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Un passo più vicini alla Luna? L’equipaggio Artemis visita la Nasa

Possibili ritardi nel programma Artemis, che mira al ritorno umano sulla Luna. L’equipaggio di Artemis 2, in visita alla base spaziale Nasa di Cape Canaveral, ha osservato l’astronave Orion, destinata alla missione del 2024. Tuttavia, Artemis 3 solleva preoccupazioni per i ritardi da parte di SpaceX, con implicazioni per la competitività con la Cina

Il programma Artemis procede, ma con qualche ritardo che potrebbe portare a uno slittamento dell’allunaggio. È quanto emerso dalla visita dell’equipaggio della missione Artemis 2 – composto da Christina Hammock KochReid WisemanVictor Glover e Jeremy Hansen – presso la base spaziale della Nasa a Cape Canaveral, in Florida. Lì i quattro astronauti hanno potuto osservare da vicino l’astronave Orion che li porterà nello spazio con la prossima missione Artemis 2. Tale missione dovrebbe orbitare intorno alla Luna nel 2024, senza allunare, come test per verificare la prontezza dei sistemi di supporto vitale dell’astronave, anche per missioni di lunga durata. Per vedere invece l’essere umano camminare di nuovo sulla superficie lunare bisognerà attendere la missione Artemis 3 che, secondo le previsioni, dovrebbe partire nel dicembre del 2025 ma permangono delle perplessità su un suo possibile ritardo. Il programma Artemis non mira infatti solo a riportare un equipaggio sulla Luna a più di 50 anni dal primo allunaggio, ma punta anche a costruire una presenza più sostenibile sul satellite naturale terrestre e intorno a esso. Il programma prevede dunque di assemblare una stazione spaziale, Lunar Gateway, e di concentrarsi sul Polo Sud lunare, dove si trova ghiaccio che può essere raccolto e poi trasformato in carburante per i razzi.

La missione Artemis 2

All’interno della baia alta del Neil Armstrong operations and checkout building del Kennedy space center, gli astronauti dell’equipaggio Artemis hanno potuto visitare la navicella Orion. La navicella in questa fase è sottoposta a diversi test acustici prima di procedere con l’integrazione con il modulo di servizio, la prossima importante fase del processo di assemblaggio. I quattro astronauti, da parte loro, si stanno già addestrando per ciò che li attende: un volo della durata di circa 10 giorni, che metterà alla prova le capacità della Nasa nell’esplorazione umana dello spazio profondo. Il gigantesco razzo Space launch system e la navicella Orion, per la prima volta con astronauti, apriranno così la strada alle missioni sulla superficie lunare. “Artemis rappresenta un balzo in avanti nell’esplorazione spaziale, in quanto si tratta del primo equipaggio lunare in oltre 50 anni. I nostri astronauti getteranno le basi per le future missioni sulla superficie lunare. Dalla scoperta scientifica all’ispirazione di una nuova generazione, siamo sulla buona strada per un viaggio straordinario”, ha spiegato l’amministratore della Nasa, Bill Nelson.

Possibili ritardi nella missione

Di fronte al grande entusiasmo di vedere l’umanità sempre più vicina alla Luna, rimane però un punto interrogativo su quando avverrà il prossimo allunaggio. Artemis 3, infatti, potrebbe dover slittare al 2026 a causa dei ritardi accumulati da parte della SpaceX di Elon Musk nello sviluppo del prototipo di razzo Starship, scelto dalla Nasa per portare l’equipaggio sul suolo lunare. Un volo di prova orbitale dello Starship lo scorso aprile si è concluso infatti con una drammatica esplosione. Tuttavia, per non puntare soltanto su un unico progetto (con tutti i rischi annessi), la Nasa ha affidato a un consorzio guidato dalla Blue Origin di Jeff Bezos, lo sviluppo di un secondo veicolo.

La competizione con la Cina

Tale ritardo, come sottolineato da Nelson, potrebbe rendere l’intero progetto Artemis meno competitivo lasciando così terreno alla Cina. “Non voglio che la Cina arrivi al Polo Sud lunare con un equipaggio umano prima di noi e ci dica: questo è nostro, state lontani, come hanno fatto costruendo strade e basi militari sulle Isole Spratly, nel Mar Cinese Meridionale”, ha infatti raccontato il numero uno della Nasa.

A confermare il ritardo, è stato l’amministratore associato dell’agenzia spaziale per l’Exploration systems development mission directorate, Jim Free, in una conferenza stampa tenutasi in questi giorni oltreoceano. Free ha infatti raccontato della sua ultima visita allo stabilimento Starbase di SpaceX, in Texas, che lo ha visto preoccupato “perchè non hanno ancora lanciato” e dovranno farlo più volte prima che il razzo sia pronto. Il ritardo, però, non ricade solo sul razzo, ma a cascata coinvolge diversi altri processi, ad esempio per l’appaltatore delle tute spaziali. Se Starship non dovesse essere pronto per tempo, “potremmo finire per volare in una missione diversa”, ha poi concluso Free. La Cina, infatti, sta procedendo con lo sviluppo di due razzi super pesanti per missioni con equipaggio e lanci di infrastrutture verso il satellite naturale terrestre, secondo quanto dichiarato da alcuni funzionari del Paese lo scorso anno. Secondo le previsioni di Pechino, i nuovi lanciatori saranno progettati per permettere al Dragone di effettuare atterraggi lunari a breve termine prima del 2030 e di inviare grandi infrastrutture sulla Luna negli anni successivi.

[Photo Credit: Nasa/Kim Shiflett]

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