Skip to main content

La Cina non cura la questione Israele-Palestina ma i suoi interessi

Secondo le informazioni del Guardian, i palestinesi sono consapevoli che lo slancio cinese sulla pacificazione con Israele è utile a Xi Jinping per spingere il suo ruolo da statista globale. Abbas a Pechino tra consapevolezze e speranze

L’imminente visita di Stato del presidente dell’Autorità Palestinese, Mahmud Abbas, in Cina è ritenuta, anche da alti funzionari palestinesi, finalizzata a rafforzare le credenziali di Pechino sulla scena mondiale, piuttosto che un serio tentativo di rilanciare il processo di pace israelo-palestinese.

La visita di quattro giorni di Abbas, il cui inizio è previsto per martedì 13 giugno, è stata descritta dai media statali cinesi come finalizzata a facilitare nuovi colloqui che prevedano una soluzione a due Stati per il decennale conflitto. Un ruolo che Pechino intende darsi anche sulla scia del recente successo nel mediare una distensione tra i due principali poli religiosi e geopolitici del Medio Oriente, l’Arabia Saudita e l’Iran. Mediazione che anche in quel caso, secondo i sauditi è stata raggiunta più per compiacere la Cina che per reale convincimento nei confronti di Teheran.

Fonti palestinesi e israeliane hanno riferito al Guardian che il viaggio di alto profilo di Abbas è più che altro un modo per “dare lustro” al leader cinese, Xi Jinping. Xi, ottenuto il terzo, storico mandato per governare il Partito e lo Stato, ha intenzione di costruirsi un ruolo da statista globale attraverso cui spingere la narrazione di una Cina modello di riferimento per la gestione dell’ordine internazionale. Sostenuto da un rilancio economico (per altro incerto) dopo le chiusure del Covid, è intenzionato a crearsi come alternativa al modello americano (concentrato adesso sul lato del rispetto e della protezione di principi e valori e democratici).

Ma nei fatti, almeno per lo specifico dossier, i dubbi ci sono. I palestinesi non prevedono svolte diplomatiche. Probabilmente meno ancora gli israeliani, dato che parte delle politiche di cui l’attuale governo di destra deve rispondere al suo elettorato riguarda una linea ancora più dura sulla questione palestinese.

Gli ultimi colloqui di pace diretti tra funzionari israeliani e palestinesi, mediati da Washington, si sono tenuti nel 2014. Da allora, la crescita massiccia degli insediamenti israeliani nella Cisgiordania occupata ha reso quasi impossibile una soluzione a due Stati. Dall’altro lato, l’Autorità Palestinese guidata da Abbas, corrotta e repressiva, ha ormai poca legittimità sia in patria che all’estero. Stante l’impossibilità di trovare una via risolutiva, la questione palestinese è stata messa su un elenco secondaria di priorità, sia dai Paesi regionali (come i regno sunniti del Golfo) sia a livello internazionale.

Eppure, a dicembre, a margine di un vertice tra Cina e Paesi arabi tenutosi in Arabia Saudita, Xi ha incontrato Abbas e si è pubblicamente impegnato a “lavorare per una soluzione rapida, giusta e duratura della questione palestinese”. Il messaggio è stato ribadito ad aprile, quando i media statali cinesi hanno riferito che il ministro degli Esteri Qin Gang ha comunicato telefonicamente alle controparti israeliane e palestinesi che Pechino è disposta ad aiutare i negoziati di pace.

“L’invito è apparentemente in concomitanza con il 35esimo anniversario delle relazioni tra Palestina e Cina, una ricorrenza strana da segnare, visto il sostegno di lunga data che la Cina ha dato all’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (Olp) prima di allora. [E dunque] si tratta di mostrare il potere della Cina e di far apparire gli Stati Uniti deboli”, ha dichiarato un’alta fonte dell’Autorità palestinese al Guardian, chiedendo di non essere nominata per poter parlare liberamente. “Xi sta incontrando molti leader arabi perché sa che non sono contenti di come gli Stati Uniti si stanno mettendo in secondo piano nella regione […] Abbas non è ancora stato invitato a vedere [il presidente degli Stati Uniti] Biden”.

Le relazioni tra Cina e Israele sono attualmente fredde: quest’ultimo diffida dei legami economici della Cina con l’Iran e i funzionari israeliani sono sempre più franchi con Pechino sull’allineamento con gli Stati Uniti in politica estera. Il fatto che nessun invito cinese sia stato esteso a una delegazione israeliana suggerisce anche che il viaggio non porterà a grandi risultati diplomatici; al massimo, le aspettative includono una maggiore sponsorizzazione cinese della lotta palestinese per la creazione di uno Stato nei forum internazionali e un modesto aumento dei finanziamenti umanitari.

×

Iscriviti alla newsletter