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Così Procaccini disegna l’ecologia dei conservatori meloniani

A Pistoia una due giorni targata Ecr dedicata ai primi ecologisti, al ruolo di agricoltori, allevatori e pescatori nel legame tra natura e sviluppo. Il capodelegazione dei Conservatori e Riformisti europei: “Quando si fa la corsa all’elettrico o alle batterie prima bisognerebbe avere l’onestà intellettuale di riconoscere che, in nome della transizione verso l’elettrico, si stanno facendo danni all’ambiente irreparabili”

L’ecologismo di destra e del conservatorismo europeo, rivendica a Formiche.net l’eurodeputato Nicola Procaccini, capodelegazione dei Conservatori e Riformisti europei (Ecr), è quello che riflette sul ruolo dell’agricoltura, che si interroga su chi scava e deturpa la terra per estrarre materiali per le batterie, che pone quesiti su una transizione che come osservato da Giorgia Meloni da Dubai non deve essere ideologica. “Questa idea folle è parte del green deal, non accettiamo che quegli ambientalisti da salotto, che nella natura ci vanno solo in vacanza una settimana, debbano dare lezioni a chi nella natura ci vive e lavora da generazioni”.

NICOLA PROCACCINI DEPUTATO EUROPEO RESPONSABILE AMBIENTE FDI

Quale il ruolo dell’agricoltura nel panorama del pil italiano e quale il contributo della cosiddetta ecologia di destra?

Premetto che abbiamo deciso di organizzare questo evento in linea con la difesa che noi facciamo non solo degli agricoltori, ma anche di allevatori, pescatori e cacciatori rispetto a un’idea che è quella per cui queste categorie sarebbero nemiche dell’ambiente e della natura. Niente di più sbagliato.

Per quali ragioni?

Questa idea folle è parte del green deal, di tutti i regolamenti e le direttive che sono state votate dal Parlamento europeo nel corso di questo mandato su cui siamo contrari. Non accettiamo che quegli ambientalisti da salotto, che nella natura ci vanno solo in vacanza una settimana, debbano dare lezioni a chi nella natura ci vive e lavora da generazioni. Si tratta di un paradosso che però purtroppo è particolarmente attuale: è ovvio che i principali beneficiari della qualità della natura sono coloro che, per l’appunto, tirano fuori dalla natura prodotti agricoli ma anche pesci e bestiame, come altrettanto evidente è che quell’ambientalismo da salotto che impera a Bruxelles li guarda come categorie da colpire, perché sarebbero i nemici pubblici numero uno dell’ambiente.

Quale messaggio Ecr ha voluto lanciare dalla due giorni d Pistoia?

Abbiamo voluto ristabilire il giusto ordine delle cose: in Italia l’agricoltura e la pesca sono settori fondamentali del pil ma non c’è soltanto un aspetto produttivistico, ci piace sottolineare anche l’aspetto culturale perché la tradizione produttiva in agricoltura è incardinata all’interno della tradizione culturale della nostra nazione. Per queste ragioni noi conservatori sentiamo di doverci battere per la conservazione di questa tradizione, allo stesso tempo produttiva e culturale.

Intendete dimostrare che esiste un ambientalismo di destra? E con quali basi?

Innanzitutto siamo una nazione che non è competitiva sulle quantità, perché è una nazione piccola rispetto ad altre che sul piano della quantità giocano un’altra partita. Invece noi siamo molto competitivi nel mondo sul piano della qualità e la qualità è figlia di un talento di un territorio e della capacità di quel talento di sposare il territorio. Il nostro prodotto, quindi, è intimamente legato al territorio o al mare nel quale viene prodotto: questa è una unicità dell’Italia che chiaramente va protetta rispetto all’aggressione di chi invece bada alla quantità, danneggiando la salute e la sicurezza alimentare. E non a caso si inserisce qui anche il discorso sulla carne sintetica.

Da Dubai Giorgia Meloni ha detto che serve una transizione non ideologica…

Esatto. Noi rivendichiamo il nostro ecologismo che ha una tradizione anche letteraria penso a Roger Scruton o a Paolo Colli in Italia. Voglio dire che la destra italiana ha una vocazione ambientalista da sempre. E nello stesso tempo ha una capacità di analisi, pragmatica e realistica, del contesto che ci tiene alla larga dal fanatismo ideologico che imperversa sulla questione ambientale. Un fanatismo che peraltro non solo produce danni all’economia e quindi anche al benessere sociale delle nostre popolazioni, ma produce danni anche all’ambiente stesso. Quando si fa la corsa all’elettrico o alle batterie prima bisognerebbe avere l’onestà intellettuale di riconoscere che, in nome della transizione verso l’elettrico, si stanno facendo danni all’ambiente irreparabili.

Ovvero?

Pochi giorni fa Report ha dedicato un servizio al lato oscuro delle batterie, perché ha raccontato con dovizia di particolari come alcuni paesi, su tutti la Cina, stanno distruggendo gli ecosistemi del pianeta per estrarre quelle materie prime che sono necessarie per la transizione elettrica. Non mi capacito del perché di questa natura violata non importi niente a nessuno. A volte si fa fatica a capire dove finisce il fanatismo ideologico e dove inizia invece l’interesse economico di pochi players mondiali che però fanno la parte del leone.

Pistoia dopo Reggio Calabria, Varsavia, Gerusalemme: a che punto è il percorso di Ecr?

Puntiamo a costruire una classe dirigente ed un pensiero conservatore che torni ad essere protagonista in Europa. A Pistoia così come nelle altre occasioni abbiamo ascoltato ospiti illustri come il commissario europeo all’Agricoltura Janusz Wojciechowski, il Direttore del Conservative Environment Network Sam Hall, e alleati di Vox e Ppe: dimostra non solo la vitalità di Ecr ma anche la nostra capacità di dialogo, figlio di un pensiero profondo appartenente alla famiglia politica europea e occidentale. Ciò è di grande aiuto perché ci dà basi solide e radici profonde che ci permettono di sviluppare le nostre battaglie a partire da un pensiero.

Ecr è “pronta” alle europee, parafrasando lo slogan di FdI per le politiche?

Siamo pronti nel nome della madre di tutte le battaglie, ovvero l’Ue confederale che così come era stata concepita originariamente è molto diversa dal super stato che invece le sinistre stanno caldeggiando, un modello che riduce le nazioni a delle entità amministrative spogliandole del concetto stesso di nazione. Per noi questa battaglia sarà punto di partenza e punto di arrivo.

@FDepalo

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