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L’Italia alla guida della nuova era dello Spazio. Intervista a Walter Villadei

L’intervista di Airpress al colonnello dell’Aeronautica militare Walter Villadei, in partenza con la missione Ax-3 verso la Stazione spaziale internazionale, frutto della collaborazione tra la Forza armata e l’azienda texana Axiom

In attesa della partenza della missione Ax-3 verso la Stazione spaziale internazionale, Airpress ha raggiunto il colonnello dell’Aeronautica militare Walter Villadei, che sarà a bordo della missione in qualità di pilota. Insieme a lui l’equipaggio è composto dal comandante Michael López-Alegría, ex astronauta della Nasa, e due specialisti di missione, il turco Alper Gezeravcie e lo svedese Marcus Wandt dell’Esa.

Colonnello Villadei, lei fa parte dell’equipaggio della missione Ax-3 di Axiom Space, che la porterà a bordo della Stazione spaziale internazionale, destinata a trasformarsi in parte in Stazione commerciale. Finora le stazioni sono state gestite dalla Nasa e dalle agenzie pubbliche, cosa cambierà rispetto a prima?

Il settore spaziale è cambiato in questi ultimi anni in modo radicale, anche grazie agli investimenti governativi del passato e alle lungimiranti strategie di chi ci ha preceduto. I ruoli si sono modificati. Non più, come in passato, programmi definiti e gestiti in modo esclusivo dalle agenzie, con l’industria nel ruolo di fornitore di tecnologia, ma oggi sempre più realtà private in grado di delineare proprie strategie di sistema, darsi obiettivi impegnativi, come costruire la prima stazione spaziale privata e commerciale oppure realizzare un programma di esplorazione lunare. Pensate che dalla prima stazione orbitante, la russa Salyut 1 lanciata nel 1971, a poco più di cinquant’anni di distanza, oggi si progettano insediamenti permanenti sulla Luna o alberghi spaziali. Ma il ruolo delle istituzioni non scompare, anzi è destinato a diventare ancora più importante. Il termine “privato” risulta inadeguato. Infatti, le iniziative cosiddette “private”, in realtà offrono servizi importanti e utili alle istituzioni, che, in questo modo, si potranno concentrare su obiettivi di più alto livello (come ad esempio ricerca scientifica, sviluppo di tecnologia avanzata). A ciò occorre aggiungere due funzioni fondamentali, che solo le istituzioni possono fornire: quella regolamentare e quella della sicurezza e difesa. Con l’incremento dei player spaziali e dei sistemi in volo, occorrerà definire regole nuove per la gestione e la tutela di questa risorsa (l’accesso allo spazio), oltre che assicurare una certa sicurezza del traffico spaziale. È ciò che accaduto nel mondo aeronautico ed è quello che sta iniziando ad accadere in quello spaziale. Per queste ragioni, istituzioni come l’Aeronautica militare e la Difesa non possono non esserci, assieme alle molte altre nazionali del settore.

Qual è stata la tabella di marcia del suo addestramento a Houston?

L’addestramento è stato intenso e ha avuto tempi molto compressi. Si è trattato di qualificarsi sui sistemi della Stazione spaziale internazionale, del segmento americano avendo già le qualifiche su quello russo, ma poi ancora altre attività, come l’addestramento per l’extra-veicolare e la Dragon. È stato un percorso che ho già fatto, in Russia, come cosmonauta. Questa volta si è trattato di sistemi a “stelle e strisce”. Ma essere a supporto della strategia italiana per lo spazio e permettere al Paese, grazie alla visione strategica del ministero della Difesa, di fare esperienza nell’ambito della nuova strategia americana e del commercial spaceflight, insieme a realtà come Axiom, questo rende tutto estremamente sfidante. Siamo un po’ alla frontiera e anche la Nasa sta sviluppando nuovi protocolli addestrativi.

Per lei sarà la prima volta nello spazio, dopo la sua rapida sbirciata con il volo suborbitale di Virgin Galactic, in questo caso il saper aspettare ha premiato?

