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Perché il nuovo accordo Usa-Vietnam interessa anche l’Italia

Nella necessità di bilanciare il peso di Pechino, il Vietnam eleva le relazioni con gli Stati Uniti al pari di quelle con la Cina. La visita di Biden rafforza il ruolo di Washington nel Paese e nell’Indo Pacifico. E anche per l’Italia, già partner strategico vietnamita, si possono aprire ulteriori spazi

Se la presenza in India per il G20 ha segnato un’implementazione delle relazioni tra Washington e New Delhi, anche nella cooperazione militare, e se il corridoio Imec segna un importante passaggio nei processi di rafforzamento dei collegamenti geo-economici tra Paesi like-minded, la visita in Vietnam del capo di Stato americano Joe Biden marca un altro momento in questi intensi giorni fa vertici. Due Paesi un tempo rivali che stringono le relazioni nell’ottica di una nuova globalizzazione che si sta creando per rendere tutto più sicuro da attori maligni. Processo resosi necessario dopo la pandemia – quando la scelta di Pechino di isolarsi ha complicato gli approvvigionamenti globali – e dalla guerra russa in Ucraina, che ha dimostrato come l’eccessiva dipendenza da un fornitore (per una materia prima cruciale come l’energia, oppure determinati alimenti) è rischioso in modo eccessivo. Chiedere all’Europa e all’Africa.

Priorità strategiche 

L’agenda di Biden si sta concentrando su questioni strategiche quanto su altre più imminenti. Tra questi ultimi per esempio la riforma della Banca Mondiale, pensata anche con la speranza che i paesi del Sud globale arrivino a vedere le organizzazioni di prestito guidate dall’Occidente come preferibili alle istituzioni guidate dai cinesi. In questo, il primo ministro indiano, Narendra Modi, è una sponda di garanzia (ad esempio, Modi ha proposto che l’Unione africana sia resa membro a pieno titolo del G20). Ma anche un dialogo più serrato con realtà come il Vietnam è molto importante.

Hanoi, che gode anche di caldi legami con Pechino nonostante una disputa sul Mar Cinese Meridionale in corso, era desiderosa di elevare le relazioni con gli Stati Uniti, il suo più grande mercato di esportazione. In effetti, il Vietnam ha beneficiato dell’approfondimento della disputa commerciale tra Washington e Pechino, essendo emerso come fonte alternativa di approvvigionamento per i mercati statunitensi. Anche per questo, la Cina ha rapidamente organizzato una contro-visita di alto livello per confermare la “fiducia politica reciproca” con i vietnamiti.

Con la visita di Biden, gli Stati Uniti e il Vietnam portano però i legami allo stesso di livello di quelli sino-vietnamiti – la definizione ufficiale è “global strategic partnership” – e questo permetterà ad Hanoi di avere sviluppi in termini economici e tecnologici, ma anche di sicurezza. L’accordo per la nuova cooperazione ha come obiettivo bilanciare l’influenza cinese nella regione, ed è parte della strategia degli Stati Uniti di costruire alleanze nell’Indo Pacifico per contrastare la Cina. Per il Vietnam, comporta maggiori opportunità: l’industria statunitense ha già investito notevolmente nel Paese, rendendolo una destinazione chiave per le esportazioni e per parte delle produzioni. La cooperazione si estenderà anche alla difesa e alla sicurezza. Ciò apre a vari scenari.

Per questo il Vietnam è cauto nel non scontentare la Cina, che nonostante le divergenze territoriali rappresenta una bella fetta degli scambi commerciali di Hanoi. L’accordo è criticato negli Usa da chi sostiene che gli Stati Uniti stiano mettendo da parte le preoccupazioni per i diritti umani concentrandosi sullo scontro tra potenze, mentre nel Partito Comunista Vietnamita c’è chi lo deplora perché troppo inclinato verso gli Usa – e dunque rischioso perché potrebbe alterare gli equilibri con la Cina.

Finora il Vietnam aveva esitato a compiere questo passo proprio per paura di irritare Pechino, ma le tensioni territoriali hanno dimostrato che i cugini cinesi non intendono guardare in faccia a nessuno nelle loro rivendicazioni di sovranità e potenza. Come spesso accade, anche in questo caso è il comportamento eccessivamente assertivo del Paese di Xi Jinping a deviare il corso dei rapporti: una pratica che alcuni anziani del Partito/Stato stanno facendo pesare sul leader cinese.

Cooperazione e interessi (per l’Italia)

Questo sviluppo va “al di là delle semplici parole”, ha spiegato Jon Finer, il vice consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti che ha annunciato la partnership strategica. “In un sistema come il Vietnam, questo è un segnale per tutto il loro governo, tutta la loro burocrazia, sulla profondità della cooperazione e dell’allineamento con un altro paese”, dice Finer. In realtà il Vietnam cerca per ora di controbilanciare i suoi legami con entrambe le superpotenze, e per questo sceglie di equipararle in termini di relazioni formali, consapevole di non voler (e soprattutto non poter, per ora) rompere con Pechino.

Contemporaneamente, Hanoi sta ampliando le sue relazioni con altre nazioni, tra cui Australia, Singapore, Indonesia e Giappone. Tra gli attori internazionali, il Paese ha da tempo sottoscritto un partenariato strategico anche con l’Italia. Anche per questo le nuove dinamiche americane-vietnamiti diventano ancora più interessanti viste da Roma. L’Italia è stato il primo Paese della Comunità europea ad aprire le relazioni con Hanoi, nel 1973; relazioni che sono diventante partenariato strategico nel 2013 – con la firma dell’allora ministro degli Esteri Giulio Terzi di Sant’Agata – e che quest’anno, in occasione dell’anniversario dei cinquant’anni sono state rinvigorite con la lettera inviata al presidente  Von Van Thuong dall’omologo italiano, Sergio Mattarella.

L’economia vietnamita, che a partire dagli anni Novanta è passata dal modello socialista a uno più aperto e capitalista, è diventata la più in crescita dell’Asia. Hanoi è uno dei cuori pulsanti dell’Asean, associazione regionale che cerca un suo standing internazionale per evitare di essere schiacciata tra Washington e Pechino. Sebbene la performance economica del Vietnam abbia dovuto affrontare delle sfide negli ultimi mesi, la speranza è che questa nuova partnership con gli Usa porti a un continuo miglioramento del commercio e degli investimenti tra i due Paesi.

Non solo, visto le dinamiche geoeconomiche in corso (vedere alla voce Imec), di un ulteriore inserimento del Vietnam nelle catene del valore a guida Usa, potrebbe beneficiare più o meno direttamente anche l’Italia, che ha visto raddoppiare il fatturato commerciale con il Paese nell’ultimo decennio. Il Vietnam è il principale partner commerciale dell’Italia tra Paesi dell’Asean e l’Italia è il quarto partner Ue commerciale del Vietnam. Nel 2022 l’interscambio commerciale tra i due Paesi ha raggiunto il massimo storico di 6,2 miliardi di dollari, in crescita dell’11% rispetto al 2021.

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