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Chip e Cina, arriva la stretta olandese all’export dopo quella Usa

Il governo olandese impone nuovi controlli alle esportazioni che impattano il produttore di “stampi” per chip Asml. La mossa segue la stretta Usa sui chip per l’intelligenza artificiale (di Nvidia) ed espande la spinta ad ostacolare lo sviluppo dell’industria avanzata cinese

Un uno-due ai danni della Cina, scrive Reuters. Come previsto, venerdì il governo olandese ha limitato ulteriormente le vendite di apparecchiature per la produzione di semiconduttori, una mossa che andrà a impattare la quasi monopolista nel settore più avanzato, Asml. La mossa segue a stretto giro la decisione statunitense (ancora in cantiere) di mettere un freno alle esportazioni dei chip per l’intelligenza artificiale e conferma l’allineamento tra Washington e Amsterdam (e anche Tokyo) sull’espandere il controllo statale su questi prodotti dall’alto valore strategico – specialmente per la Cina.

Bloomberg prevede che le restrizioni impediranno la spedizione di tre macchinari a litografia ultravioletta profonda (Duv), di cui Pechino è un grande acquirente. Ad Asml è già vietato da anni vendere la tecnologia più all’avanguardia, la cosiddetta litografia ultravioletta estrema (Euv), alle aziende cinesi. Le misure saranno efficaci dal primo settembre, ha spiegato il governo olandese, mentre il titolo di Asml – l’azienda tech più importante d’Europa – ha segnato un leggero declino nelle ore successive alla notizia.

Le nuove restrizioni olandesi non menzionano esplicitamente il gigante asiatico, che rimane il maggior importatore di semiconduttori al mondo e tuttora non possiede la tecnologia necessaria per fare a meno di chip e macchinari esteri, perlomeno quelli più avanzati. È esplicativa la dichiarazione del portavoce dell’ambasciata cinese nei Paesi Bassi, che ha definito la mossa “un abuso delle misure di controllo delle esportazioni” e un danno alla reputazione di Amsterdam come sostenitrice del libero commercio, per poi invitare l’Olanda a “correggere immediatamente le sue malefatte”.

È proprio nell’ambito dei semiconduttori avanzati che si sviluppa l’azione degli Stati Uniti, che hanno leva essendo presenti in tutti i segmenti della catena di produzione dei chip. Da ottobre 2022 Washington ha espanso i controlli alle esportazioni e convinto Olanda e Giappone, gli altri due colli di bottiglia nella filiera, ad allinearsi. Ed è degli ultimi giorni l’indiscrezione secondo cui l’amministrazione guidata da Joe Biden sarebbe in procinto di limitare l’esportazione dei chip più adatti per l’IA, inclusi quelli che Nvidia, a sua volta leader nel settore, aveva disegnato apposta per rispettare la stretta d’ottobre e continuare a esportare in Cina.

In seguito alle notizie della stretta Usa, anche il portavoce dell’ambasciata cinese a Washington ha criticato gli eventi e affermato che gli Usa stanno “deliberatamente bloccando e ostacolando le aziende cinesi, delocalizzando forzatamente le industrie e spingendo per il disaccoppiamento”. La Cina, ha avvertito, “seguirà da vicino gli sviluppi e salvaguarderà fermamente i propri interessi”. Per ripicca alle mosse di accerchiamento tech, a maggio Pechino ha deciso di bandire i semiconduttori della statunitense Micron dalle proprie infrastrutture critiche, infliggendo un durissimo colpo al titolo dell’azienda, che continua a scendere da allora.

C’è del nervosismo evidente anche dalle parti di Amsterdam: nel 2021 le entrate cinesi costituivano il 15% del fatturato di Asml, ed è probabile che la cifra si sia alzata da allora. Uno dei motivi per cui l’Olanda ha resistito alle pressioni statunitensi per mesi prima di capitolare. D’altra parte, è anche vero che la questione è intessuta di valore strategico: tra le mosse cinesi per portare avanti il piano di sviluppo tecnologico, costi quel che costi, c’è anche lo spionaggio aziendale, e Asml è una delle vittime più tartassate. Senza contare che i chip più avanzati agiscono come moltiplicatori delle capacità militari del Dragone.

A ogni modo, Amsterdam sta sottolineando che le restrizioni saranno chiarite nei minimi dettagli e applicate “chirurgicamente” in modo da minimizzare i danni economici e rassicurare gli stakeholder. “Abbiamo fatto questo passo nell’interesse della nostra sicurezza nazionale. È positivo che le aziende interessate sappiano ora qual è la loro posizione. In questo modo possono adattarsi per tempo alle nuove norme”, ha dichiarato il ministro del Commercio estero olandese Liesje Schreinemacher nella nota del governo.

Nella sua recente visita in Cina, anche il ministro degli Esteri Wopke Hoekstra ha parlato dell’esistenza di un dialogo in corso all’insegna del pragmatismo. “La mia osservazione è che le persone qui non applaudono [le misure], non le gradiscono, ma capiscono anche perché i Paesi Bassi lo fanno. Inoltre, […] vorrebbero continuare il dialogo tecnico e credo che questa sia una richiesta realistica da parte cinese”. A voler allargare lo sguardo, sembra la stessa attitudine – più morbida rispetto alla linea statunitense – che ha portato gli Stati europei ad annacquare le conclusioni del Consiglio in merito alla Cina.

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