Il Progetto Congo di Eni è il primo progetto di liquefazione di gas naturale del Paese, con una capacità complessiva di produzione di gas naturale di 3 milioni di tonnellate all’anno e si inserisce in un quadro di interessi precisi che abbracciano Libia, Piano Mattei e geopolitica
Si allarga il raggio d’azione italiano in Africa, grazie alla possibilità che Saipem e Eni hanno in Congo, dove prendono parte al Progetto Congo LNG, il primo nel Paese di liquefazione di gas naturale. Una mossa, quella del player italiano, che porta in grembo sia numeri alla voce potenziali guadagni che nuove consapevolezze e che conferma tutta la portata del cane a sei zampe, in una macro area ultra sensibile e decisiva per le sorti geopolitiche del vecchio continente.
Saipem
Saipem ha ottenuto da Eni Congo un contratto per la conversione dell’unità di perforazione semisommergibile Scarabeo 5 in un impianto di separazione e potenziamento definito Floating Production Unit. Si tratta di una piattaforma semisommergibile di produzione: la Fpu verrà installata a nord-ovest del Terminale di Djeno ad una profondità di circa 35 metri entro la metà del 2025 e avrà una capacità complessiva di produzione di gas naturale liquefatto di 3 milioni di tonnellate all’anno.
Inoltre si è aggiudicato da parte di Mellitah Oil & Gas un contratto da 1 miliardo di dollari per lo sviluppo del giacimento di gas naturale di Bouri, al largo della Libia: verrà costruito e installato un modulo di recupero del gas da 5000 tonnellate per la piattaforma offshore DP4.
Italia-Africa
L’iniziativa si inserisce in un quadro di interessi precisi che abbracciano Libia, Piano Mattei e geopolitica in cui l’Italia recita un ruolo primario. Lo dimostra, tra le altre cose, il recente memorandum d’intesa siglato a giugno nell’ambito della visita in Italia del primo ministro del governo libico di unità nazionale libico Abdul Hamid Dbeibeh, ricevuto a Palazzo Chigi da Giorgia Meloni. L’obiettivo è quello di “studiare e identificare opportunità per ridurre le emissioni di gas serra e sviluppare energia sostenibile nel Paese, in linea con la strategia di Eni e con gli obiettivi del governo libico di accelerare la decarbonizzazione e processi di transizione energetica”.
Tra Roma e Tripoli, inoltre, da un mese è stato deciso di rendere operativo un volo dopo 10 anni a dimostrazione di un rinnovato impegno da parte del governo italiano: il collegamento aereo sarà in vigore dal prossimo settembre.
Eni & Noc
In Libia Eni, dove produce l’80% della produzione di petrolio e gas da 1,6 miliardi di piedi cubi al giorno, ha appena annunciato che assieme ai suoi partner, National Oil Corporation e Libyan Investment Authority, può iniziare le perforazioni nelle aree esplorative A, B e C. Di fatto si è attesa la valutazione del rischio di sicurezza sui tre blocchi onshore e offshore datata 2014. Eni detiene una quota del 42,5% come operatore dei blocchi mentre bp possiede una quota del 42,5% e la Libyan Investment Authority una quota del 15%. Le società coinvolte possono ora riprendere le attività appaltate nei bacini di esplorazione, alcuni dei quali si trovano vicino alle strutture del gas di Wafa, a circa 540 chilometri a sud-ovest di Tripoli.
Si tratta di un’iniziativa che conferma la postura del cane a sei zampe in Libia e il suo peso specifico nel massimizzare lo sviluppo e lo sfruttamento delle risorse di idrocarburi per la sicurezza energetica dell’intera area mediterranea. La perforazione libica di petrolio e gas è giunta ai massimi da nove anni a questa parte, grazie a 16 impianti di perforazione attivi, mentre la Noc ha annunciato che prevede 13 nuovi pozzi di esplorazione e 25 pozzi di valutazione perforati nel paese entro il 2023.
@FDepalo