Sono onorato di essere stato designato dall’Aeronautica militare per questa missione, e ciò è avvenuto grazie a un progressivo e costante addestramento, che ho portato avanti con dedizione insieme a un percorso di crescita personale. Un cammino che non si è mai fermato e che mi ha visto sempre impegnato nelle attività spaziali della Forza armata e della Difesa, nel contesto delle collaborazioni nazionali in primis con l’Agenzia spaziale italiana. Certamente, se confrontato con altri, almeno in termini di anni, ha richiesto più tempo, ma è stato un tempo ben speso grazie alla visione strategica della leadership dell’Aeronautica militare, che ha sempre creduto nell’importanza di investire in addestramento come opportunità per crescere in competenze, ed essere così al supporto del Paese e delle strategie nazionali in questo settore.

Lei sarà un ambasciatore italiano nello spazio commerciale. Una figura nuova e sicuramente sfidante…

Partecipo alla missione Ax-3 come ufficiale dell’Aeronautica militare e un uomo delle istituzioni. In questo contesto, proprio le istituzioni hanno sempre più il compito di supportare e promuovere lo sviluppo della tecnologia di frontiera, spingere l’industria nazionale a una sempre maggiore internazionalizzazione in un contesto oramai di competizione globale, ma anche creare sinergie e convergenze. Quindi ci sarà sempre più bisogno in futuro di figure come la mia che potranno essere direttamente qualificate e a supporto di contesti altamente tecnologici in ambito industriale. Possiamo ben rappresentare i requisiti delle istituzioni, della Difesa come nel mio caso, per rendere l’azione dell’industria più funzionale alle finalità delle istituzioni e dunque del Paese.

Quanta Italia c’è in Axiom?

Tutta quella che sapremo metterci! Si tratta di un’occasione straordinaria: essere presenti come partner strategici mentre di progetta e realizza la prima infrastruttura orbitante post Iss. L’Italia è già presente poiché Axiom ha dato a Thales Alenia Space Italia un contratto per realizzare la struttura dei primi due moduli. Ma puntiamo a molto di più. Una presenza più solida e stabile che potrebbe vedere il nostro Paese svolgere un ruolo molto importante. Non spetta a me, in questo momento, entrare nei dettagli che saranno al momento giusto rappresentati dalle Autorità competenti. Ma in questo senso, l’Aeronautica militare, al servizio proprio della strategia nazionale nel settore, ha da poco aperto la prima formale rappresentanza a Houston che si occuperà proprio di questo tema, cioè l’accesso allo spazio nel contesto del commercial spaceflight. La Forza Armata ha firmato già importanti accordi di collaborazione, con Thales Alenia Space Italia, con il Consiglio nazionale delle ricerche e con la regione Emilia-Romagna. La stessa missione Ax-3 vede la collaborazione con industrie e start up nazionali, alcune non strettamente del settore spaziale. C’è l’interesse di diverse istituzioni a supportare sempre di più le competenze nazionali per far avere al sistema-Paese un peso sempre maggiore nella New space economy anche a livello internazionale.

Con l’implementarsi dei voli spaziali commerciali sempre più astronauti avranno l’opportunità di andare in orbita. Come cambia lo scenario?

Ci saranno molte più opportunità. L’incremento del commercial spaceflight richiederà anche una maggiore pluralità di figure non solo per fare attività scientifica ma mantenere in efficienza queste nuove infrastrutture, prendersi cura medica degli astronauti che andranno in volo. Insomma, come accaduto per il mondo del volo aeronautico, mi aspetto un progressivo aumento delle professionalità qualificate per il volo spaziale, ciascuna con attenzione a specifici aspetti. Una nuova comunità, con profili addestrativi differenti, ruoli e responsabilità differenti, ma fondamentale per la crescita del mercato. In questo come Aeronautica Militare abbiamo certamente competenze per contribuire che derivano da quasi un secolo di storia di fatta di passione e professionalità rivolte al mondo del volo.

