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Da Roma a Bruxelles, come si muove il Ppe verso il voto

La giornata romana del Ppe è servita essenzialmente ad aggiungere un altro pezzo al puzzle ideale e valoriale da comporre di qui al giugno del prossimo anno, quando l’Europa che andrà al voto per rinnovare il Parlamento potrebbe avere molti più esecutivi di centrodestra rispetto a quelli di cinque anni fa. Le schermaglie con la Lega sulla collocazione in Europa

Una battuta, o poco più, quella dell’eurodeputato leghista Marco Zanni sul passato e sul presente del Ppe (“I Popolari, quelli che da decenni mal governano in Ue a braccetto con socialisti e sinistra? No, grazie”), che non ha scalfito la strategia europea del Ppe riunito in enclave a Roma con l’obiettivo di vincere le elezioni del 2024 e procedere ad una governance europea a trazione centrodestra in tandem con i conservatori di Giorgia Meloni. Anzi, in precedenza era stato lo stesso ministro degli esteri, Antonio Tajani, che le dinamiche europee conosce molto bene, a spiegare serenamente che la “possibile alleanza può essere fatta tra conservatori, liberali e popolari, non è possibile fare un’alleanza con il gruppo di Id”.

Pronti al voto

La giornata romana del Ppe è servita essenzialmente ad aggiungere un altro pezzo al puzzle ideale e valoriale da comporre di qui al giugno del prossimo anno, quando l’Europa che andrà al voto per rinnovare il Parlamento potrebbe avere molti più esecutivi di centrodestra rispetto a quelli di cinque anni fa: questo il passaggio nevralgico che sta creando difficoltà ai socialisti. Non solo l’Italia, con Giorgia Meloni, è passata ad una guida conservatrice, ma anche la Grecia (attesa dalla formalità delle seconde elezioni il prossimo 25 giugno) e la Spagna al voto anticipato con i sondaggi che danno in testa il centrodestra. Ragion per cui, riflettono ad alta voce vari esponenti a margine del meeting popolare, sono gli avversari a veder messo in pericolo il proprio status.

Valori cristiani

Dunque la strada indicata da Tajani, già imboccata con decisione all’indomani del vertice di Atene dello scorso 2 dicembre, è quella che vede da un lato una Forza Italia centrale all’interno della famiglia del Ppe e dall’altro il costrutto in prospettiva di “un’Europa incentrata sui valori comuni che legano i popoli europei”. Manfred Weber, che più volte ha avuto la possibilità sia di interloquire con i popolari italiani di Fi e Udc, sia con il premier, ha spiegato che l’Europa di oggi è impensabile senza i democratici cristiani: “Persone come De Gasperi, Adenauer, Schumann. E valori come responsabilità sociale, responsabilità ambientale, stato di diritto, democrazia: tutto quello che ci ha portati a essere liberi. Questo è il modo di vivere europeo, che non è quello americano né tantomeno quello cinese. Dobbiamo essere orgogliosi, proteggerlo e offrirlo al mondo”.

Il riferimento è al pensiero basilare fondato sul cristianesimo: “Dopo il voto in Grecia, in Irlanda, anche al Nord, siamo andati bene: speriamo che anche in Spagna il prossimo premier sia Feijoo”. Più in generale Weber ha ricordato che il Ppe attraversa fase di successi in Europa, “con i valori cristiani al centro: la classe dirigente per l’Europa di oggi e di domani”.

Finalmente la Difesa europea?

In quei valori richiamati da Weber alberga, fisiologicamente, anche la politica pratica dei dossier: difesa e affari esteri su tutti, fondamentali per l’Europa, nella prospettiva di rafforzare l’autonomia strategica e migliorare la cooperazione militare tra Stati membri, ha affermato il presidente del Partito popolare europeo: “Non sappiamo cosa succederà alle prossime elezioni Usa, se Donald Trump verrà rieletto, e le conseguenze per la Nato”, ha aggiunto e in questa prospettiva è importante lavorare sull’autonomia della difesa europea. Da oggi ufficialmente nel programma elettorale del Ppe.


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