare l’economia della nostra Nazione, senza preconcetti ideologici tipici di una sinistra a trazione anti- italiana.

Ora l’esecutivo ha l’arduo compito di portare fuori da questa crisi d’impresa l’Italia, facendo emergere una visione d’insieme, presentando soluzioni utili a uscire da questo paradosso autolesionista, lasciatoci in eredità dai vecchi Governi. Le soluzioni? Sono chiare: doppio binario per quanto riguarda il settore balneare dove tutte le concessioni in essere prima del 2009, anno di recepimento della direttiva Bolkestein in Italia, non vengono ricomprese, mentre per le concessioni successive prevedere la messa all’asta; per quanto riguarda, invece il settore idroelettrico e geotermico, prevedere una proroga delle concessioni per un numero di anni proporzionato all’entità degli investimenti previsti.

Questo secondo un piano che preveda migliorie dal punto di vista tecnologico, strutturale, di efficienza nei volumi di invaso, ma che tenga conto anche delle necessarie ricadute economiche che devono prevedere importanti ricadute economiche per i territori dove tali impianti sono presenti.

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