Da cosmonauta ad astronauta, cosa cambierà?

È una concreta opportunità per calare la figura da cosmonauta e astronauta direttamente non solo in una missione ma in un programma d’interesse nazionale. Il progetto Axiom è fortemente sentito negli Usa e questo significa anche contribuire a consolidare i rapporti tra i nostri due Paesi, che storicamente nel settore sono sempre stati buoni. Sono certo che questo progetto offrirà grandi opportunità anche per la comunità nazionale dei ricercatori, del mondo accademico e universitario nonché ovviamente per la nostra agenzia spaziale. L’addestramento di questi anni, sia in Russia (prima) e negli Stati Uniti (dopo) sarà al servizio di questa comunità.

Quali potranno essere gli incarichi che potrà svolgere in questa nuova esperienza? Sia nella navicella che porterà astronauti e privati alla stazione spaziale, sia nella stazione in orbita?

Difficile ancora dirlo con certezza. Ci sono diverse opportunità che l’Aeronautica sta esplorando insieme ad Axiom. Per portare personale a bordo della Iss servono astronauti professionisti che sappiano gestire tutte le fasi del volo. Anche l’assemblaggio della stazione di Axiom richiederà molteplici professionalità. Personalmente non metto limiti e non mi do obiettivi. Il mio massimo impegno è nell’addestramento e nel supporto ai programmi dell’Am e dell’Italia.

Dal 2014 è stato delegato italiano alla Commissione europea per il programma spaziale dell’Ue Space Surveillance and Tracking, il cui obiettivo è assicurare la sicurezza dell’infrastruttura spaziale europea. In che direzione si sta muovendo il programma?

Sì. Sono stato fino a qualche mese fa il delegato alla Commissione europea per il programma Sst che ho seguito fin dalle prime fasi. Anche questa è una dimostrazione di come l’Am abbia qualificato un professionista del volo spaziale ma al tempo stesso anche saputo impiegarlo creando ritorni dagli investimenti fatti. Ma restando sulla Sst. Sta rapidamente evolvendo e lo farà secondo me seguendo due direttrici distinte e complementari. La prima porterà la Sst a divenire Stm (Space traffic management) integrando capacità di osservazione dei detriti con funzioni di space weather e di gestione del traffico, stabilendo regole di condotta e best practises. In questo contesto, a bordo della Iss con la missione Ax-3 effettueremo attività di sperimentazione, per la prima volta dallo spazio, sul sistema software Isoc (Italian space operations centre), cuore della propria capacità Space situational awareness (Ssa). Sviluppato dall’Aeronautica militare, il sistema Isoc fornisce un catalogo aggiornato degli oggetti spaziali e algoritmi innovativi di eventi legati allo spazio, come le collisioni. Dalla Iss replicheremo alcune analisi normalmente svolte dal Centro Ssa che sorveglia costantemente i possibili eventi di collisione tra oggetti artificiali orbitanti attivi (Iss compresa) con i detriti spaziali. Questo progetto è un esperimento proof-of-concept volto a dimostrare come potremmo essere in grado di ottenere un’analisi della congiunzione quasi in tempo reale con un supporto limitato da parte dei segmenti terrestri o addirittura in modo autonomo, e di controllare gli approcci pericolosi e di stimare le manovre orbitali.

La seconda sarà quella militare, nel mutato scenario geopolitico. Lo Spazio è un abilitante e un dominio in cui si svolgeranno operazioni di diversa natura. In questo senso, la Sst è già evoluta in Sda (space domain awareness) e nel prossimo futuro diverrà probabilmente Sdm, ciò anch’essa Space domain management. La sfida è tutta politica e si gioca a Bruxelles nel rapporto con la Commissione e con i Partner europei. Ci vuole visione, impegno, capacità tecnologiche e presenza industriale. Non facile ma un appuntamento che non possiamo mancare.

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