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Putin va da Kim. Così si rafforza l’asse Mosca-Pyongyang

Al ritorno da una sua visita ufficiale a Mosca, la ministra degli esteri nordcoreana annuncia una visita di Putin nel Paese asiatico. Con questo viaggio (il primo dal 2000), il presidente russo intende rafforzare ancora di più i legami tra i due Paesi revisionisti

Mosca e Pyongyang si avvicinano sempre di più. Secondo quanto riferito nelle scorse ore dall’agenzia di stampa statale nordcoreana Kcna, il presidente russo Vladimir Putin sta valutando la possibilità di recarsi nella capitale della Corea del Nord per fare visita all’autocrate del Paese asiatico Kim Jong Un. La Kcna riporta le parole pronunciate dalla ministra degli Esteri nordcoreano Choe Son Hui, secondo cui Putin avrebbe “espresso la sua volontà di visitare la Corea del Nord al più presto”.

La ministra degli Esteri di Pyongyang è appena tornata dalla capitale russa, dove si è recata in visita per una settimana. Durante la sua permanenza, Choe ha avuto modo di incontrarsi con Putin stesso, ma anche con il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov, sua diretta controparte, e con il vice-primo ministro Alexander Nobak.

È in questo contesto che Putin avrebbe espresso alla plenipotenziaria nordcoreana il desiderio di recarsi in visita nella capitale del suo Paese, in cui il presidente russo non si reca da più di vent’anni: l’ultima visita risale infatti al luglio del 2000, poche settimane dopo il suo insediamento al Cremlino, in occasione di un bilaterale con Kim Jong Il, padre dell’attuale dittatore. E proprio su invito del “giovane” Kim sembra che Putin abbia deciso di tornare in quella porzione di Corea sita sopra al trentottesimo parallelo.

La visita della responsabile della diplomazia nordcoreana a Mosca, intesa a promuovere “l’amicizia e la cooperazione tra i due Paesi che si sono consolidate in tutte le prove e le tempeste della storia”, va in fatti interpretata come un follow-up del bilaterale tra Putin e Kim che ha avuto luogo lo scorso settembre. Non a caso, le tematiche toccate nelle due occasioni sono state le stesse, a partire dalla condanna verso gli Stati Uniti. Nel comunicato rilasciato dai nordcoreani al termine della visita ufficiale si legge infatti come Mosca e Pyongyang condannino Washington e i suoi alleati “per l’influenza negativa causata dai loro atti provocatori, irresponsabili e ingiusti”, i quali minacciano al sovranità della Corea del Nord.

Passando poi alla guerra in Ucraina. Mosca ha infatti espresso la propria gratitudine verso l’alleato asiatico “per aver esteso il pieno sostegno e la solidarietà alla posizione del governo e del popolo russo sull’operazione militare speciale in Ucraina”. Un sostegno che è solo politico, ma non solo: oramai abbondano le prove di un utilizzo russo di munizionamento nordcoreano di vario genere, dall’artiglieria ai sistemi controcarro arrivando addirittura ai missili balistici, all’interno del suo sforzo militare avviatosi oramai due anni fa. In cambio, si presuppone (non vi possono essere evidenze certe, anche se i segnali ci sono tutti) che Mosca ricambi il favore offrendo a Pyongyang derrate alimentari, risorse energetiche, e soprattutto prezioso expertise militare per lo sviluppo dell’arsenale di deterrenza nordcoreano.

I rapporti tra i due Paesi continuano a farsi sempre più stretti. Ma non è ancora chiaro se questo fenomeno sia il risultato di un allineamento ideologico o di pure coincidenze d’interesse. “Il mondo ha voltato le spalle alla Russia, costringendo Putin all’umiliazione di andare a braccetto con la Corea del Nord per continuare la sua invasione illegale”, ha dichiarato all’inizio del mese il ministro della Difesa britannico Grant Shapps, sottolineando la pesantezza della rottura diplomatica di Mosca con il mondo occidentale in seguito all’invasione dell’Ucraina, “in questo modo, la Russia ha violato diverse risoluzioni delle Nazioni Unite e ha messo a rischio la sicurezza di un’altra regione del mondo. Questo deve finire ora”.

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